Ti ricordi la Casa Rossa?
- Autore: Giulio Scarpati
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2014
“Mentre una madre perde inesorabilmente la memoria, il figlio non fa che ricordare, anzi impara a ricordare”.
“Ti ricordi la Casa Rossa?” (Mondadori, 2014)
La casa nel Cilento, luogo di lunghe vacanze estive, di reminiscenze piacevoli e spensierate, per Giulio Scarpati (proprio lui, l’attore poliedrico di teatro, cinema e televisione) è il luogo da dove iniziare il suo lunghissimo flashback, con la speranza sempre viva di rincontrare sua madre o almeno le loro comuni memorie. L’autore racconta alla madre, affetta dal morbo di Alzheimer, la storia della loro famiglia: il viaggio a Licosa, stipati tutti in una seicento bianca; i mesi estivi che dividevano la fine e l’inizio della scuola tra mare, partite di calcio, canzoni da cantare e ballare, i primi amori, la scoperta del sesso e l’odore e il sapore dell’ “acquasale, ovvero pane duro con sale e pomodori”. Scarpati passa poi al racconto della propria vita: l’attivismo politico negli anni settanta, i primi passi sul palcoscenico, la grande notorietà di “Un medico in famiglia”, l’incontro e il matrimonio con Nora. Un viaggio poetico, un memoir doloroso, pieno di aneddoti malinconici ma anche ironici e soprattutto una testimonianza personale di chi si confronta quotidianamente con chi soffre di Alzheimer.
“Non parli, ma credo sia questo che intendi. Non c’è futuro, e senza futuro il presente è solo il passato. Per questo sono qui accanto a te ma non mi vedi. O mi vedi e non mi conosci. Mi fissi e mi attraversi con lo sguardo. Vedi altro, vedi altri.”
Come un albo fotografico in bianco e nero affiorano dal libro una serie di ritratti appartenenti a un mondo perduto: Flavia, la madre napoletana, una donna incredibilmente bella, iperattiva e con il pollice verde, Franco il padre svizzero, un uomo serio, compassato e studioso, una serie di tate, che i tre ragazzi, chiamano per nome (Maddalena, Flora, Angela, “tutte rigorosamente licosane”), loro tre, in ordine di età, Luigi, Giulio e Irene e i membri effettivi della famiglia, una razza variegata di animali: papere, galline, porcospini, cani e gatti.
Giulio Scarpati ha scritto questo libro per metabolizzare tutte le situazioni imbarazzanti in cui si è trovato con la madre, per affermare la crudeltà della malattia che l’ha colpita e, come ha detto lui stesso in un’intervista, per
“poter fare qualcosa, pensare ad esempio a strutture di auto-sostegno sul modello di quelle che esistono nei paesi nordici’’
soprattutto per chi non ha una famiglia numerosa come lui e si trova quindi da solo ad affrontare una malattia così irreversibile e progressiva.
Ti ricordi la Casa Rossa? Lettera a mia madre
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