Benedetta Tobagi vince la 61esima edizione del Premio Campiello con La resistenza delle donne edito da Einaudi e dedica il premio a tutte le donne combattenti, di ieri e di oggi. Visibilmente emozionata la scrittrice e giornalista ha concluso il suo discorso di ringraziamento con un’espressione singolare: “Sempre, Towanda!” ha esclamato con un largo sorriso. Sapete da dove deriva questa frase? Non si tratta certo di una citazione casuale, è tratta da un altro libro molto celebre.
“Towanda!” Benedetta Tobagi e la Resistenza delle donne
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Ribadiamo intanto che il romanzo vincitore del Premio Campiello 2023 non tratta un tema usurato, scontato, oppure ormai obsoleto come tanti oggi vorrebbero lasciar intendere. Attraverso il suo libro, che si avvale di una profonda e accurata documentazione storica, Benedetta Tobagi ha dimostrato che la Resistenza delle donne non è un capitolo chiuso, relegato alla storia passata e ai manuali studiati nelle scuole, ma è un capitolo più che mai aperto in un mondo che ancora tende a mettere in discussione il ruolo delle donne, dal punto di vista culturale, sociale, morale.
La resistenza partigiana delle donne, in questo senso, non può affatto essere considerata inattuale e l’autrice l’ha opportunamente rammentato, collegando la folta schiera agguerrita delle donne di ieri - pronte a combattere sulle barricate - alle donne di oggi che ancora devono battersi in ogni campo, sia in ambito familiare che in quello lavorativo per conquistarsi il rispetto e la considerazione che è loro dovuta. Monumenti alle donne partigiane, del resto, ce ne sono pochissimi, vengono sempre ricordati “i partigiani al maschile”; il libro di Benedetta Tobagi oggi rappresenta un solido monumento di carta tardivo. La resistenza delle donne inizia proprio con un messaggio declinato al presente, rivolto in prima persona a ogni lettrice:
Sai chi sei?
Sai a cosa sei chiamata?
Per cosa vale la pena vivere e morire?
Che cosa è giusto fare?
Rompere con clamore o resistere in silenzio nel quotidiano.
Proprio in quest’ottica deve essere letta la conclusione del discorso di Tobagi “Sempre, Towanda!” non è un’esclamazione di vittoria, ma un grido di rivoluzione, un inno alla lotta, che ci ricorda che la resistenza, quella vera, non è ancora finita.
Towanda!: il significato della frase pronunciata da Benedetta Tobagi
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Towanda! è il giusto coronamento a un libro dedicato alla resistenza delle donne, perché è l’espressione pronunciata dall’iconica Idgie Threadgoode, la protagonista di Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop (Fried Green Tomatoes at the Whistle Stop Cafe, 1987, edito in Italia da Rizzoli, 2000) di Fannie Flagg, un vero e proprio caso letterario, poi divenuto un celebre film Pomodori verdi fritti alla fermata del treno negli anni Novanta, con protagoniste Kathy Bates e Mary Stuart Masterson.
Il libro narra una storia ambientata in un piccolo paesino dell’Alabama, Whistle Stop, il cui punto di riferimento diventa un caffè vicino alla ferrovia gestito da due donne, Idgie e Ruth. La specialità del caffè di Whistle Stop sono i pomodori verdi fritti. La narrazione nel libro è corale, si svolge attraverso i bollettini della signora Weems, seguendo il punto di vista di tutti gli abitanti di Whistle Stop, cui si intervallano i ricordi dell’anziana Ninni Threadgoode che, nella casa di riposo di Rose Terrace, racconta la sua vita a Evelyn Couch.
Ma, fra le tante, la storia di Idgie e Ruth acquisisce da subito un rilievo fondamentale. Nel libro di Fannie Flagg assistiamo in particolare alla crescita di Idgie Threadgoode, dall’infanzia all’età adulta: una bambina ribelle che diventa una donna ribelle e infine riesce a convincere l’amata amica Ruth Jamison a liberarsi di un marito violento.
Nella sua vita Idgie dovrà sempre lottare, per poter vivere con Ruth mettendo a tacere le chiacchiere della gente e per poter prendere in custodia il figlio di lei. Sarà persino accusata di omicidio.
Recensione del libro
Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop
di Fannie Flagg
L’urlo di Towanda è il grido pronunciato da Idgie, sin da bambina, in ricordo dell’invincibile amazzone. Rappresenta la graduale presa di coscienza di una trasformazione: ogni volta che la protagonista si ribella o compie un’azione fuori dall’ordine stabilito, ecco che ritorna l’esclamazione “Towanda!”, una frase che infine attraversa il tempo, giungendo sino a Evelyn Couch, una casalinga degli anni Novanta che si sente schiacciata dal suo ruolo di moglie e madre e grazie alla storia di Idgie Threadgoode giunge ad acquisire sempre più consapevolezza di sé, sino a ribellarsi e diventare una donna nuova.
Scrive Fannie Flagg nel libro:
Towanda poteva fare tutto ciò che voleva. Tornava indietro nel tempo e pestava l’apostolo Paolo per avere scritto che le donne devono tenere il becco chiuso. Andava a Roma, spodestava il Papa e lo sostituiva con una suora...
E ancora:
Towanda stava diventando padrona della sua esistenza e ogni tanto in lei suonava un piccolo campanello d’allarme: correva il rischio di valicare i limiti e di non riuscire più a tornare indietro.
Così Towanda, il grido di battaglia di Idgie Threadgoode, salva la casalinga Evelyn dalla triste prospettiva di una vita non pienamente vissuta, diventa l’emblema della sua trasformazione.
Citando la mitica Idgie sul palco del Premio Campiello Benedetta Tobagi ha invitato tutte noi, donne di oggi, a “essere Towanda” incarnando il messaggio di lotta portato dalle nostre antenate, le donne di ieri, che hanno risposto a loro volta allo stesso appello. Siamo tutte, sottintende Tobagi, invincibili amazzoni.
Ancora una volta il grido di Towanda! attraversa il tempo, come un’eco, cui siamo chiamate a rispondere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Towanda!”: il significato della frase pronunciata da Benedetta Tobagi al Premio Campiello 2023
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