Tutti i racconti
- Autore: Clarice Lispector
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2019
Si dice che non bisogna fermarsi all’immagine di una persona, ma ora ho intenzione di fare questo. Fermarmi all’immagine. Sulla copertina di Tutti i racconti (Feltrinelli, 2019, trad. R. Francavilla) c’è la fotografia di una donna decisamente bella dagli occhi pensosi. È Clarice Lispector, la più grande autrice brasiliana, colei che è andata oltre Amado.
Di origine ucraina, giunta in Brasile a due anni dopo i pogrom dell’Armata Rossa contro gli ebrei, racconta di un Brasile diverso da quello dello scrittore nordestino. Racconta di città, di interni borghesi, di riflessioni sull’esistenza in un modo più pensoso. È il mondo di una donna che, pur avendo subito uno sradicamento totale dalla sua origine, non ha subito violenze fisiche o morali ed è vissuta nella ricchezza. Moglie di un diplomatico poté viaggiare, avere una cultura, frequentare la società bene dove era ammirata per la sua bellezza ed eleganza.
Clarice scrive diversi romanzi e molte raccolte di racconti che sono veramente piacevoli da leggere per la vastità delle trame, anche se il motivo principale è uno: la donna nelle sue diverse età. Sono bambine, adolescenti, donne mature, donne anziane che rivendicano il diritto di vivere in un mondo meno astratto di quello maschile da cui prendono le distanze.
Il primo racconto Il trionfo, in cui una ventiduenne fugge da un uomo, un intellettuale borioso che vuole migliorare la cultura della sua donna, ma in realtà la vuole solo possedere. Lo stesso maschilismo si trova nella Partenza del treno in cui una giovane donna, Angela, rivendica il diritto a rimanere se stessa. Tu accetta me per quello che sono e io accetterò te per quello che sei. Non sono uomini violenti quelli descritti dalla Lispector, ma fanno pesare alle donne la loro superiorità intellettuale soffocandole.
E i temi più banali sembrano quelli che più interessano a Clarice. La scrittrice prende spunto da una notizia, un particolare, un oggetto e crea un racconto anche di poche righe.
Vengono fuori così Silenzio, un’inquietante metafora della morte, Tanta mitezza Il morto nel mare dell’Urca, su un suicidio, motivo che si ritrova anche nell’ultima novella Un giorno in meno.
La prosa è tersa, ma nasconde inquietudini non da poco che la rendono irreale come nello stupendo Tanto splendore, in cui si parla di Brasilia, l’avveniristica capitale brasiliana. Sembra una descrizione senza senso, ma in realtà deve molto al surrealismo degli anni Trenta.
L’autrice è capace di creare tensione, come nel terribile racconto Dove siete stati stanotte, inquietante descrizione di un incubo, e sa anche capire la psicologia dei bambini, come ne I disastri di Sofia, dove un maestro illuminato capisce il desiderio d’amore di una bambina disciplinata. E la diversità si scontra sempre con il perbenismo, come in Miss Algarve, tetra e poi buffa storia di una donna che trascura la sua femminilità in modo feroce e inefficace. Si potrebbe continuare.
Leggendo Lispector ho scoperto un mondo. Per favore non dite "è il femminile di Cechov": no, è una signora scrittrice.
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