Vicino al cuore selvaggio
- Autore: Clarice Lispector
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Quando, nel 1944, uscì "Vicino al cuore selvaggio", Clarice non era ancora ventenne. Il romanzo (originalissimo, polifonico, visionario), che la critica accostò subito alla scrittura di Virginia Wolf e di Joyce (di quest’ultimo è la citazione in epigrafe: "Era solo. Era abbandonato, felice, vicino al cuore selvaggio della vita", confonde insieme presente e passato, realtà e immaginazione, dolcezza e rabbia.
I primi capitoli, dedicati al mondo infantile dell’autrice, sono febbrilmente caleidoscopici, vivi di una scrittura inventiva e provocatoria, in cui la descrizione oggettiva di natura e ambiente continuamente si trasfigura in illuminazioni allucinatorie.
La protagonista è la piccola Joana, orfana di madre e allevata da un padre adorato, che presto tuttavia le verrà a mancare. Affidata alle cure ansiose di una zia, e poi alla severità di un collegio, la bambina si lascia andare ai suoi incubi e alle sue possessioni fantastiche, senza più inibirsi:
“Io tendo al male, questo è sicuro, pensava Joana. Se no, che altro sarebbe quella sensazione di forza repressa, pronta a scoppiare in violenza, quella sete di usarla a occhi chiusi, tutta, con la sicurezza istintiva di una belva? Non era forse solo nel male che si poteva respirare senza paura, accettando l’aria e i polmoni? Neanche il piacere mi darebbe tanto piacere quanto il male, pensava sorpresa. Sentiva dentro di sé un animale perfetto, pieno di contraddizioni, di egoismo e di vitalità.”
Nascono così le pagine migliori del romanzo, in cui riflessioni filosofiche sui temi eterni si alternano a vividi ritratti di corpi, oggetti, profumi, panorami.
“I seni della zia erano profondi, ci si poteva infilare la mano dentro come in un sacco ed estrarne qualche sorpresa, un animale, una scatola, chissà che cosa. Con i singhiozzi s’ingrandivano, e dalla casa arrivava un odore di fagioli mescolato a quello dell’aglio.”
“L’acqua cieca e sorda, ma allegramente non-muta che brillava e gorgogliava contro lo smalto chiaro della vasca da bagno.... La ragazza sente l’acqua pesarle sul corpo, si ferma un istante come se le avessero toccato leggermente la spalla. Attenta a quello che sta sentendo, l’invasione della marea. Cos’è stato?... Su quello stesso corpo che ha indovinato l’allegria esiste acqua – acqua... No, no...perché? Essere nati nel mondo come l’acqua.”
Joana cresce, subisce innamoramenti e fascinazioni per idee, persone, paesi diversi (un professore anziano, alcuni animali, il fidanzato Ottavio), sempre in bilico tra fisicità e spiritualità:
“E fu tanto corpo da essere puro spirito. Immateriale, attraversava gli avvenimenti e le ore, scivolandovi in mezzo con la leggerezza di un istante.”
Si sposa, partorisce, ama e odia il marito, è tradita e abbandonata, ma assorbe la vita con una voracità angosciata e feroce in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi istanti, fino alla morte corteggiata, cercata e respinta, in una indomita volontà di risurrezione.
«L’atmosfera di sgradevolezza, di malessere e di smarrimento, di indecifrabilità, di serpeggiante o esplosiva follia» di cui parla Alfredo Giuliani nella quarta di copertina non inficia mai la luminosa intelligenza della scrittura di questa prima, giovanile opera di Clarice Lispector.
Clarice Lispector, ebrea russa nata nel 1924 in Ucraina ed emigrata in Brasile con i genitori a due mesi, visse dapprima a Recife, poi a Rio de Janeiro. Perse la madre a nove anni e, da subito, iniziò a scrivere in portoghese, nel tentativo di superare il dolore inconsolabile di questo lutto. Pubblicò i primi racconti a quattordici anni e, a diciannove il romanzo "Vicino al cuore selvaggio" . Dopo il matrimonio soggiornò a lungo all’estero accanto al marito diplomatico, mise al mondo due figli, continuando comunque a scrivere e a pubblicare, circondata dalla fama della sua bellezza (testimoniata dalla foto in copertina di questo volume) e della sua forte personalità. Nel 1958 rientrò in Brasile, divorziò, e produsse, oltre a numerosissimi racconti, l’opera più celebre: "La passione secondo G.H.". Morì di cancro nel 1977.
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