Un errore di gioventù
- Autore: Elena Genero Santoro
- Anno di pubblicazione: 2014
Elena Genero Santoro ci presenta il suo libro "Un errore di gioventù (0111 edizioni, 2014), ispirato a una storia vera.
- Raccontaci qualcosa della trama del libro e di come è nato.
Quando ho deciso di scrivere questo libro mi sono posta una domanda: per quanto tempo ha senso pagare per un errore commesso in passato, quando, a distanza di anni, la nostra vita è cambiata completamente? E’ la domanda che si fa Patrick, padre e marito modello, persino troppo perfettino e ossessionato dal controllo globale, quando una sua ex fiamma lo contatta, dopo 15 anni di assenza, dicendo di avere avuto una figlia, ora adolescente, che potrebbe essere sua. Ma è anche la domanda che si pone Luis, che vive in un carcere dell’Alabama con una condanna a morte per un omicidio che ha commesso 15 anni prima. E ora la data per l’esecuzione della sentenza è stata fissata. Patrick, a diciotto anni, era carino, piaceva alle ragazze e si divertiva. Luis invece, era uno sbandato che, facendo uso di alcol e droghe, ha accoltellato un coetaneo in una rissa. Ma nei tre lustri trascorsi entrambi sono maturati, sono diventati persone diverse. Ora però la vita presenta loro un conto salato e loro, ovviamente, non sono pronti a pagarlo. Nella conclusione della storia sarà determinante anche il fattore fortuna.
- Luis e Patrick sono gli unici protagonisti?
No, in questo romanzo corale tra i personaggi c’è anche Futura, la moglie di Patrick, in attesa della seconda bambina, che porterà le sue riflessioni sulla maternità; ci sono Giovanni e Iago, i fratelli di Futura, il primo alle prese con una ex moglie assillante e una nuova amica dalla storia insolita; il secondo diviso rocambolescamente e comicamente tra una fidanzata gelosa e la ragazza dei suoi sogni. C’è Julian MacGregor, Mac per gli amici, attore in ascesa la cui carriera ha subito una battuta d’arresto per un film andato male. Mac, dapprima scettico e riluttante, su richiesta di Futura e Patrick volerà in Alabama per incontrare Luis e, in seguito, mobiliterà l’opinione pubblica nel tentativo, vano, di salvargli la vita. Infine si parla della pena di morte, in tutta la sua crudeltà, con gli strascichi che lascia alle famiglie dei condannati. Questa è indubbiamente la parte più struggente del libro, perché ispirato a una storia vera.
- In che senso il romanzo è ispirato a una storia vera?
Benché il caso giudiziario del condannato Luis Crawford non sia reale, io sono stata per otto anni l’amica di penna di un uomo ucciso con iniezione letale nel febbraio 2010. Ho scritto questo libro per fare conoscere la realtà della pena capitale e per dimostrare che la più parte delle persone rinchiuse in un braccio della morte non sono né mostri né bestie, ma esseri umani, anche se hanno sbagliato, hanno commesso degli errori gravissimi, e che nei decenni trascorsi a meditare chiusi in una cella, nutriti con cibo di pessima qualità a degli orari improbabili, possono aver formulato pensieri, pentimenti e conversioni che nessuno di noi cittadini liberi avrebbe nemmeno il tempo di intuire.
Un errore di gioventù
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