Un inverno italiano
- Autore: Andrea Camilleri
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2009
Di speranze tradite parla Saverio Lodato nell’introduzione al libro di Andrea Camilleri “Un inverno italiano”, sottotitolato “Cronache con rabbia 2008-2009” (Milano, Chiarelettere, 2009). Il richiamo al pensiero di Sciascia, quello dell’Italia divenuta “un paese senza verità”, è eloquente in merito alle menzogne diffuse a vari livelli con la conseguenza delle mille opinioni che racchiudono il tutto e il contrario di tutto. Lo sdegno civile poggia sull’antiberlusconismo visto dall’angolazione del costume. Da qui la rubrica “Lo chef consiglia”, ospitata nel giornale “l’Unità” dal 20 novembre 2008 al 22 maggio 2009. Rispetto alla Linea della palma, Saverio Lodato non è proprio un intervistatore. Stavolta non pone domande, ma sinteticamente muove da calibrate riflessioni su fatti di attualità inerenti al periodo anzidetto. Sollecitazioni le sue che sono uno stimolo atto a provocare i punti di vista dello scrittore di Porto Empedocle.
In veste di opinionista, Camilleri si intrattiene con scaltra ironia nel commentare i fatti, nutrendoli con il gusto di frasi lapidarie e con il racconto di particolari episodi intessuti di storia vissuta o documentata con riferimento spesso alla sua Isola. Il libro, dopo una breve conversazione tra i due (“Notizie di giornata al ristorante virtuale dello chef siciliano”), che fa da ridanciana cornice, è suddiviso in sette capitoli, ciascuno dei quali comprende gli argomenti considerati nel mese di riferimento, unitamente all’indicazione del giorno. Ci si trova, dunque, dinanzi a un tracciato che caratterizza il Paese, prossimo al collasso. Fra i tanti mali da estirpare, è l’attaccamento alla poltrona, nonché la piaga del “cesarismo”, parola, riferisce il padre di Montalbano, così esplicitata dal Devoto-Oli:
“Sistema politico che esalta l’autorità di un monarca o genericamente di un capo supremo (dal latino Caesar)”
Dalle leggi “ad personam” al conflitto di interessi, dalla negazione dei diritti civili ai cosiddetti diversi, ostacolati in primo luogo dalla gerarchia ecclesiastica, al “Piccolo Cesare” che affronta soltanto problemi personali e proclama Bush uno tra i più grandi presidenti americani, si profila un contesto retrivo, in cui l’illusionismo assopisce l’autonoma costruzione d’una mente critica che muova dall’effettiva consistenza dei fatti. Ecco le domande su cui si sarebbe dovuto ragionare:
“Come sono combinati, in realtà, gli italiani? Che giorni ci aspettano? In questo duro inverno dobbiamo comportarci come la formica o la cicala?”.
Camilleri è profetico:
“Temo, però, che sia troppo tardi anche per le formiche risparmiatrici”.
Egli si mostra nostalgico del rigore morale, non nasconde gli errori della sinistra che producono “un gigantesco guasto di immagine” e riconosce in De Gasperi lo statista che, per aver difeso il principio di laicità, si trovò sbarrata la porta del Vaticano. Si potrebbe dire che questo libro fosse stato ideato e scritto “a futura memoria”. Leggerlo aiuta abbastanza al recupero di essa qualora il desolante biennio potesse slittare nell’oblio. Del resto, la lettura ha anche la finalità di non far dimenticare, di far sì che i tristi eventi, per quanto possibile, non si ripetano. A lettura ultimata resta la calda e mite immagine dell’uomo Camilleri che sta dalla parte dei più deboli e dei più poveri (dagli extracomunitari ai pensionati alle famiglie di cui una su tre massacrata dalla povertà …), mentre volge attenzione a una Chiesa da rinnovarsi, seguendo gli esempi del cardinale Tettamanzi. Egli, contrapponendo la forza della ragione alla ragione della forza o le parole autentiche a quelle false, resta un’autorevole voce di dissenso nello scenario omologante di una cultura bugiarda, perché staccata dalla quotidianità.
Un inverno italiano. Cronache con rabbia 2008-2009
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