Un viaggio in Italia
- Autore: Guido Ceronetti
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
“La passione per l’Italia, testimoniata da tanti classici libri come questo, sempre piaciuto il titolo Viaggio in Italia, c’è ancora, ma va raddrizzata, resa più severa, più dolorosa, più sdegnosa. I suoi amanti dovranno riconoscersi da qualche segno segreto e infallibile di patimento. E questo mio viaggio non è fatto che per incoraggiare a riconoscere l’Italia tra i fantasmi, a evocarla con mente pia, a farla emergere dal contraffatto, dall’angolo di stupro, a percepirne lo sgocciolio del muto.”
Per quei pochi che non conoscessero Guido Ceronetti, scrittore irriverente, questa sua opera riedita da Einaudi consente la conoscenza di uno dei nostri più discussi e geniali intellettuali. Nato nel 1927 a Torino, Ceronetti è un artista dai mille volti: filosofo, poeta, scrittore, giornalista, drammaturgo, ed anche traduttore dal latino e dall’ebraico antico. Amico di Cioran, ne ha condiviso la filosofia dell’assurdo e il pessimismo estremo. La sua rilevante produzione letteraria è di un autore senza pari.
Ceronetti è anche un vegetariano convinto e sostenitore animalista, il suo motto è che per essere diversi bisogna iniziare dal nutrimento.
"Un viaggio in Italia" venne pubblicato la prima volta nel 1983. L’editore Einaudi lo volle a tutti i costi perché conosceva il suo stile di scrittura graffiante e cinica. La sua intenzione non era di pubblicare il rendiconto di un viaggio piuttosto una serie di annotazioni e appunti su di un’Italia vista con gli occhi taglienti di un satiro. Il nostro, quindi, con una valigia piena di libri, viaggiando su treni e corriere, ha attraversato tutta l’Italia dal Nord al Sud.
Borghi, città, valli e montagne, fiumi e laghi, ovunque ha guardato e tracciato la trascorsa bellezza, come l’eccessiva nuova volgarità. Camminando di giorno e passeggiando di notte, come un vagabondo, tra scorci, piccole vie, chiese, monasteri e cimiteri osservava e annotava le scritte sui muri o su di una lapide, le insegne dei negozi e un manifesto pubblicitario.
"Viaggiare in Italia: spariti la Bellezza visibile, le malattie veneree, le epidemie, le bocche sdentate, la miseria, i casini, i mestieri, le sale da ballo, l’avanspettacolo, i barbieri, i caffè, i miracoli, le guerre, i preti, che cosa resta da scoprire a un povero scrittore?"
Il più delle volte le pagine del suo libro sono intrise di irritazione e sgomento, perché sopraffatto dai disastri delle nostre città, depredate e sporche, rese invivibili dai rumori, dalle auto, dalla gente chiassosa. Non solo, ma anche dagli oltraggi industriali, come per il grande fiume, il Po, dove domina la centrale idroelettrica e abbonda ormai di scarichi industriali, quando un tempo invece era vissuto dall’uomo del fiume che tremava per le piene e benediva i doni grami e vitali del dio acquatico. Oppure, muovendosi a piedi appena fuori dalle città, annota la visuale che appare: è di un agglomerato di strade su strade, tremendi ponti di ferro, treni, camion, tir, corsie con sbarramenti, un vero teatro di guerra. Un infinito sconvolgimento, dalla porta sull’Asia, come l’autore definisce Trieste, città drammatica, limen dell’Occidente, tutta impregnata di passione e di significato, che sembra assumere di notte le sembianze di Calcutta, fino a Taormina, dove non si può che essere disperati, investita com’è da orde di turisti per cui ogni rapporto con la realtà è cancellato.
"C’è bora e pioggia a Trieste, ho i piedi bagnati… senza ombrelli, inverosimilmente carichi di fagotti, vagano per le strade gli slavi della Jugoslavia interna, scuri, tetri, paranoici dell’acquisto, comprano tutto quel che il mercato triestino offre di scadente... Non serve parlare la loro lingua, la comunicazione è ridotta al puro rapporto commerciale… Un’umanità affaticata, malsana, che sembra non conoscere nessuna gioia, che non porta e non baratta il sorriso."
Un viaggio che non concede piacere e benessere al nostro viandante; a Firenze, città ridotta al solo centro storico, come a Napoli, città che ha dovuto subire un’aggressione disumanizzante alla scopo di ucciderne l’anima.
Le annotazioni di Ceronetti sembrerebbero ciniche e crudeli, ma non è così. La cartolina Italia è introvabile, oggi come ieri, se non in pochi paesaggi lontani dallo scempio della modernizzazione e dallo sfruttamento dell’uomo.
La verità e la sagacia del nostro autore ci inducono ad una profonda riflessione su quanto ognuno di noi, nelle proprie città, si sia reso colpevole per la bellezza vinta dall’indifferenza e dall’egoismo e di quanto si sia in debito con la storia e la cultura del nostro Paese.
"Finché esisteranno frantumi di bellezza, qualcosa si potrà capire del mondo. Via via che spariscono, la mente perde la capacità di afferrare e di dominare. Questo grande rottame naufrago col vecchio nome di Italia è ancora, per la sua bellezza residua, un non pallido aiuto alla pensabilità del mondo."
Un viaggio in Italia (1981-83)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un viaggio in Italia
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