Una brava ragazza di Mary Kubica

Tutto può mutare da un momento all’altro. Mia Dennett è figlia di un pezzo grosso di Chicago, un giudice.
Eppure la vita sfarzosa dei quartieri alti non fa per lei, che predilige i sapori autentici, non contraffatti. Poi una sera, un appuntamento. Sembra l’ennesima buca della sua vita. A un tratto, però, appare un uomo gentile. Un uomo che riesce ad ammaliarla e a portarla via con sé. Si chiama Colin Thatcher.

Lieto fine, quindi? Niente affatto. In realtà Colin, il gentile sconosciuto, è stato ingaggiato per rapirla.

Conoscete la nota sindrome di Stoccolma? Bene: ora ribaltatela. Sì, perché sarà lui ad affezionarsi e a decidere di tenerla con sé. Per quanto? Solo il tempo - e chi vuole il male di lei - potrà dirlo.

Con Una brava ragazza (Newton Compton, 2015, trad. Daniele Ballarini), Mary Kubica ci dona una storia semplice da seguire, tuttavia complessa per gli argomenti che tratta. Pagine che terranno col fiato sospeso grazie a una narrazione semplice e asciutta, personaggi ben definiti e dialoghi che sottolineeranno la tensione del momento. Un thriller dedicato agli amanti del filone, certo.

Eppure anche chi mangia amore e poesia potrebbe trovare queste pagine interessanti, per non dire piacevoli. Chissà, potrebbe nascere un nuovo amore…