Una storia vera
- Autore: Angela Mogano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Una storia familiare del Novecento, intima, delicata, toccante che diviene storia collettiva: Maria racconta alle sue giovani figlie, studentesse universitarie, le vicende della sua famiglia d’origine, la rassegnazione, la tristezza, le rinunce vissute dalla madre e prima ancora dalla nonna nel corso di un periodo storico difficilissimo, quello tra le due guerre, in un piccolo borgo meridionale e in quel mondo rurale nel quale essere donna soleva dire vivere in silenzio.
Storie tramandate che sembrano essere comuni, in un fil rouge, alle vite delle nostre nonne e nei ricordi delle nostre mamme, dall’Italia unita al dopoguerra, dall’Italia contadina alle prime lotte operaie degli anni Settanta. Angela Mogano, con la sua opera prima, Una storia vera (Scatole Parlanti, 2022), sembra essere una scrittrice già da tempo. Salernitana, è una giovane editor e collabora con la Marlin Editore, dove si occupa della valutazione testi e correzione bozze.
Le parole del suo libro entrano nell’anima, colpiscono il cuore, in una narrazione che diviene il romanzo della vita che mi ha affascinata e incuriosita fin dalle prime pagine. Tutto ha inizio quando la piccola Maria, voce narrante, insieme ai suoi fratelli, sgomenti e impauriti, conosceranno Vincenzo, il nonno materno, un padre terribile e crudele. Figlio illegittimo di un conte di Ventotene, venne abbandonato poco dopo la nascita in un orfanotrofio di Napoli. Con i suoi baffi a manubrio, capelli radi e occhi blu fosco, aveva amato la bella vita, l’alcool e il gioco d’azzardo rendendo infelice Luisa, sua moglie, una bella ragazza dai lineamenti orientali che volle sposare a tutti i costi e i suoi figli, avuti con il solo intento di possedere un corpo.
Dai nonni ai genitori, il racconto di Maria sarà un susseguirsi di vicende generazionali che narrano di sofferenza, dolori e piccole gioie. Ermelinda, sua madre, a diciassette anni sembrava una dea con gli occhi color cielo e i suoi capelli castani che portava sempre raccolti perché non fossero d’intralcio ai lavori quotidiani nei campi. “Ogni elemento in lei era armonioso e fine”. Zappava e arava il suo orto, raccoglieva, cucinava, sapeva leggere e scrivere, e non sottolineava mai la fatica.
Il padre Antonio si era arruolato nel 1940, mandato in Albania per anni visse la fame e i maltrattamenti della prigionia. Per lui Mussolini rimase il politico che più aveva avuto a cuore il Sud. Un uomo semplice, gran lavoratore, che riconosceva l’intelligenza di Andreotti al servizio del potere e che avrebbe votato Movimento Sociale Italiano. Si arrangiò nei suoi tanti lavori, fino all’arrivo del posto statale. I genitori di Maria si sposarono una gelida mattina di dicembre senza nessuna foto ricordo. Ermelinda portò con sé un vestito per l’inverno, uno per l’estate, un piccolo baule con due camicie da notte di lino.
“Quelle due camicie da notte hanno centotrent’anni e le conservo io, le lavo e le ripongo in mezzo ai fiori di lavanda come omaggio alle donne che le hanno indossate."
Si viveva con le porte aperte e con il principio del mutuo soccorso: senza mai perdersi d’animo nel portare a tavola un po’ di cibo per le tante bocche, nel rammendare di continuo i vestiti che passavano dal più grande al più piccolo, sempre con una dolcezza innata in viso, senza mai alzare la voce ne le mani.
“Nella prominente gobba che le si formò da anziana immagino che mamma abbia riposto tutta la sofferenza patita."
I ricordi di Maria sono indelebili, alcuni proverà nel corso della sua vita a seppellirli, come gli anni d’infanzia trascorsi in collegio dalle suore, lontana dalla famiglia perché era in arrivo un’altra bocca da sfamare, ma contro ogni suo sforzo le risaliranno in superficie. La povertà, scrive, non ti affligge perché ti priva del cibo, ti accorgi di quanto faccia male nel momento in cui ti strappa agli affetti, allora diventa nera, terribile, insopportabile. Andare a lavorare quando si è ancora bambine, apprendere un mestiere in attesa di un lavoro meglio retribuito. Erano gli anni bui di un difficilissimo dopoguerra.
Dall’arte della sartoria alla fabbrica conserviera, lavorando di continuo tutti i giorni della settimana, cercando di finire prima il sabato e la domenica per poter andare al cinema a vedere i film di John Ford e Sergio Leone. E poi l’incontro con un ragazzo che parlava di solidarietà e credeva nella politica di sinistra. Una nuova vita legata al matrimonio che non sarebbe riuscita a farle dimenticare la tristezza dei giorni d’infanzia, “il massacro dei desideri”, e le paure, ancora tutte lì sui fondali della sua anima come un antico relitto, nel mentre i piccoli paesi venivano trasformati e industrializzati: palazzi edificati in altezza, la televisione, la rivoluzione studentesca, gli anni di piombo e la piaga della camorra.
Una storia vera è un diario intimo di tre donne del Novecento, delle loro difficoltà nella dura realtà del vivere, della fame, della povertà, delle ingiustizie sociali fino alla lotta per la sopravvivenza. Una storia recente che è ancora dietro l’angolo, indimenticabile nelle sue tragedie e che dovrebbe insegnare ancora tanto ai nostri figli. Ed è anche l’esordio sorprendente di un’autrice talentuosa, che ci regala attraverso la lettura del suo splendido romanzo un viaggio nella memoria, consapevole come scrive, che non si può pensare di essere immuni al dolore, bisogna farsi attraversare dalla sofferenza e sperare che passi in fretta.
Una storia vera
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