Zizzanìa
- Autore: Marco Boccia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Zizzanìa (Navarra Editore, 2023), parola molesta, è l’ultimo lavoro di Marco Boccia, un romanzo corale nel quale i protagonisti di un piccolo paese immaginario saranno alle prese con l’elezione del sindaco.
Marco Boccia, nato a Catania, romano di adozione, laureato in filosofia, è scrittore e drammaturgo. Alcuni suoi romanzi sono legati alle storie di mafia della sua terra, e per il teatro ha scritto commedie dal tema storico-politico, come il golpe Borghese e il caso Moro. Zizzanìa con la sua scrittura, colta e ironica, affascina per il suo stile teatrale, e ha una trama che coinvolge il lettore con le vicende dei suoi personaggi. Stordìa a Mare, paese immaginario, è un luogo di fame di lavoro, come diranno le persone che dovranno andare a votare. Tra loro Pasquale Nicotera, secondino solerte e schivo, che aveva brigato non poco per fare il salto di qualità dai turni massacranti tra slavi e nordafricani ad essere l’addetto alla cella di Don Gaetano Sacramento, il boss malavitoso in carcere al 41 bis. Al suo cospetto provava soggezione e non riusciva a smorzarne l’adulazione. Ascoltava i suoi racconti, bocconi di verità, e rimaneva avvinto dal suono delle sue parole. Come la Rivoluzione Francese, che a dire di Don Sacramento, nonostante la sua importanza aveva saputo ingannare allo stesso tempo:
la rivoluzione ci ha lasciato gli strumenti per non cambiare più ciò che hai attorno, cioè ci ha costretto a non fare più rivoluzioni.
Don Sacramento era un sovrano decaduto, con la sua falsa bonarietà che era la patina di un’indolenza malvagia: il destino di tutti e della comunità era nelle sue mani. Un dio in terra, come raccontava, che aveva fatto il suo tempo e per esserlo il segreto era stato far sentire la sua gente una nullità senza la sua presenza e senza quello che concedeva.
“Sacramento aveva smesso di misurare il tempo già da un paio di anni. Un giorno di particolare risolutezza e insofferenza aveva deciso, con la certezza di non essere poi assalito da rimorsi e rimpianti, di abolire calendari, sveglie e orologi. Solo la luce del sole, filtrando da oltre le sbarre con le sue infinite gradazioni, gli avrebbe suggerito le fasi del giorno.”
Si sarebbe laureato in Economia presso l’Università di Palermo; per ogni esame che avrebbe dovuto sostenere riceveva le domande e le risposte, ogni tassello al posto giusto per una laurea presa a sessantasei anni e quindici ancora da scontare. Il suo prescelto come sindaco era S.C.S., altro non poteva significare che il nome designato in modo chiaro ed inequivocabile di chi doveva essere eletto: Sante Caterame Sindaco. In un paese la cui piana era dominata e posta sotto l’ombra del Colle Beccu, al quale veniva associato la storia triste di due contadini innamorati vittime di calunnie e dicerie, Sante avrebbe dovuto seguire tutti i dettami di chi lo aveva designato. Avrebbe dovuto stilare un programma lui che mai di politica si era occupato, e andare a caccia di consensi. In primis il lavoro e poi le pensioni. La moglie Giustina da sempre ossessionata dalle proprie umili origini, che scacciava come la peste, e la figlia Ava Maria lo avrebbero aiutato. Giustina aveva vissuto all’ombra del marito e della figlia e ora si sarebbe trasformata nella moglie del sindaco.
Pur non cambiando nulla, sarebbe stato tutto diverso.
Con l’investitura di Don Sacramento, Cateràme aveva perso i suoi freni inibitori: aveva preso gusto anche ad affilare le unghie con la classe inferiore, la manovalanza. Sembrava per le elezioni del sindaco il tutto scorresse nelle modalità volute, ed invece ecco il seme della discordia, la zizzanìa, che romperà gli equilibri e compirà altri destini. Come il cigno nero, l’evento inatteso con le sue conseguenze devastanti che sovverte il flusso degli eventi. Il giovane Manfredi spariglierà le carte, estraneo alle vicende politiche, cambierà le sorti della storia: una parola, o un’accento messo al posto sbagliato sovvertirà gli ordini. Cresciuto con gli eroi del calcio nel cuore e la lettura dei libri che gli andavano incontro come le onde del mare, spesso ritrovava sé stesso nelle cose che leggeva. Studiare era per lui una benedizione; gli studi lo avevano infilato dentro una specie di macchina del tempo con cui poter scorrazzare a piacimento nei recessi della memoria, passato, presente, futuro. E si incaponiva con le domande più astruse, gli piaceva spaiare le carte, bastava una connessione logica o illogica e partiva con i suoi voli pindarici.
Zizzanìa è un racconto brillante e surreale del sistema mafioso, come scriveva Sciascia, che contiene e muove gli interessi economici di potere di una classe politica, delle sue reti protettive e delle metamorfosi sociali che spesso lo hanno consolidato, ma con uno sguardo ironico e di inesauribile denuncia.
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