Gaio Valerio Catullo, Gaius Valerius Catullus in latino, è uno dei più celebri poeti romani. La ragione per cui è passato alla storia sono le due intense passioni amorose espresse, per la primissima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber. In questo componimento il tema centrale è l’amore, così come in altre opere di Catullo.
Le date di nascita e morte di Catullo non sono note, così come i luoghi, negli anni è stato però possibile ricostruire la sua esistenza sempre con maggior precisione. Possiamo dire che, indicativamente, Catullo nacque nell’84 a.C. e visse per circa 30 anni, fino al 54 a.C.
Passiamo ora a vedere la sua vita nel dettaglio ma soprattutto quali sono le opere e la conseguente poetica di Catullo che lo ha portato a divenire uno dei più grandi autori latini di tutto i tempi.
Gaio Valerio Catullo: la vita
Catullo, celebre poeta romano, nacque a Verona da una famiglia molto agiata. La famiglia aveva una serie di proprietà tra le quali una villa a Sirmione, sul lago di Garda, nella quale sembra che sia stato ospite più di una volta anche Giulio Cesare.
A Catullo fu data un’educazione severa e rigorosa, come in uso all’epoca nelle buona famiglie. Nel 60 a.C. Catullo si trasferì a Roma per terminare i suoi studi, arrivando nella capitale in un momento molto particolare: all’epoca la vecchia repubblica stava ormai per finire e la città era in tumulto, dominata da lotte politiche e da un sempre maggiore individualismo sia in ambito culturale e letterario che in ambito politico.
A Roma, Catullo entrò a far parte di un circolo letterario detto dei neoteroi o poetae novi. In questo circolo ci si ispirava alla poesia greca di Callimaco e qui Catullo strinse amicizia con uomini di un certo prestigio come Cornelio Nepote, famoso oratore, e Quinto Ortensio Ortalo.
Anche se interessato alle vicende politiche del tempo, Catullo preferì abbandonarsi alla vita di città e ai piaceri che essa offriva.
Proprio nella città di Roma Catullo conobbe la donna che sarebbe stata il grande amore della sua vita, sì, ma in egual maniera anche il suo tormento. Il suo nome era Clodia ed era la sorella del tribuno Clodio Pulcro, moglie del proconsole per il territorio cisalpino Metello Celere.
È a Clodia che Catullo canta tutto il suo amore, attribuendole il poetico nome di Lesbia, facendo un implicito paragone con la poetessa Saffo. Le cose tra i due sono molto difficili perché la donna è piena di ottime qualità, dalla raffinatezza all’eleganza, ma è anche più grande di lui di dieci anni e di mentalità molto più libera. La donna, pur amandolo, non risparmierà a Catullo una serie di dolorosi tradimenti fino alla loro separazione.
Secondo le cronache, inoltre, il poeta ebbe una relazione con un giovane di nome Giovenzio. Il legame omoerotico fu, forse, il frutto della vita che Catullo condusse nella città di Roma. La vita di Catullo nella capitale fu interrotta dalla notizia della morte di suo fratello, che lo fece tornare nella sua città, Verona, per circa sette mesi. La notizia dell’ennesima relazione di Clodia lo spinse, però, a fare ritorno nuovamente a Roma. La giovane si era legata a Celio Rufo. L’insopportabile peso della gelosia che Catullo provava nei confronti di Clodia lo spinse a lasciare ancora una volta Roma, preso dal senso di irrequietezza, e nel 57 a.C. Catullo seguì in Bitinia il pretore Caio Memmio.
Lo scopo di quel viaggio, per Catullo, fu anche quello di guadagnare dei soldi per risollevare le sue finanze, abbassatesi di molto per via della vita piena di agi e divertimento che il poeta conduceva a Roma. Durante questo viaggio in Asia, Catullo viene in contatto con molti intellettuali e letterati orientali. Una volta fatto ritorno è grazie a questa esperienza che il poeta scrive le sue opere migliori.
Quanto ha scritto Catullo nel corso della sua esistenza? Moltissimo, considerato che ha composto centosedici carmi per un totale di duemilatrecento versi pubblicati in un’opera unica, il “Liber”, che fu dedicata a Cornelio Nepote.
Le opere di Catullo vengono divise in tre sezioni diverse, su base non cronologica, ma seguendo un criterio relativo allo stile compositivo prescelto dal poeta. I carmi si dividono quindi in tre grandi gruppi:
- le nugae (dal carme 1 al carme 60), che sono piccoli carmi in metri vari in cui prevalgono gli endecasillabi;
- i carmina docta (dal numero 61 al numero 68), composti da composizioni che hanno richiesto maggiore impegno, ad esempio elegie e poemetti;
- gli epigrammi in distici elegiaci, infine, parecchio simili alle nugae (dal carme 69 al carme 116).
Come già accennato, il tema principale di tutti i componimenti di Catullo è l’amore per Lesbia/Clodia. Solo i carmina docta sono un’eccezione a questa regola, occupandosi di temi più impegnati. L’amore, quindi, è un tema talmente caro a Catullo che egli, pur di sviscerarlo, rinuncia anche a tematiche più impegnative, quelle di carattere politico e sociale.
Ciò che nasce come tradimento di un matrimonio, e quindi come legame sostanzialmente libero, divine per Catullo l’amore della vita, un legame con Lesbia che lui percepisce come matrimoniale. Solamente dopo il tradimento l’amore di Catullo perde di intensità, così come la sua gelosia, e il poeta si distacca dalla donna, pur conservando l’attrazione che prova per lei.
Alla tematica amorosa, quella cardine del poeta, alternano anche carmi con tematiche differenti: quelli scritti contro vizi e virtù pubbliche, particolarmente contro ipocriti, moralisti, truffatori e mediocri. Ci furono anche carmi dedicati alla famiglia e al tema dell’amicizia. In particolare, gli affetti parentali sono i legami a cui Catullo fa appello per dimenticare Lesbia e i suoi tradimenti. Il carme 101, in particolare, è uno dei più significativi, in quanto dedicato al fratello morto.
Catullo cerca la pace nella sua Sirmione, dove si rifugia negli ultimi due anni della sua vita, a partire dal 56 a.C. Sfortunatamente, però, l’ultimo periodo della vita di Catullo è offuscato da un “mal sottile”, che consuma il poeta nella mente e nel fisico, fino a farlo morire a soli 30 anni. La data della morte non è nota, ma si stima attorno al 54 a.C. a Roma.
Le opere di Catullo
Il "Liber" di Catullo è la raccolta delle sue poesie in vario metro. Non fu ordinato dal poeta stesso, che non aveva pensato a un corpo unico per tutte le sue poesie. Un editore successivo, forse Cornelio Nepote stesso (al quale è dedicata la prima parte dell’opera), ha diviso il Liber in tre parti secondo criteri di tipo metrico:
- da 1 a 60: nugae (letteralmente sciocchezze) - composizioni brevi e in metri vari, ben quattordici, alcuni dei quali utilizzati per la prima volta nella letteratura latina;
- da 61 a 68: carminia docta (letteralmente poesie dotte) - sempre in metri diversi, queste poesie hanno maggiore ampiezza e impegno formale rispetto a quelle della prima sezione;
- da 69 a 116: epigrammi - si tratta di brevi liriche, a tema prevalentemente erotico, in distici elegiaci.
La poetica di Catullo
Come già accennato, i temi delle liriche di Catullo sono tra loro molto diversi, anche per estensione, e sicuramente l’incisiva brevità di alcune nugae non può essere neanche lontanamente paragonata alla complessità compositiva dei carminia docta o, ancora, con l’emotività lacerante delle liriche amorose.
Nonostante ciò, l’opera di Catullo segna una nuova visione della poesia. La sua lirica dà, per la prima volta, voce all’individualità di una persona è al suo sentimento. Si tratta di una poesia soggettiva, che tralascia la letteratura come celebrazione dei valori collettivi della romanità.
Le passioni sono espresse in maniera vigorosa e immediata, con sincerità ingenua o duro realismo. La spontaneità delle poesie d’amore e passione di Catullo non trova eguali nella letteratura latina, così come non ci sono altri casi di amore sentito con una valenza etica così personale. L’amore è foedus (patto) formato sulla fides (lealtà) e sulla pietas (sentimento religioso). Così chi ama è legato alla donna o all’uomo amati dallo stesso vincolo che lega un padre con i suoi figli. Il tradimento, in questo legame, porta il poeta ad amare in maniera più erotica e nella misura in cui vuole meno bene in senso affettivo.
L’eleganza è ciò che caratterizza in massima misura i carmi catulliani, siano essi brevi o più lunghi. La sua lingua è del tutto originale pur richiamando la raffinatezza e il senso elitario della poetica alessandrina. La lingua di Catullo prevede la commistione di elementi parlati con termini raffinati e ricercati. Le sue liriche ebbero da subito un grande successo, nonostante l’opinione di Cicerone, e influenzarono non solo i poeti elegiaci dell’età augustea (Tibullo, Ovidio, Properzio) ma anche Orazio e Virgilio. Le opere di Catullo trovano diversi richiami nella cultura italiana a partire da Petrarca e gli umanisti fino a Foscolo, che tradusse Chioma di Berenice e che trasse ispirazione dal carme 101 per comporre la sua "In morte del fratello Giovanni".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Catullo: vita, opere e poetica del poeta latino
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