Ci sono anime che non lasciano mai davvero questa terra, continuano ad aleggiare impalpabili come spiriti uniti all’essenza originaria della vita e non cessano mai di parlarci e dialogare con il presente attraverso segrete assonanze.
Il 13 luglio 1954 si spegneva nella sua casa di Coyoacán, all’età di 47 anni, la pittrice messicana Frida Kahlo. Le sue ceneri sono conservate nella casa Azul, la casa blu, oggi sede dello storico Museo Frida Kahlo meta di pellegrinaggio di curiosi e appassionati.
Negli ultimi mesi di vita le era stata amputata la gamba destra e in seguito anche quattro dita del piede sinistro per cercare di evitare gli effetti collaterali di una cancrena. Nel suo diario si trova un disegno premonitore che raffigura due piedi staccati dal corpo, eretti su un piedistallo, mentre da un’unica gamba emergono dei rami trapuntati da spine. L’immagine è contornata da una nota divenuta emblema stesso della sua arte:
Piedi, a cosa mi servono se ho ali per volare?
Frida non aveva paura della morte, che da quel terribile incidente avvenuto nel settembre 1925 la corteggiava come una presenza assidua. L’aveva sfidata ritraendola in numerosi suoi dipinti che raffiguravano teschi e scheletri fioriti, trasformando così la pittura in una forma di esorcismo.
L’artista messicana chiamava scherzosamente la morte “la pelona” e sembrava ridere di lei. Per tutta la vita ne fu insidiata, mentre il suo corpo ormai sempre più deteriorato dagli strascichi dell’incidente si rassegnava sconfitto a un lento annullamento. Il dolore fisico fu una costante dell’esistenza di Frida Kahlo, ma lei seppe tenerlo a bada tramite la sua inesauribile forza d’animo. Nel quadro Il sogno dipingeva la morte come una presenza che aleggiava sopra il suo letto: la considerava una sua amica, una parte della vita, che non a caso dormiva accanto a lei.
Nella sua ultima pagina di diario, poco prima di morire, Frida Kahlo annotò:
Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.
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I diari di Frida ci offrono una profonda testimonianza della vita dell’iconica pittrice e rappresentano inoltre una prova di scrittura da non sottovalutare. Frida iniziò a scrivere i diari nel 1944 e proseguì per dieci anni nell’appuntare sogni, riflessioni, pensieri che facevano da corredo ai suoi schizzi e ai suoi disegni restituendoci la vastità sconfinata del suo mondo interiore.
Il linguaggio di Kahlo è intimo e variopinto come la sua arte, capace di piegare le parole alla visione del sogno. In un susseguirsi di note e pagine coloratissime la pittrice messicana restituisce al lettore la propria personale visione dell’esistenza, spesso controcorrente, ma dotata di una forza di resilienza impareggiabile.
Scopriamo alcune delle più celebri frasi annotate nei suoi diari e il loro significato.
Frida Kahlo: le frasi più belle tratte dai diari
Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio.
Con questa frase la pittrice messicana giustificava la sua lunga produzione di autoritratti. Lo scopo di Frida era quello di creare immagini nelle quali era sicura di poter esistere, motivo per cui il tema fondamentale della sua opera è proprio se stessa.
Ogni autoritratto diventa dunque l’oggettivazione concreta di una fase della sua vita, delle emozioni e sensazioni che in quel momento la attraversano.
Sono nata con una rivoluzione. Diciamolo. È in quel fuoco che sono nata, pronta all’impeto della rivolta fino al momento di vedere il giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita.
Frida Kahlo era nata il 6 luglio 1907, ma amava dire di essere venuta al mondo nel 1910 con la rivoluzione messicana. Sentiva di avere dentro di sé quel fuoco ribelle che ardeva senza fine sovvertendo le regole stabilite. Tutta la sua vita, così come la sua pittura, in effetti può essere vista come un atto di rivoluzione.
Tanto assurdo e fugace è il nostro passaggio per il mondo, che mi rasserena soltanto il sapere che sono stata autentica, che sono riuscita ad essere quanto di più somigliante a me stessa mi è stato concesso di essere.
Ciò che rende Frida Kahlo un’icona intramontabile è proprio l’autenticità del suo essere. La pittrice messicana è riuscita a far emergere il prodigio della sua interiorità in ogni istante della sua vita. Ed è sempre stata fedele a se stessa, ai suoi difetti e alle sue eccentricità che ha esibito senza remore trasformandoli in un vanto, facendone persino un tratto distintivo di stile.
L’amore? Non so. Se include tutto, anche le contraddizioni e i superamenti di se stessi, le aberrazioni e l’indicibile, allora sì, vada per l’amore.
Altrimenti, no.
La visione di Frida Kahlo dell’amore è complessa. Del resto l’amore era stato il “secondo incidente” della sua vita presentandosi nella persona di Diego Rivera, l’affermato pittore messicano che le avrebbe rubato il cuore. Diego sarebbe diventato suo marito, il suo tutto, ma l’avrebbe anche spezzata con il peso dei suoi numerosi tradimenti. Nonostante ciò restarono insieme per tutta la vita, divorziarono e si risposarono di nuovo, mostrando la forza di un’unione intellettuale profonda che andava ben oltre le logiche fatue dell’amore e del desiderio.
Non voglio un amore a metà, lacerato, spaccato in due.
Mi merito qualcosa di intero, intenso e indistruttibile.
Di nuovo Frida parla dell’amore, ma è un amore tormentato e lacerato quello che le si presenta davanti agli occhi. Con Diego vive l’amore che divide, mentre lei ambisce al sentimento puro nel senso più spirituale del termine. Percepisce l’amore come un’entità eterna e indistruttibile e si rammarica di non poterlo vivere nella sua pienezza.
Pensavano che anch’io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni.
Nelle pagine del suo diario spesso Frida Kahlo spiega la sua arte, difende le ragioni della sua pittura. I suoi quadri erano rivoluzionari e innovativi come, del resto, la sua persona, ma Frida ci tiene a specificarlo: non si tratta di visioni. Frida dipingeva il suo mondo, la propria mente che era anche il riflesso della realtà così come lei la percepiva con le sue vertigini e i suoi abissi. La rivoluzione della sua arte era nella forma e nei colori che soprattutto nella sua capacità di imprimere alla pittura il ritmo della vita.
Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
In questa riflessione Frida si rivolge direttamente al lettore in una toccante dichiarazione di umanità. Siamo tutti imperfetti e bizzarri e difettosi, sembra dire Frida, eppure sono proprio queste “stranezze” e non la perfezione tanto esibita e ostentata le caratteristiche che ci uniscono in quanto esseri umani. Ciascuno di noi in fondo pensa di essere la persona più strana e complessa del mondo, ma non lo è.
Sono parole capaci di avvolgere come un abbraccio, di sfiorare le guance come una carezza affettuosa di cui ancora si avverte il calore nonostante il trascorrere del tempo.
Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro.
Il corpo della pittrice era attraversato dalle cicatrici riportate in seguito al terribile incidente in cui rimase coinvolta. Frida non cercò mai di nasconderle, le assimilò fino a renderle parte della sua stessa identità e infine ne fece uno strumento di dialogo con l’altro attraverso l’arte e la pittura. Il dolore le aveva insegnato a dipingere, le aveva insegnato ad amare e a porsi in contatto con la sfera intangibile dell’altrui solitudine.
Nessuno è separato da nessuno. Nessuno lotta per se stesso. Tutto è uno. L’angoscia e il dolore, il piacere e la morte non sono nient’altro che un processo per esistere.
La concezione della vita della pittrice messicana è simile a quella di una mistica. Non esiste alcun grado di separazione tra amore e dolore, piacere e angoscia, tutto è parte integrante dell’energia vitale che ci attraversa, del soffio eterno dello spirito. Forse per questo motivo Frida non aveva paura di morire, accoglieva l’idea della morte con benevolenza con lo sguardo aperto di chi non teme le tenebre né la notte perché conosce la luce e lo splendore.
Frida Kahlo lasciava questa terra sessantotto anni fa, eppure la sua essenza continua a vivere nelle sue parole e nei suoi quadri con una vitalità mai sopita. Il fluire del tempo sembra essere una menzogna dinnanzi all’immortalità dell’arte.
Qual è la vostra citazione preferita di Frida Kahlo? Vi aspettiamo nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Frida Kahlo: le migliori frasi tratte dai diari
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