Il 5 luglio 1947 si concludeva la prima edizione del premio Strega con il trionfo di Ennio Flaiano che con il romanzo Tempo di uccidere, edito da Longanesi, vinceva il prestigioso premio letterario italiano.
Tutto nacque dall’idea prodigiosa di una scrittrice. È il 1944 quando Maria Bellonci decide di organizzare un salotto letterario capace di ospitare i maggiori intellettuali e artisti dell’epoca. La sede prescelta per gli incontri fu la sua abitazione, in viale Liegi a Roma, nei pressi di Viale Regina Margherita.
Proprio nel suo salotto di casa Maria Bellonci, insieme al marito Goffredo illustre giornalista e critico, dischiuse le porte alla cultura nel clima di cauta speranza del secondo dopoguerra. Un segno di rinascita per l’Italia logorata dal ventennio di dominazione fascista che ora tornava a sognare nel nome della letteratura e dell’arte. Le prime riunioni furono mosse da un desiderio di fratellanza intellettuale, dalla necessità di far fronte al comune sentimento di incertezza nei confronti del futuro.
Scrive Maria Bellonci nel libro testimonianza Come un racconto. Gli anni del premio Strega (1969):
Cominciarono, nell’inverno e nella primavera 1944, a radunarsi amici, giornalisti, scrittori, artisti, letterati, gente di ogni partito unita nella partecipazione di un tema doloroso nel presente e incerto nel futuro. Poi, dopo il 4 giugno, finito l’incubo, gli amici continuarono a venire: è proprio un tentativo di ritrovarsi uniti per far fronte alla disperazione e alla dispersione.
La letteratura divenne il collante di quel “tentativo di tenersi uniti”, una voce attraverso cui narrare le imperscrutabili vicissitudini della storia dando a esse una forma e, infine, una visione. Da questa straordinaria e irripetibile comunione di intenti nacque l’idea di un Premio che avrebbe avuto l’arduo compito di salvare la cultura italiana dispersa dalla guerra.
L’origine del premio Strega
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Nel luogo di ritrovo romano iniziarono a radunarsi grandi personalità, quali Elsa Morante, Alberto Moravia, Carlo Levi, Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda. Scattò la scintilla e il fervore culturale fu immediato, ben presto il gruppo decise che aveva bisogno di un nome. Si chiamarono Amici della domenica, in onore del giorno in cui avevano luogo le loro riunioni. La vivace fucina di menti, stimolata dal confronto continuo, decise ben presto di voler dar vita a un premio letterario, unico nel suo genere, diverso da quelli già presenti sul territorio nazionale e più democratico.
Serviva però un finanziatore. Maria Bellonci lo trovò in Guido Alberti, proprietario dell’omonima fabbrica di torroni e del liquore Strega che infatti diede il nome al premio. Alberti era un amico della famiglia Bellonci, non solo impresario ma anche vivace uomo di cultura che aveva anche intrapreso la carriera di attore, diretto da importanti registi quali Federico Fellini e Pierpaolo Pasolini.
Il premio fu istituito ufficialmente il 27 febbraio 1947 con un fondo di duecentomila lire messo a disposizione dai fratelli Alberti della ditta Strega. Maria Bellonci ne celebrò la nascita con un articolo pubblicato sulla rivista Fiera letteraria. Dopo i ringraziamenti dovuti a Guido Alberti, da lei definito “uomo di gusto e di cultura”, Bellonci proseguì nell’illustrare il regolamento del premio. Avevano diritto al voto tutti gli amici che frequentavano le riunioni domenicali. La prima edizione ne contava un totale di centocinquanta.
Dopo un primo scrutinio volto a sorteggiare cinque opere di narrativa pubblicate negli ultimi dodici mesi si sarebbe proseguito con una seconda votazione, sempre su scheda segreta, volta a eleggere il vincitore il primo giovedì di luglio.
Ciò che più colpisce dell’articolo di Maria Bellonci è il ritratto della giuria, da lei definita “vasta e democratica”: scrittori illustri del calibro di Morante e Piovene si confrontavano infatti con lettori senza alcun merito artistico a parità di voto.
Premio Strega: il nome derivato da un liquore
Fu dunque un liquore a base di erbe a battezzare il nuovo premio letterario. Si trattò di un nomen omen, come direbbero gli antichi, un nome presagio che ne decretò in qualche modo il destino. La denominazione del liquore si ricollegava infatti alle leggende sulla stregoneria: a Benevento infatti si credeva nelle janare, le streghe che popolavano il mondo agreste e contadino. Secondo la credenza popolare queste donne demoniache uscivano solo di notte ed erano solite riunirsi in un sabba sotto un grande noce. Più di ogni altra cosa temevano la luce del sole. Di giorno assumevano sembianze umane. L’unico modo per riconoscerle era attendere le ultime donne che abbandonavano la chiesa dopo la messa di Natale.
Questa leggenda folkloristica popolare si legò a doppio filo al premio letterario: del resto cos’è la letteratura se non un sortilegio, un atto di stregoneria?
Premio Strega: il primo vincitore
Il primo giovedì di luglio, come disposto da Maria Bellonci, fu proclamato il vincitore della prima edizione del premio Strega. Nell’incandescente cinquina si fronteggiavano grandi nomi: Corrado Alvaro, Gianna Manzini, Ennio Flaiano, Giuseppe Berto e il poeta Libero Bigiaretti.
Vinse Ennio Flaiano con il romanzo Tempo di uccidere edito da Longanesi.
Il romanzo appariva controverso e scomodo, distante dagli standard narrativi dell’epoca. Per scriverlo Flaiano, giornalista e drammaturgo all’epoca noto soprattutto come sceneggiatore di Felllni, si ispirò alla propria esperienza militare in Etiopia. Lo scrisse di getto, in soli tre mesi, su commissione di Leo Longanesi. Raccontava le vicende di un tenente italiano in Abissinia che durante la guerra si trova a confrontarsi con gli aspetti più oscuri di se stesso e dell’animo umano. Un libro duro, tragico, che svelava l’ipocrisia racchiusa dietro le missioni belliche coloniali.
Fu l’unico romanzo scritto da Ennio Flaiano nella sua lunga carriera e letteraria costellata di racconti brevi, articoli, diari ed elzeviri. Stroncato inizialmente dalla critica, Tempo di uccidere fu poi paragonato da Alberto Moravia a Lo straniero di Albert Camus.
Recensione del libro
Tempo di uccidere
di Ennio Flaiano
In attesa di conoscere il vincitore della settantaseiesima edizione del Premio Strega, che sarà svelato giovedì 7 luglio al Ninfeo di Villa Giulia a Roma, è affascinante ripercorrere i passi di chi l’ha preceduto riscoprendo i vincitori che si sono susseguiti negli anni. Una lunga storia letteraria, tra tradizione e innovazione, che racconta dell’amore per la cultura di un intero paese e soprattutto la volontà di riscatto della narrativa che prende forma e si fa racconto a sé stante, epopea, leggenda svincolandosi dalle briglie dittatoriali della Storia.
Il premio Strega inaugurava una nuova visione della letteratura, non più elitaria, ma democratica e alla portata di tutti. La guerra era finalmente conclusa, si era dischiuso un nuovo orizzonte fatto di diritti civili e politici dove “tutti potevano essere lettori”: questo era il messaggio racchiuso nella nascita del più grande premio letterario nazionale.
Una tradizione che prosegue da settantasei anni e ancora porta la memoria di una donna, la sua storica ideatrice: Maria Bellonci. Con lei, in quel lontano 1947, tutto ebbe inizio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Strega: la storia della prima edizione
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