2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick
- Autore: Roberto Lasagna
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2018
2001: Odissea nello spazio è l’alito rivoluzionario del Sessantotto asceso a coordinate metafisiche. Dalle strade alle stelle è stato pur sempre un punto di non ritorno. Politico e cinematografico, da un lato e dall’altro. O forse tutte e due le cose assieme, cinquant’anni fa. Dopo di che, niente è stato più come prima. Il cinema di fantascienza sicuramente no: dopo 2001... ha in qualche modo dovuto riferirsi ai canoni estetici del cult-movie di Stanley Kubrick.
In Odissea nello spazio i topoi – mitologici, ontologici, meta-filmici – sono pari quasi ai silenzi che racchiude. Quarantasei minuti e qualcosa di parlato per un film che ne dura 140. Il resto è puro abbacinio dello sguardo. Senso di meraviglia e straniamento insieme. L’occhio di dio e l’occhio di Polifemo nell’occhio artificiale di HALL 9000. Poi Darwin e Nietzsche. Umano e sovraumano. Intelligenza artificiale e lisergia. Effetti speciali e classicismo. L’aerobica spaziale degli astronauti sulle note di Strauss e i balzi timorosi dei primati intorno al monolite nero. A tal proposito: sapevate che in origine era stato pensato come un tetraedro? E che una prima sceneggiatura prevedeva una voce narrante di raccordo? Così come extraterrestri con braccia e gambe lunghissime? Io confesso: non lo sapevo.
L’ho appreso (insieme a un mucchio così di altre informazioni) dalla lettura di un saggio intelligente, che viene a incrementare la collana I film della nostra vita di Gremese. Si intitola – nomen omen – “2001: Odissea nello spazio” e ne celebra come meglio non si potrebbe il mezzo secolo di vita. Roberto Lasagna che lo ha scritto, è un kubrickologo navigato, e alle prese con uno dei film più complessi della storia, si conferma all’altezza. Come? Muovendosi tra sinossi commentata e, appunto, dietro le quinte; sequel (cinematografici e letterari), recensioni dell’epoca, stralci di interviste, e tanto, tantissimo altro di analisi in proprio. Soltanto un assaggino consuntivo solo perché lo spazio è tiranno:
“Il messaggio più radicale e diretto di ‘2001: Odissea nello spazio’ è racchiuso nel suo prismatico finale. Dopo che l’astronauta Bowman ha sconfitto lo sterile intelletto disattivando il calcolatore HALL 9000, il suo sguardo può raggiungere il traguardo della missione Discovery che gli umani avevano invece affidato al solo HALL. Dunque il superamento dei limiti dell’uomo è un’esperienza fisico-esistenziale, non soltanto cerebrale e intellettuale. E il viaggio ‘oltre l’infinito’ si realizza come una corsa cosmica attraverso la soggettiva di Bowman, coinvolto e risucchiato nel più celebre tra i ‘corridoi visivi’ che Kubrick, fin da ‘Il bacio dell’assassino’, ha lasciato esplodere sullo schermo” (p. 21)
Le ultime note positive di un libro da non perdere riguardano il ricco apparato iconografico a colori e la suggestiva copertina di Patrizia Marrocco che incornicia il “bambino delle stelle” in icastico rosso fuoco. Tutto molto bello. E significativo.
2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick
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