Italo Calvino è stato uno degli scrittori che meglio hanno incarnato, non solo attraverso la penna ma nell’esempio dato dalla loro stessa persona, la Resistenza italiana al fascismo.
La scrittura di Calvino, dopotutto, è nata con la Resistenza. Basti a pensare al suo libro d’esordio Il sentiero dei nidi di ragno (1947), straordinario romanzo dedicato alla lotta contro il nazifascismo.
Tramite le sue opere Calvino aveva messo in luce il lato forse meno eroico, ma certamente più autentico della Resistenza italiana.
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Nel suo romanzo d’esordio parlava di gente semplice e umile che percepiva le ideologie non tanto nel loro valore più alto, intellettuale, ma in quello più umano. Mostrava infatti la lotta partigiana attraverso gli occhi di un bambino, il suo protagonista Pin, una figura tutt’altro che solenne ed eroica, che filtrava ogni esperienza vissuta attraverso uno sguardo puro e per certi versi ancora ingenuo.
Nel 1964 nella prefazione alla nuova edizione de Il sentiero dei nidi di ragno, ben diciassette anni dopo la prima pubblicazione, Italo Calvino scriveva:
Inventai una storia che restasse al margine della guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma al contempo ne rendesse il colore, l’aspro sapore, il ritmo.
Nel suo romanzo Calvino non aveva rappresentato partigiani eroi, ma tipi violenti, egoisti e a volte grotteschi. Voleva affermare che anche quelle persone semplici, che si erano gettate nella lotta senza un chiaro perché, avevano agito in realtà in nome di un ideale più grande compiendo così “un’elementare spinta di riscatto umano.”
È necessario leggere questa prefazione, comprendere la visione che Italo Calvino aveva della Resistenza e di quel periodo capitale per la Storia d’Italia, per comprendere appieno il senso del 25 aprile.
Scopriamo testo e analisi del brano, contenuto nel libro d’esordio di Calvino Il sentiero dei nidi di ragno che può essere letto come una poesia.
25 aprile di Italo Calvino: testo
Forse non farò
cose importanti,
ma la storia
è fatta di piccoli gesti anonimi,
forse domani morirò,
magari prima
di quel tedesco,
ma tutte le cose che farò
prima di morire
e la mia morte stessa
saranno pezzetti di storia,
e tutti i pensieri
che sto facendo adesso
influiscono
sulla mia storia di domani,
sulla storia di domani
del genere umano.
25 aprile di Italo Calvino: analisi
Italo Calvino non intende sottolineare il lato eroico della Resistenza, ma quello umano. Il partigiano, che qui assume le vesti del protagonista, non è ritratto come un soldato senza macchia e senza paura, piuttosto come una banale pedina nelle mani della Storia.
Il giovane partigiano di Calvino si sofferma a riflettere sulla propria morte e sul peso che essa avrà nell’arco innumerevole (forse eterno) dei secoli vissuti dal genere umano. Il ragazzo conclude la propria riflessione con un pensiero di una lucidità disarmante: la Storia è fatta di questo, di tanti piccoli gesti anonimi, di individui che lottano e pensano e agiscono in nome dei propri ideali e tramite la loro semplice esistenza influiscono sulle sorti future del mondo.
L’autore qui presenta la Storia come una forza superiore ai singoli individui, un’entità universale che afferra e trascina nel suo corso generazioni di uomini. Tuttavia emerge con chiarezza anche la tesi dello scrittore secondo cui sono gli uomini, ovvero il popolo e la gente comune, tramite i loro fini e obiettivi a dare un senso al corso della storia.
25 aprile vuole quindi essere un omaggio a tutti i partigiani che si sono battuti mettendo a repentaglio la propria stessa vita in guerra, combattendo in nome di un ideale. È stata la loro morte, il loro sacrificio - afferma Calvino - a dare un senso a quella che noi oggi chiamiamo “libertà”.
La conclusione è rasserenante perché ricorda che ogni singolo individuo esistente sulla Terra è parte di un tutto che è necessariamente comune e condiviso, come una grande e spumeggiante onda che, inarrestabile, avanza verso il futuro.
“Nessuno di loro”, sembra dire Italo Calvino, “è morto invano”: è questo il senso del 25 aprile.
Il testo di Italo Calvino rimanda a una bella canzone di Francesco De Gregori che, non a caso, viene citata spesso in occasione del 25 aprile: La storia siamo noi. Che in quel verso “Siamo noi i Bella Ciao che partiamo” contiene un esplicito omaggio alla resistenza partigiana.
Ne riportiamo di seguito un estratto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “25 aprile”: l’omaggio dello scrittore-partigiano Italo Calvino
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Non è una poesia di Calvino ma un brano tratto da Il sentiero dei nidi di ragno.
Vedi p. 110 di Romanzi e racconti, vol.I, I meridiani, Mondadori, Milano, 2003.