

Al tempo della pubblicazione di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, nel 1994, avevo 31 anni ed ero una giovane insegnante di scuola secondaria impegnata a costruire una carriera, mentre Enrico Brizzi un giovanissimo scrittore appena uscito dal liceo che raccontava la storia di un’adolescenza e prima gioventù che non era più la mia.
Trasportata dal desiderio di capire i miei allievi, che erano coetanei dell’autore, comprai l’opera in edizione Club degli Editori. Non fu un incontro esaltante, in quanto le vicende apparivano sì moderne, ma legate a un momento della vita da cui (come avviene sempre a 30 anni) volevo staccarmi, perciò liquidai il libro come “ingenuo” e con qualche approccio stilistico “originale”. Lo proposi ai miei alunni di seconda (più giovani di Brizzi) che in parte lo apprezzarono, in parte no.
“Jack Frusciante è uscito dal gruppo”: trama e stile


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Ma che storia era quella di Jack Frusciante è uscito dal gruppo?
Come dice il nostro,
una maestosa storia d’amore e di rock parrocchiale
tra il vecchio Alex D e Aidi (Adelaide), una ragazza che agli occhi del suo giovane spasimante appare come una Madonna, una donna angelo.
I due si incontrano a Bologna con riferimenti topografici molto precisi, hanno due famiglie che non li ostacolano, hanno amici e amiche. Alex ha un gruppo musicale con cui si diverte e si rende conto di amare Aidi anche attraverso la mediazione di Martino, l’elemento tragico del gruppo che morirà suicida, ma soprattutto per l’imminente partenza di lei per gli Stati Uniti, il cosiddetto “Grande Volo”, il momento del distacco che dovrebbe far tornare l’amore. E il romanzo si conclude con la biciclettata di questo grande Girardengo che "no, non piange", ma è solamente la fatica di pedalare nel cocente sole estivo.
Lo stile era originale, data la mancanza di punteggiatura e le frasi sparate sul foglio come treni in movimento, con un lessico che attingeva al dialetto bolognese incrostato di anglicismi e il gergo degli anni Novanta più o meno autentico.
Tipico stile da diario giovanile, come l’archivio magnetico che avrebbe dovuto raccogliere le confidenze ai posteri del giovane scrittore Alex, mentre Aidi veniva vista in funzione del suo amore, oggetto del desiderio, ed era giusto perché il punto di vista era quello di Alex.
Nonostante fosse un’opera prima, c’erano citazioni letterarie e soprattutto musicali come i Cure, gli Zeppelin e i Red Hot Chili Peppers in cui il cantante, John Frusciante, era uscito dal gruppo. Ciò viene interpretato come diventare adulto; e tutto finisce nel giugno 1992.

Recensione del libro
Jack Frusciante è uscito dal gruppo
di Enrico Brizzi
La carriera di Enrico Brizzi dopo il primo, grande successo


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Il libro ebbe il successo che si meritava e la carriera di Enrico Brizzi decollò.
Non lo seguii più di tanto, anche se fece notizia il suo avvicinamento a quella "banda" di giovani scrittori conosciuti come "Gioventù cannibale" con il libro Bastogne, sicuramente opposto all’esordio. E dopo non m’interessai più all’autore bolognese, anche se il romanzo generazionale aveva messo radici con una serie di film o di libri più o meno felici, esaltanti l’anno della maturità.
Tra i Novanta e i Dieci fu un fiorire di lacrime, amori e feste nostalgiche.
“Due”: il seguito scritto trent’anni dopo
Anno 2024. Io insegnante di liceo prossima alla pensione e lui affermato scrittore.
Con grande battage pubblicitario viene annunciato il sequel di Jack Frusciante, Due (edito HarperCollins Italia), con i due pirati come protagonisti (vi è noto il riferimento alla Sera dei miracoli di Dalla al verso “a due a due gli innamorati sciolgono le vele come i pirati”?). A differenza di quanto accade di solito nei seguiti, Brizzi non parla dell’ex cinquantenne, ma parte dal punto stesso in cui la storia si è interrotta e dal momento in cui Aidi parte per l’America, con Alex che la guarda partire disperato.
Pian piano si rende conto che può contare su degli amici (si consumerà poi un tradimento per una stupidaggine) con cui partirà per un viaggio interrail (come si usava una volta) alla vigilia di Shengen. Alex e i suoi amici vanno in giro per l’Europa a cercare avventure, mentre Aidi, dall’altra parte dell’Oceano, trova la propria identità. Non è più una donna amata, ma una personalità autonoma come le donne del XXI secolo (e 30 anni non sono passati invano, vero Enrico?) che compie le sue scelte.
Ma anche Alex mostra un lato oscuro tradendo la sua ragazza con Francesca, la migliore amica di Aidi.
Fa tenerezza pensare alle lettere di Alex e di Aidi, ai loro struggimenti davanti alla lontananza in un’epoca in cui a malapena esisteva il fax.
E intanto l’anno scolastico continua e si smorza il conflitto generazionale tra Alex e i suoi genitori, mentre il Frere de Lait sembra prenderne il posto.
Il neomaggiorenne è proiettato in un’altra dimensione, ma in realtà continua a rimuginare sui tradimenti di lei come se invece i propri non fossero tali: tipico atteggiamento maschilista. La gelosia lo pervade fino a quando non ammette che anche Aidi, seppur innamorata di lui, può avere avuto altre storie.
Intanto il nostro conosce nuovi docenti come Manuel Del Rio (forse un omaggio al quasi coetaneo Alessandro D’Avenia?) di cui come personaggio il romanzo non sentirebbe la mancanza, e un concorso letterario sul viaggio che, discretamente, ci parla del laborioso sviluppo del primo libro, portato avanti da Brizzi autore e di cui Alex non capisce il finale e dovrà viverlo. Si tratta del narratore inattendibile di cui avevo parlato all’inizio.
I mesi passano, Aidi ha il primo rapporto sessuale con un giovane che non ama e comprende che la sua vita è accanto al vecchio Alex. La ragazza vede il positivo e il negativo della vita americana, ma non dimentica le radici bolognesi. E l’incontro tra i pirati si rivela con la conclusione sorniona del vecchio narratore, che ha seguito amorosamente i due giovani e alla fine dice "signori, siamo stati fino a qua..."; l’ultimissimo capitolo ritorna allo stile futuristico del primo Brizzi, con l’autentico saluto degli innamorati. Ecco, è finita.

Recensione del libro
Due
di Enrico Brizzi
Cosa è cambiato fra i due romanzi
Il tempo passato tra i due romanzi si vede, eccome.
Il secondo libro sui due pirati mette in risalto anche l’attualità politica in cui si svolge la vicenda (notevoli i richiami a Tangentopoli), mentre nel primo l’argomento era solo sfiorato.
E lo stile. Il vecchio Alex scrive come uno scrittore scafato di mezza età e ogni tanto fa trapelare espressioni che non esistevano nel 1993, come, ad esempio, "mood" in una scena di carattere natalizio. Anche il gergo giovanile si è evoluto, lo stile è più sicuro ma anche meno impetuoso, in sostanza più adulto; è in fondo il ritorno all’ordine del terzo decennio del XXI secolo.
Niente più rock parrocchiale ma incontro deludente con Manu Chao e altri.
Un’opera che è cambiata, come è cambiato lo scrittore e come sono cambiata io, che ho commentato i due romanzi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 30 anni di Enrico Brizzi: da “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” a “Due”
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