
A parte il cancro tutto bene
- Autore: Corrado Sannucci
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2008
Il cancro è una malattia che mina la vita, che la mette in discussione e non ti permette più di dare per scontato il domani. Ti costringe a rivedere le convinzioni, le priorità, i sogni; ti spezza o ti rende più forte. Corrado Sannucci in A parte il cancro tutto bene (Mondadori, 2008) affronta l’ineluttabile ammettendo la propria debolezza, i propri dubbi, con acute e ironiche osservazioni dei cambiamenti interiori ed esteriori.
Cambia la percezione e il rapporto con la realtà quotidiana:
La città mi sembra vuota. Muta. Inespressiva. Dove sono i pensieri di quegli uomini cui è stato annunciato che la loro vita aveva una fine? (…) Dove sono gli uomini che hanno dovuto rimodellare in pochi momenti i valori della loro esistenza?
E si cercano nuovi equilibri:
Mia moglie ha compreso la divisione dei beni che ho fatto (la mia mente a me e a lei, il mio corpo a nessuno), e si comporta di conseguenza le sue carezze sono più rare e non sono finalizzate al contatto con la mia anima, piuttosto a piccole operazioni di manutenzione, così come le scimmie si puliscono accuratamente il pelo dalle pulci l’uno con l’altro.
Dopo un iniziale tentativo di protesta
Ma perché io? Perché a me questa prova? Quali colpe ho commesso per dover camminare sulle braci di questo giudizio di dio?
e di imbarazzo, quando la gente gli chiede “come va?”
Non rispondo volentieri a questa domanda. Non ho la minima idea di come vadano le cose. Se dico bene e poi tutto dovesse andare male non mi va di passare per il cretino che credeva di stare bene e non sapeva di precipitare.
Invece di rifugiarsi nella speranza
Un’altra parola vuota che non mi server a nulla. Ha un sapore di animismo quotidiano, di intervento provvidenziale, di fatalismo cosmico. L’esatto contrario dell’operazione nella quale sono impegnato. Ho bisogno di un progetto chiaro, della lucidità per perseguirlo, della tecnica per non farmi distrarre. La speranza è di chi compila la schedina del Superenalotto: io sto osservando scrupolosamente i protocolli stilati da ricercatori. La speranza è di chi si affida a forze esteriori: io so che l’unica chance è legata alla mia risposta biologica, che devo assecondare e sostenere.
reagisce con senso di responsabilità e si assume il compito da affrontare senza abbandonarsi alla rassegnazione
Siamo tanti nelle sale d’attesa e sulle poltrone della terapia. Ma siamo anche inevitabilmente soli. La nostra battaglia riguarda noi stessi, prima di tutto: ma un attimo dopo ci spinge a rispecchiarsi nell’altro. Eppure non è possibile costruire una solidarietà sul proprio destino individuale.
Ognuno porta la sua patologia, le sue risposte, le sue reazioni alla terapia e le riflessioni sulla sua sorte.
Mostra quella forza e capacità adattiva che si chiama resilienza, cercando di dare un senso positivo all’esperienza:
Ero stato un uomo fortunato, non avevo mai conosciuto il male di vivere. E il vivere a un certo punto ha voluto colmare la mia ignoranza emi ha offerto il suo male. Da allora è cominciata la mia opera metamorfica, di trasformare quel male in un bene o, più saggiamente, di inglobare anche quel male nel bene. O, come soluzione di ripiego, di portare del male nel bene trionfante.
E allora, come va?
A parte il cancro, tutto bene.

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