In occasione della Giornata mondiale della poesia vi proponiamo l’analisi di un celebre componimento di Wislawa Szymborska, contenuto nella splendida raccolta Adelphi La gioia di scrivere (traduzione Laura Rescio, 2009), che si interroga proprio sul valore della poesia.
Diciamo la verità, la poesia di Wislawa Szymborska, premio Nobel nel 1996, ci piace perché è piena di dubbi. La poetessa polacca non si stanca mai di indagare e chiedere, come una bambina curiosa, affonda nella quotidianità e al contempo di distacca dal Reale. Il linguaggio è semplice, ritmato, limpido e cristallino; Szymborska non tenta tortuosi giri di parole, non utilizza termini difficili o desueti, chiama le cose col loro nome, con il consueto tono leggero e profondo, scompone la sintassi nei minimi termini - sino a giungere di fatto al singolo sintagma isolato - e, così facendo, perviene a una conclusione salvifica e inattesa, spesso inaspettatamente ottimistica.
Il grande pregio della poesia di Wislawa Szymborska è la sua capacità di risemantizzare la realtà quotidiana, donando parole nuove al vivere, facendo riscoprire al lettore la meraviglia pura delle piccole cose.
In Ad alcuni piace la poesia, l’autrice si interroga sul valore della poesia, sulla sua funzione, senza mai distaccarsi tuttavia dalla sua peculiarità fondamentale, ovvero il diletto. La poesia, osserva Szymborska, “piace” - ma non a tutti - solo ad alcuni e proprio a partire da questo assioma allarga il proprio ragionamento, come se risolvesse un’equazione complicata sino a renderla semplice, riducendo via via le molteplici parentesi aggrovigliate all’unica incognita necessaria.
Vediamo testo e analisi della poesia.
“Ad alcuni piace la poesia” di Wislawa Szymborska: testo
Ad alcuni?
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dov’è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.Piace?
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.La poesia?
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come all’àncora d’un corrimano.
“Ad alcuni piace la poesia” di Wislawa Szymborska: analisi e commento
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Szymborska lavora per sottrazione, riducendo le parole ai minimi termini sino ad arrivare al nocciolo salvifico, al cuore pulsante, delle cose. In Ad alcuni piace la poesia pone nella conclusione la domanda fondamentale che ha dato avvio alla lirica: “Ma cos’è mai una poesia?” Ed è proprio aggrappandosi al dubbio - al caro, umano, dubbio - reso dalla ripetizione iperbolica “non lo so, non lo so”, Wislawa ci dà - forse inconsapevolmente - una risposta certa. La poesia è un corrimano, conclude con la consueta ironia, ponendo in relazione qualcosa di astratto, quasi trascendente (la poesia) con un oggetto d’uso quotidiano, usurato e tangibile come il corrimano. Tramite una metafora inattesa, che giunge improvvisa come una rivelazione, Wislawa Szymborska ci sta dicendo che la poesia è sostegno e guida, qualcosa cui aggrapparci nelle traversie della vita. Attribuisce alla poesia una funzione di ausilio, di conforto, che va ben oltre il semplice diletto.
La conclusione perviene alla fine di un ragionamento cui la poetessa ci accompagnato, passo dopo passo, scomponendo in minimi termini l’affermazione “Ad alcuni piace la poesia” sino a portarci sulla soglia di una verità. L’arte poetica non è per tutti, è per pochi, perché non appartiene alle masse, ma all’intimo mistero dell’individuo. La si studia nelle scuole, ma non è detto che piaccia agli studenti; e i veri poeti, osserva Szymborska e qui ci sembra stia reprimendo a stento il riso, sono “due su mille”, nonostante viviamo - di fatto - in un mondo che pullula di poeti o presunti tali. Poi la poetessa analizza il verbo “piacere”, legandolo ancora una volta alle cose e non agli stati d’animo e ottenendo così un effetto più immediato, istantaneo, decisivo: la poesia ci piace come ci piace la pasta in brodo, solo Szymborska poteva dirlo con questa immediatezza, generando questa sensazione che suscita un immediato godimento, l’idea di poter afferrare la poesia a cucchiaiate, di poterla sorbire e gustare sentendola saporita sulla lingua come brodo caldo. La poesia piace come tutte le cose che appartengono alla quotidianità e danno gioia, ci dà diletto e gioia come accarezzare un cane che scodinzola oppure indossare una vecchia sciarpa ancora morbida. Szymborska scompone il verbo “piacere” nelle sensazioni che danno piacere e così lo rende efficace, vitale, presente.
Infine, dopo averci accompagnato con soavità ed eleganza nell’analisi, la poetessa giunge alla vera incognita: ma cosa è la poesia? E, con leggerezza, dopo aver inanellato una vivace sfilza di “non lo so, non lo so” ecco che la trasforma in qualcosa di oggettivo, solido, in qualcosa di quanto mai più lontano dal sublime e vicino invece alla quotidianità umile di ogni vita: un corrimano. Pensateci, tutti ne abbiamo uno nelle nostre case o, se non altro, ne afferriamo uno nel corso del tragitto quotidiano delle nostre giornate: Szymborska sceglie apposta di porre l’attenzione un oggetto che sia alla portata di tutti, di uso comune, e al contempo necessario, utile, non elitario né pretenzioso. Ci ricorda che l’arte non vive nell’iperuranio, ma nel mondo umano.
La poesia è al contempo il dubbio (“non lo so”) e il corrimano, la certezza salvifica di non sapere, l’instabilità e l’incompletezza dell’essere umani. Chissà perché, come ogni poesia di Szymborska, anche questa sembra chiudersi con un sorriso e vi si riverbera l’eco d’una risata soffocata a stento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ad alcuni piace la poesia” di Wislawa Szymborska: un’analisi
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