Ai piani bassi
- Autore: Margaret Powell
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2012
“Quando ripenso agli anni che ho passato a servizio, mi capita spesso di domandarmi perché il nostro lavoro fosse così poco considerato. Perché, per esempio, ci appioppassero senza tanti complimenti l’etichetta di «serve”.
È il memoir dell’autrice dapprima sguattera poi cuoca nell’Inghilterra degli anni Venti e Trenta del XX Secolo pubblicato nel 1968 in Gran Bretagna, ora editato dalla casa editrice torinese Einaudi.
I ricordi di Margaret Powell ci fanno comprendere quanto fosse poco idilliaco il rapporto tra padroni e servitori nella statica società inglese.
“Sono nata nel 1907 a Hove, seconda di sette figli. Il mio primo ricordo è che gli altri bambini sembravano tutti più ricchi di noi”.
La Powell (1907 – 1984), cresciuta nel Sussex, a tredici anni aveva vinto una borsa di studio ma le precarie condizioni familiari, il padre imbianchino e la madre donna delle pulizie, avevano costretto la ragazzina ad andare a fare la sguattera presso una coppia senza figli.
“Una casa tutta nostra, non l’abbiamo mai avuta. A quei tempi non erano in molti a potersi permettere una casa intera. Comprarsela, poi, neanche per sogno!”
Era iniziata così per Margaret la sua carriera, su e giù per le scale, dove avrebbe presto imparato il significato delle parole ineguaglianza e ingiustizia.
“A sette anni compiuti ho capito, in un certo senso, qual era il mio posto nel mondo”.
Nelle pagine del libro viene descritto il mondo diviso in due: ai piani bassi, downstairs, nel seminterrato, la folta schiera di maggiordomi, cameriere e servitori oppressi da un orario di lavoro troppo lungo, dalla mancanza di libertà e del salario insufficiente. Per contrasto, ai piani alti, upstairs, i padroni con le loro tradizioni e con i loro riti irrinunciabili, un’esistenza spesa “tra comodità e lussi”. Lucida e senza appello è la critica di Margaret nei confronti dei suoi datori di lavoro (“Loro”) i quali s’interessavano sempre molto di “noi” solo dal punto di vista “del nostro benessere morale”, un po’ meno dal punto di vista del benessere fisico. Tutto ciò rivelava una grande ipocrisia di base e lo snobismo della High Society britannica che considerava la servitù come “una razza a parte, un male necessario”. La voce di Margaret, caso editoriale in patria, che si fa portavoce di un mondo sommerso, downstairs, è un documento ironico, acuto che coinvolge e cattura.
“Secondo quelli di sopra, la servitù non era in grado di apprezzare la bella vita e le comodità: perciò dovevamo mangiare cose alla buona, lavorare e consumare i pasti sottoterra, dormire in camere fredde e disadorne.”
Leggendo Ai piani bassi di Margaret Powell (Below Stairs è il titolo originale del volume) l’attore, scrittore e sceneggiatore britannico Julian Fellowes (Premio Oscar per Gotsford Park) ha tratto ispirazione per scrivere la sceneggiatura di Downton Abbey, serie televisiva di grande successo, irrinunciabile appuntamento glamour. Immerse nel verde del castello di Highclere nello Yorkshire dei primi anni del Novecento si svolgono le imperdibili vicende dell’aristocratica famiglia dei Crowley capitanata dal conte di Grantham e dalla sua temibile madre l’aristocratica Lady Violet (impersonata dall’attrice Premio Oscar Maggie Smith) che hanno appassionato milioni di telespettatori in tutto il mondo (la serie è distribuita in 27 paesi). Un’ambientazione da favola che ancora oggi è in grado di affascinare considerato che Downton Abbey (dal 2 dicembre su Rete4 è partita la seconda attesissima serie) ha ricevuto una pioggia di premi televisivi: Bafta, Emmy, Golden Globes e Guinnes World Record.
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