Alberi a Roma di Paola Lanzara e Lucia Rivosecchi

“Alberi a Roma” (Iacobelli, 2016) raccoglie una serie di “Itinerari di storia e natura tra i monumenti verdi della città”, come recita il sottotitolo del testo, vergati dall’esperta penna della botanica, giornalista e scrittrice Paola Lanzara e accompagnati dai disegni dell’architetto Lucia Rivosecchi: una planimetria per ciascuno dei cinque itinerari con una mappa del sito dove cresce l’albero di volta in volta trattato.

Il primo itinerario del libro parte dal centro di Roma, il Campidoglio. Lanzara si augura che “la vostra visita coincida con l’ora del tramonto”, quando il cielo si tinge di rosa, si attenua il contrasto e i colori si fondono tra il marmo botticino dell’Altare della Patria, gli intonaci e le cornici dei palazzi rinascimentali, i merli delle torri medioevali. Un bellissimo esemplare di Phytolacca dioica, originaria del Sud America, si trova nello spazio racchiuso tra le due scalinate che conducono una alla Chiesa di Santa Maria d’Aracoeli e l’altra alla Piazza del Campidoglio progettata da Michelangelo nel 1536. Nel secondo itinerario, che comprende il Colle dell’Aventino, si erge la Basilica di Santa Sabina, dove accanto alla chiesa “è stato sistemato un piccolo ma bellissimo parco che i romani chiamano “Il Giardino degli Aranci”, per i numerosi alberi di arancio, di sicura origine orientale, che vi sono stati piantati. Dal giardino è possibile godere di un eccezionale panorama che spazia dell’ansa del Tevere alla Basilica di San Pietro. Nel successivo itinerario Villa Sciarra, situata sulle pendici del colle gianicolense, parco pubblico dal 1932, ospita l’esotica eleganza di due piante di Ginkgo biloba, pianta proveniente dal lontano oriente, abbastanza insolita nei giardini capitolini. Le sue caratteristiche foglie bilabiate in autunno diventano di un giallo chiaro e luminoso, mantenendosi sull’albero.

“In quel periodo sembra un albero tutto d’oro”.

Nel penultimo itinerario Villa Aldobrandini, eretta nel 1575, è uno dei pochi casi di giardino pensile nel tessuto urbano. Nella Villa, posta sull’estremità del Colle del Quirinale, che si affaccia sui Mercati Traianei e la salita di Magnanapoli, si può ammirare l’arbusto di eritrina dal fogliame caduco e trifogliato. In estate l’esotica pianta si veste di grappoli carnosi scarlatti. L’ultimo itinerario porta chi legge a Villa Borghese per passeggiare nella Valle dei platani e in Via dell’Arancera, dove si distingue “nel mare di verde della Villa” l’acero americano, albero monumentale che misura 4,60 metri di circonferenza. Qui i platani, importanti cittadini romani ricordano al visitatore la loro longevità.

“Riuscite a pensare a Roma senza platani?”.

Ora che è giunta la bella stagione primaverile, un’ultima menzione spetta al ciliegio che con i suoi fiori rosa allieta i viali della nostra città. L’albero il cui legno odora di mela è visibile nel quartiere Prati e nel signorile quartiere dei Parioli, ove il tenero colore “ha teso un nastro lungo via Panama”. Accanto ai monumenti storici dell’Urbe il libro, tutto da leggere, invita a volgere uno sguardo attento a tali giganti verdi, silenziosi e purtroppo spesso sofferenti testimoni di una metropoli in affanno ma ugualmente di una bellezza struggente. Inoltre il lettore può trovare interessanti notizie di botanica, di storia

“la leggenda vuole che la Lupa, all’ombra di un albero di fico, abbia allattato Romolo e Remo”

e di architettura riguardanti l’Urbe. Com’è scritto nella Prefazione a cura di Massimo De Vico Fallani, il volume è un colto indicatore della topografia arborea della città e quindi un monito per la tutela e la conservazione degli alberi e delle piante, suggerendo a tutti che più alberi vi sono in una città, più quest’ultima sarà bella. A maggior ragione se questa città è Roma.

“L’universalità di Roma non è soltanto quella che si manifesta nella grandiosità dei suoi monumenti ma anche nelle sue meno conosciute curiosità vegetali”.