Forse la Terra è l’inferno di un altro pianeta.
Con questa frase folgorante lo scrittore Aldous Huxley apriva una riflessione perturbante che schiudeva nuove frontiere per il pensiero moderno. Huxley può considerarsi il primo “profeta del futuro;” con il suo romanzo Il mondo nuovo (1932) prefigurava una società umana ordinata e perfetta guidata da una dittatura scientifica che la amministrava in un’armonia del tutto apparente.
Nella sua narrativa Huxley seppe andare oltre gli orizzonti dell’umano per varcare le frontiere del post-umano, con un anticipo sorprendente considerando l’epoca in cui visse. Il “mondo nuovo” immaginato da Huxley corrispondeva all’epoca 2540 d.C. e assumeva contorni inquietanti e apocalittici.
Lo scrittore tradusse in letteratura alcune tendenze del proprio tempo, caratterizzato da una nuova rivoluzione industriale che esasperò i concetti di produttività e consumismo. L’automazione della catena di montaggio, che a breve sarebbe diventata un nuovo modello di produzione con il “fordismo”, in Huxley diventa il simbolo di una società massificata che non dà più peso al singolo individuo e alla sua volontà.
Ma chi era Aldous Huxley e come poté immaginare una società così sorprendentemente attuale? Scopriamo la sua biografia, i libri scritti e il pensiero.
Aldous Huxley: vita e opere
Aldous Huxley nacque il 26 luglio 1894 nel Surrey, a Est dell’Inghilterra, in una famiglia di scienziati. Si dice che suo nonno, l’eminente biologo marino Thomas Henry Huxley, fosse un amico di Charles Darwin.
In gioventù Huxley sembrava destinato a una luminosa carriera nel campo della medicina, come suo fratello Andrew, genetista che avrebbe vinto il Nobel nel 1963. Una grave malattia agli occhi e alcuni problemi alla vista però cambiarono i suoi piani. Nel 1915 Huxley si laureò in Letteratura presso il Balliol College di Oxford, seguendo una tendenza diversa rispetto a quella familiare, che l’avrebbe portato ugualmente al successo.
La scienza e la tecnologia, però, erano presenti in tutti i suoi scritti. Huxley iniziò a scrivere i primi racconti a soli diciassette anni (portò a termine persino un romanzo mai pubblicato) e, solo più tardi, attorno ai vent’anni cominciò a concretizzare le sue aspirazioni letterarie. Nel 1921 pubblicò il suo primo romanzo, Giallo Cromo, una satira della vita degli intellettuali inglesi negli anni Venti del Novecento, tra cui compariva anche Lady Ottoline Morrell del Bloomsbury Group. Presto i suoi interessi iniziarono a mescolare dinamiche sociali e scientifiche facendone un tutt’uno, fu uno dei primi autori a individuare il potenziale - anche nefasto - insito nelle nuove tecnologie.
Huxley era un valente critico letterario, scrivendo sulla rivista Westminster Gazette divenne amico di D. H. Lawrence con cui compì anche alcuni viaggi in Italia. L’amicizia di Lawrence e i viaggi in Italia furono di ispirazione per il suo terzo romanzo Foglie Secche (1925) (Those Barren Leaves, il titolo deriva da una poesia di Wordsworth Ndr) un’altra satira della vita borghese in cui lo scrittore concepiva il prototipo di uomo medio come un animale addomesticato.
Pochi anni dopo, nel 1932, Huxley scrisse il suo capolavoro Brave New World, Il mondo nuovo, il cui titolo si ispirava a una citazione de La Tempesta di Shakespeare.
Nel libro, cui avrebbe fatto seguito Ritorno al Mondo nuovo, Huxley descriveva un’umanità futura che aveva perduto ogni contatto con la Natura ed era ormai sottoposta a un rigido controllo da parte dello Stato, il quale, basandosi su un sistema scientifico, cancellava del tutto la volontà del singolo individuo. Nelle pagine emerge tutta la sfiducia dell’autore nei confronti della tecnologia e della politica che stavano assumendo un ruolo sempre più determinante nel XX secolo.
Recensione del libro
Il mondo nuovo - Ritorno al mondo nuovo
di Aldous Huxley
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Huxley si trasferì in California con la moglie Maria Rys ; in quello stesso periodo divenne seguace del maestro indù Swami Prabhavananda, iniziò a praticare meditazione e divenne vegetariano. Le sue opere in seguito furono minacciate dal suo crescente misticismo e anche dalle sue sperimentazioni con le droghe psichedeliche.
Il suo ultimo romanzo, L’isola (1962), riprendeva i temi de Il mondo nuovo immaginando una società utopica dell’Oceano Pacifico che vive nella bellezza e nell’armonia: il sogno della società ideale tuttavia naufraga in un finale amaro. Aldous Huxley non aveva una visione rasserenante del futuro, e nei suoi libri sembrò anticipare molte tematiche con il quale l’uomo del XXI si sarebbe trovato a convivere come il dominio delle tecnologie, l’eugenetica, l’alienazione e le pandemie.
Persino la morte di Huxley sembra anticipare un capitolo interessante del nostro presente: il dibattito sull’uso delle droghe a scopi curativi o come terapie anti-dolore.
Lo scrittore era affetto da una grave forma di cancro alla laringe che, nelle fasi più estreme della malattia, gli aveva precluso persino la possibilità di parlare. Sdraiato a letto, nei suoi ultimi giorni di vita, fece segno alla moglie di somministrargli 100 microgrammi di LSD per via intramuscolare. Aldous Huxley morì il 22 novembre 1963, poche ore dopo l’assassinio del Presidente Kennedy. Tre anni dopo la morte di Huxley l’uso di LSD fu ufficialmente vietato in California. Huxley aveva già parlato degli effetti delle droghe nel suo libro di stampo saggistico Le porte della percezione (The doors of perception, Ndr) in cui trattava dell’uso di sostanze psichedeliche, in particolare della mescalina. Il testo di Huxley era improntato in modo particolare sugli effetti delle droghe sulla mente e sulle emozioni umane: ne Il mondo nuovo l’autore concepiva le droghe come il tentativo di creare una felicità artificiale, mentre nell’Isola diventano una sorta di rito sacro che consente di trovare un rapporto con l’armonia universale. L’ultimo capitolo della vita di Huxley dischiude un’interessante riflessione anche sul loro uso farmacologico.
Nella conclusione del saggio Le porte della percezione Huxley teorizzava una possibile liberalizzazione delle droghe psichedeliche e, inoltre, si interrogava sulla possibilità di sviluppare una tecnologia finalizzata all’accrescimento della consapevolezza e della spiritualità. Una nuova generazione di scienziati, sosteneva Huxley, forse vi sarebbe riuscita.
L’attualità del Mondo nuovo di Huxley
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Nel suo romanzo distopico e visionario, pubblicato nel 1932, Huxley immaginava un sistema di caste scientificamente preordinato che andava da una classe dirigente altamente intelligente (gli alpha) a un sottogruppo di servi della gleba ottusi (gli epsilon) programmati per amare il loro lavoro umile e asservito.
A tutto ciò l’autore aggiungeva la brutalità di un consumismo smisurato che alimenta la produzione, bambini perfetti sviluppati in bottiglia, una droga che conferisce beatitudine istantanea senza effetti collaterali. Agli occhi di un lettore degli anni Trenta doveva apparire uno scenario da incubo: ma ora la lettura risulta ancora più inquietante, perché lo scenario apocalittico designato da Huxley non è più così inverosimile. Il mondo nuovo di Aldous Huxley è così diverso dal mondo in cui ora stiamo vivendo?
I progetti di potenziamento genetico (la cosiddetta “eugenetica”) che per Huxley era solo una vaga ipotesi, il progresso scientifico all’avanguardia, i discorsi sull’immortalità e sull’allungamento della vita, fanno parte del “progresso” che stiamo vivendo. Nella società pianificata vaneggiata da Huxley “Tutti sono felici ora”, sostiene l’autore nel descrivere un mondo in cui tutti sono liberi da malattie e preoccupazioni. Questa perfezione tuttavia ha un voltafaccia inquietante. E ora, in una società in cui tutti ambiamo alla nostra bella porzione di felicità come se ci ritagliassimo una grande fetta di torta, viene spontaneo domandarci: a quale prezzo?
La felicità perfetta e inscalfibile teorizzata da Aldous Huxley ci appare inaccettabile, soprattutto se data a quelle condizioni di sottomissione. Ora Il mondo nuovo ci appare sotto molti aspetti come un libro profetico, perché anticipa un futuro dai contorni drammaticamente attuali in bilico tra utopia e distopia: la felicità perfetta si scontra con il demone del controllo e della sottomissione, con l’incapacità di ribellarsi a un sistema che sovrasta l’individuo stesso.
Il Mondo nuovo: il pensiero di Huxley
Nella narrazione di Huxley spetta al selvaggio John ribellarsi, affermando il valore della “Libertà” che passa anche attraverso la Letteratura e l’Arte. Il governo mette a tacere e soffoca la cultura, soprattutto quella umanistica, perché può rivelarsi pericolosa per la “stabilità” del popolo innescando nella testa delle persone domande e pensieri divergenti. Un mondo in cui tutti sono “felici” è un luogo in cui nessuno si pone domande e nessuno è veramente libero. La felicità del Mondo nuovo è una forma di controllo, di anestetico, una felicità effimera basata sulla gratificazione immediata e l’idillio dei sensi.
Questa perenne gratificazione può davvero dare significato alla vita umana? Sarà John a ribellarsi all’ordine delle cose scegliendo il suicidio. Il suo sacrificio annulla ogni lieto fine e si fa metafora della visione pessimistica di Aldous Huxley del “mondo a venire”.
Sono trascorsi quasi cento anni dalla prima pubblicazione di Brave New World (edito nel 1932 a Londra dall’editore Chatto & Windus) e quanto ci siamo avvicinati a quello scenario? Siamo diventati dei consumatori svagati e oziosi, sempre più convinti di poter acquistare il piacere e ottenerlo senza fatica. Nella visione di Huxley la gente ricercava Dio e la spiritualità nelle droghe e non in sé stessa: tutto era diventato consumo, tutto era diventato prodotto, un mero scambio di merce. Persino in questa funzionalità apparente si annidava tuttavia un’insoddisfazione strisciante. Sarà John, personaggio proveniente da una tribù arcaica e legata alla natura, il primo a rivendicare la necessità del libero arbitrio, della paura e dell’angoscia come componenti essenziali della vita umana.
Del mondo “perfetto, sontuoso e profumato” che gli viene proposto, come un pacco regalo splendente pronto da scartare, John dirà:
Qui niente costa abbastanza.
Lo scrittore-profeta del futuro forse aveva visto scorto all’orizzonte ciò che non avrebbe mai voluto vedere: una società così perfettamente e tecnicamente funzionale da essere capace di annientare sé stessa. Nel suo libro, però, ci forniva la chiave per la liberazione attraverso gli strumenti della cultura e l’esercizio della libertà individuale. Forse questo “mondo nuovo” siamo ancora in tempo per cambiarlo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aldous Huxley: vita, libri e pensiero sul “Mondo nuovo”
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