

Jules Verne aveva previsto tutto. Lo scrittore, scomparso il 24 marzo di 120 anni fa, ha delineato nei suoi tanti romanzi un’immagine del futuro verosimile e incredibilmente aderente alla realtà contemporanea, anticipando di oltre un secolo le invenzioni tecnologiche più fortunate.
Così, tra le sue pagine troviamo sottomarini a propulsione elettrica, veicoli ad aria compressa, viaggi nelle profondità della terra o trasvolate in pallone aerostatico, illuminazione elettrica, ascensori. Ma anche viaggi nello spazio. In Dalla terra alla luna e nel successivo Intorno alla luna immagina l’allunaggio avvenuto 104 anni dopo. E sì, aveva previsto anche i viaggi su Marte.
Verne e la sua Parigi troppo moderna
Il largo anticipo con cui riesce a definire le future scoperte ha dell’incredibile. Raccontate con la naturalezza dell’invenzione nei libri della serie dedicata ai Viaggi straordinari, le innovazioni valicano i confini della mera fantasia e al pubblico di oggi sembrano ovvie, tanto da farci dimenticare che sono state scritte nell’Ottocento. Dicono molto dell’autore, rivelando un accanito lettore di riviste scientifiche e un fine conoscitore dei suoi tempi, capace di intuire futuri sviluppi tecnologici.


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Un libro, in particolare, è un vero e proprio scrigno di sorprese: Parigi nel XX secolo. A torto poco noto, ha una storia piuttosto singolare. Verne lo propone al suo editore già nel 1863, ma il testo ambientato in un allora lontanissimo 1960 presenta una capitale francese completamente rinnovata e travolta da un futuro tecnologico. L’atmosfera pessimistica non convince l’editore, che teme un calo di interesse nei lettori e convince Verne: il libro è troppo moderno anche per lui che sulle conquiste scientifiche ha basato la sua fortuna creando un vero e proprio genere letterario. Dovrà aspettare almeno vent’anni per la pubblicazione.
Lo scrittore lo ripone in cassaforte e lì rimane per lungo tempo, fino al ritrovamento da parte di un nipote. Verrà dato alle stampe solo nel 1994 in Francia. In Italia è disponibile nella versione Feltrinelli (traduzione di Bruno Amato, 2023).
Treni ad aria compressa e pale eoliche ante litteram
Nel libro ci sono metropolitane sospese con locomotive ad aria compressa. Quattro linee ferroviarie cingono la città permettendo collegamenti rapidi ed efficaci. I treni sono sospesi a cinque metri dalla case, su rotaie sostenute da eleganti colonne di bronzo galvanizzato e tenute assieme da armature traforate.
Quel viadotto, sostenuto da semplici colonne, sicuramente non avrebbe retto ai mezzi di trasporto di un tempo, che richiedevano locomotive di gran peso ma, grazie all’applicazione di nuovi propulsori, i convogli s’erano molto alleggeriti; si succedevano a distanza di dieci minuti, portando nelle loro vetture veloci e comodamente allestite fino a mille passeggeri.
Le case che si affacciavano sulla via ferrata non soffrivano né per il vapore né per il fumo, per il semplicissimo motivo che di locomotive non ce n’erano. Le vetture procedevano con l’aiuto dell’aria compressa, grazie a un sistema Willliam che, propugnato dal celebre ingegnere belga Jobard, era fiorito verso la metà del diciannovesimo secolo.
Proprio l’aria è al centro di installazioni che ne permettono lo stoccaggio e strizzano l’occhio alle moderne pale eoliche:
Millettoocentocinquantatrè mulini a vento, eretti nella piana di Montrouge, la incanalavano con delle pompe in quei vasti serbatoi.
Verne ha gioco facile per la descrizione dell’illuminazione pubblica. A Parigi l’installazione inizia pochi anni dopo, ma è presumibile che se ne parli con largo anticipo. E un beneinformato come Verne di certo è al corrente dei tentativi e dei progetti.
I negozi e i lampioni lampeggiavano con una luminosità incomparabilmente limpida; erano collegati mediante fili sotterranei; nello stesso momento, i centomila lampioni di Parigi si illuminavano tutti di un colpo.
Auto ad idrogeno, silenziose e maneggevoli
Per i boulevard i cittadini guidano auto a idrogeno. Impossibile non fare riferimento alle attuali politiche di mobilità sostenibile.
La gran parte delle numerosissime vetture che solcavano le carreggiate dei viali procedeva senza cavalli; si muovevano spinte da quella forza invisibile, grazie ad un motore ad aria, dilatata dalla combustione del gas.
Niente caldaia, fuoco o combustibile.
Alcuni distributori di gas disposti nelle diverse autostazioni fornivano l’idrogeno necessario.
Risultato? Costi ridotti e maggiore maneggevolezza
Questa, dunque, era facile, semplice e maneggevole; il meccanico, sistemato sul suo sedile, manovrava una ruota direttrice; un pedale collocato sotto il piede gli permetteva di modificare istantaneamente il senso di marcia del veicolo.
Ci sono anche l’antenato del fax e gli abiti in filato di ferro. Non sfugge alla trasformazione neppure la geometria urbana, con grattacieli e l’edificio di vetro di fronte al Louvre, così simile alla piramide che oggi ne segna l’ingresso accogliendo i visitatori. E al posto della Tour Eiffel c’è un faro altissimo.
Niente libri nella Parigi del futuro
Ma c’è un però: non si trovano i libri, i classici in particolare. Librerie e biblioteche ne sono sprovviste a favore di manuali di meccanica, tecnologia, scienza. Niente Victor Hugo, Balzac, de Musset, Lamartine. E vita dura per i lettori nella Parigi delineata da Verne.
Il dialogo tra il protagonista, il poeta Michel Dufrénoy, e un libraio è illuminante grazie ad un’ironia che si fonde con l’amarezza:
“Cosa desiderate, signore?” domandò l’impiegato, responsabile della Sezione Richieste.
“Vorrei le opere complete di Victor Hugo,” rispose Michel.
L’impiegato spalancò gli occhi. “Victor Hugo?” disse. “E cos’è che ha fatto?”
“È uno dei grandi poeti del diciannovesimo secolo, anzi il più grande,” rispose arrossendo il ragazzo.
“Voi lo conoscete?” domandò l’impiegato ad un collega, responsabile della Sezione Ricerche.
“Mai sentito nominare.” Rispose questi. “Siete sicuro che si chiami così?” domandò al ragazzo.
Inizia qui il desiderio del giovane protagonista di organizzare, assieme a pochi alleati, una resistenza culturale che è poi anche il messaggio del libro. Lo scrittore che più di altri confida nelle capacità dell’uomo e nella tecnologia qui mette in guardia i suoi contemporanei dal rischio di una società interamente dedicata al profitto e incapace di apprezzare cultura e bellezza.
Jules Verne aveva previsto anche la deriva del progresso che, se non adeguatamente sorvegliato, può portare a un inaridimento delle coscienze. Il suo monito vale oggi più di ieri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Parigi del futuro nei romanzi di Jules Verne: cosa aveva previsto
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