Alexander Platz, aufwiederseen. Il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino che aveva diviso la capitale tedesca per quasi trent’anni e finiva per sempre la divisione tra Germania Est e Germania Ovest. Ma una traccia di quella “Berlino Est”, sussurrata e fantasmatica, permane nella canzone Alexander Platz scritta da Franco Battiato e cantata superlativamente da Milva: come ti trovi a Berlino Est? “Alexander Platz, aufwiederseen”
Un ritornello indimenticabile che ci restituisce l’atmosfera cupa e straniante di quegli anni divisivi, nel melodico e struggente aufwiederseen, “arrivederci”, troviamo lo smarrimento dinnanzi a una separazione ingiusta che metteva a dura prova il popolo tedesco, improvvisamente cittadino di una patria divisa, ma anche il disperato desiderio di libertà che la gente doveva provare in quel periodo.
Prima del 1989 la vita a Berlino Est, come testimonia questa canzone, era faticosa e difficile, molto diversa dall’esistenza più agiata che vivevano le persone nella Germania Ovest posta sotto il controllo occidentale e democratico. Una Berlino vivace, libera, consumista a Ovest si opponeva a una tetra e fredda Berlino Est, governata dagli oppressivi regimi comunisti.
“Alexander Platz”: Battiato e l’ispirazione di Döblin
Nella canzone, Battiato rafforza questa sensazione di gelo ed estraniamento attraverso un verso dall’efficacia quasi sinestetica: “c’era la neve”, che rammenta la celeberrima Auschwitz di Francesco Guccini.
Il testo ci restituisce la stessa atmosfera poetica, propria dei paesi di frontiera, avvolti da un velo di tristezza insondabile che troviamo nella splendida canzone Prospettiva Nevskij, anch’essa ambientata in un giorno d’inverno a San Pietroburgo nel pieno del socialismo sovietico. Alexander Platz ripropone lo stesso schema ideologico di Prospettiva Nevskij parlandoci della fine di un mondo - l’alba dentro l’imbrunire - e l’inizio di un altro. Il gesto compiuto dalla donna, “faccio quattro passi a piedi fino alla frontiera”, è una sfida: lei sa di non poter valicare il confine, eppure si avvicina pericolosamente alla barriera del Muro e la musica pulsa seguendo il ritmo dei suoi passi, come se volesse riprodurre il battito ansioso del suo cuore.
Le atmosfere cupe della canzone furono suggerite a Franco Battiato da un romanzo di Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, divenuto ormai un classico della letteratura.
Alexander Platz divenne il brano pilota del disco di Milva, Milva e dintorni, inciso nel 1982, dunque sette anni prima dell’abbattimento del Muro. La partitura musicale era invece la riproduzione di un pezzo di Alfredo Cohen, intitolato Valery, del 1979.
“Alexander Platz”: il testo di Franco Battiato
E di colpo venne il mese di febbraio
Faceva freddo in quella casa
Mi ripetevi: “Sai che d’inverno si vive bene come di primavera”
Sì, sì, proprio così
La bidella ritornava dalla scuola un po’ più presto per aiutarmi
“Ti vedo stanca, hai le borse sotto gli occhi
Come ti trovi a Berlino Est?”Alexander Platz, aufwiederseen
C’era la neve
Faccio quattro passi a piedi
Fino alla frontiera
“Vengo con te”E la sera rincasavo sempre tardi
Solo i miei passi lungo i viali
E ti piaceva
Spolverare, fare i letti
Poi restarmene in disparte come vera principessa
Prigioniera del suo film
E aspetti all’angolo come Marlene
“Hai le borse sotto gli occhi
Come ti trovi a Berlino Est?”Alexander Platz, aufwiederseen
C’era la neve
Ci vediamo questa sera fuori dal teatro
“Ti piace Schubert?”
“Alexander Platz”: analisi e commento della canzone
Idealmente la canzone di Battiato parlava di una coppia di intellettuali che compie consapevolmente la scelta di andare a vivere a Berlino Est per sposare l’ideologia comunista. Si ritrova così a vivere in una grande casa gelida, dove l’inverno è molto freddo, perché gli alloggi forniti dal partito erano privi di qualsiasi comodità.
La donna, in particolare, vive questa nuova situazione con disagio; un tempo era abituata ai comfort di una vita agiata, cui ha rinunciato per una ragione ideologica. Torna a casa sempre tardi la sera dopo il lavoro in un’atmosfera spettrale, però la consola l’idea di sentirsi protagonista del suo film personale: si paragona a Lily Marlene, la protagonista della canzone di Marlene Dietrich, che attende il suo uomo sotto un lampione. La canzone divenne un inno di resistenza per le truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale e, in un certo senso, lo è ancora mentre la donna, con le occhiaie e il fiato corto, in una gelida Berlino Est dice “ti aspetto all’angolo come Marlene”.
Anche il riferimento finale di Alexander Platz è un rimando alla musica, la canzone si chiude infatti con una domanda: “Ti piace Schubert? ”
Battiato riprende il titolo di un celebre romanzo della scrittrice francese Françoise Sagan, pubblicato negli anni Sessanta: Vous aimez Brahms?
Nella Germania Est si ascoltava solo musica tradizionale, quindi musica classica, grandi nomi come Schubert; mentre la musica contemporanea pop e rock era bandita dal regime. Il riferimento a Schubert è dunque simbolo del particolare approccio pedagogico e ideologico del regime comunista; ma qui Battiato decide di declinarlo come un invito. “Ti piace Schubert?” domanda la donna e sembra invitarci a entrare con lei in un teatro, un luogo dove si respira la libertà e la cultura e che le permette di evadere dalla sua condizione di prigionia.
“Berlin Alexanderplatz”: il libro di Alfred Döblin
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Alla celebre piazza tedesca, oggi famosa per la sua Torre della televisione, era dedicato il romanzo di Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, che ispirò Battiato nella composizione della canzone.
Alcune citazioni del romanzo di Döblin sono oggi riportate sulla facciata dell’antica Haus der Elektroindustrie. Proprio grazie ad Alfred Döblin la piazza entra nell’immaginario collettivo poiché la rende protagonista del suo romanzo rivoluzionario, edito nel 1929.
La Alexander Platz cantata da Battiato ha le stesse atmosfere sognanti e surreali del romanzo di Döblin che dava corpo all’incapacità delle persone di abitare lo spazio urbano in cui vivevano. Lo scrittore e drammaturgo tedesco restituiva l’immagine di un’umanità alienata: la pluralità delle norme burocratiche e sociali opprimono l’individuo che rivela tutta la sua fragilità, non trovando nella realtà oggettiva della metropoli nessun conforto ai propri bisogni affettivi.
Le pagine di Berlin Alexanderplatz sembrano profetizzare, in maniera inquietante, l’avvento del muro di Berlino:
Da un lato, il sottopassaggio: un’unità stabile e ben ponderata, in cui ogni bullone e ogni mattone se ne sta al suo posto e partecipa dell’intero. Dall’altro, gli uomini: parti e particelle sempre scisse l’una dall’altra, inconciliabili schegge di un intero che non è mai dato. Sanno stabilire una connessione tra muri, archi e pilastri, ma sono incapaci di organizzare se stessi in una società.
L’ambiente urbano alienato descritto da Döblin è ciò che ha ispirato a Franco Battiato l’atmosfera gelida, fantasmatica e sognante che ha fatto il successo di Alexander Platz. La ragione per cui non possiamo fare a meno di ascoltare e riascoltare quel ritornello ipnotico Alexander Platz, aufwiederseen è dovuta alla combinazione geniale tra un grande compositore, una talentuosa cantante e, naturalmente, uno scrittore che ha trasformato un “luogo” in un “simbolo universale”.
Recensione del libro
Berlin Alexanderplatz
di Alfred Döblin
“Alexander Platz”: la canzone di Milva
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Alexander Platz”: dal romanzo di Döblin alla canzone di Milva
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