In All’ombra delle fanciulle in fiore, secondo volume di "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust, il narratore protagonista Marcel incontra il suo idolo letterario, Bergotte, e lascia Gilberte perché si scopre innamorato di Albertine.
La trama si infittisce sempre di più e anche la scrittura: Marcel incontra Berma, attrice di successo e lo scrittore Bergotte; il cuore artistico e pulsante di Parigi non è più un sogno per Marcel che lascia Gilberte, quando viene invitato dalla madre di quest’ultima, Odette de Crecy, che vuole un vero e proprio fidanzamento e un impegno da parte del giovane.
Marcel lascia la ragazza e parte con la nonna verso Balbec, posto di mare.
Qui si annoia molto finché trova altri giovani come lui come Robert de Saint Loup, della famiglia dei Guermantes. Conosce Albertine e subito si innamora di questa strana e libertina ragazza che scorrazza per Balbec.
Scritto così sembra facile, ma la scrittura di Proust diviene sempre più difficile, uno stile unico che magari qualche lettore potrebbe trovare anche difficile.
Prendiamo un passaggio molto bello:
"La felicità non può attuarsi mai. Anche se le circostanze vengono superate, la natura trasporta la lotta dall’esterno all’interno e, a poco a poco, muta il nostro cuore abbastanza perché desideri una cosa diversa da ciò che gli vien dato di possedere. E se la vicenda è stata così rapida che il nostro cuore non ha avuto il tempo di mutare, non per questo la natura dispera di vincerci, in una maniera più tardiva, è vero, più sottile, ma altrettanto efficace. Allora, all’ultimo istante il possesso della felicità ci vien tolto, o piuttosto, a questo stesso possesso la natura, per un’astuzia diabolica, dà incarico di distruggere la felicità. Avendo fallito in tutto quanto rientra nel campo dei fatti della vita, la natura crea un’estrema impossibilità, l’impossibilità psicologica della felicità. Il fenomeno della felicità non s’avvera o dà luogo alle reazioni più amare"
Sulla gelosia che prova già per Albertine, Proust scrive:
"Un dolore causato da una persona amata può essere amaro, anche quando si inserisce in mezzo a preoccupazioni, occupazioni, gioie che non abbiano per oggetto quell’essere e da cui la nostra attenzione solo di tanto il tanto si distoglie per tornare a lui, ma quando un simile dolore nasce nel momento in cui la felicità di vedere quella persona ci colma per intero, l’improvvisa depressione che allora pervade la nostra anima, fino a quell’istante soleggiata, protetta e calma, determina in noi una furibonda tempesta contro cui non sappiamo se saremo capaci di lottare fino all’ultimo."
Questa parte del romanzo vinse il premio Goncourt nel 1919.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: All’ombra delle fanciulle in fiore: riassunto del secondo volume del capolavoro di Marcel Proust
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