La poesia Amo in te è una dichiarazione d’amore e, al contempo, una sfida alle incertezze della vita. Il poeta turco Nazim Hikmet scrisse questa lirica nel 1960 e la dedicò a Vera Tulyakova, sua musa ispiratrice, che sarebbe presto diventata la sua ultima moglie.
Le poesie di Hikmet erano canti di lotta, di resistenza e soprattutto d’amore: la maggior parte delle sue liriche fu scritta tra le sbarre del carcere o nella costante angoscia dell’esilio. Ogni suo verso libero, che rinnovava la tradizione confluendo in un nuovo genere di poesia popolare, era scritto con il sangue in nome della libertà e destinato all’umanità intera. “Amo l’azione”, scriveva Hikmet chiuso nell’antro buio e claustrofobico di una cella, “amo il pensiero, amo la mia lotta”.
E concludeva quei suoi versicoli con un inno all’amore universale:
Sei un essere umano nella mia lotta,
ti amo.
Questo sentimento d’amore scorre come un fiume impetuoso, una colata lavica in tutti i suoi versi e si riversa sul lettore che non può fare a meno di accoglierlo e di esserne travolto. Perché l’amore cantato da Nazim Hikmet è innanzitutto brama di vita, di libertà, desiderio di giustizia e di assoluzione. È fatto di quella fibra resistente, indistruttibile, di cui sono composte le speranze, i sogni e tutte quelle cose che ci tengono in vita persino nel mezzo dell’oscurità più buia. Posto a stretto contatto con la realtà ineludibile della propria solitudine, ignorato dal mondo e dimenticato dagli uomini, nell’angusto spazio della sua prigionia Hikmet scriveva versi pieni d’amore nei quali si riversava il sole, la vita, lo sguardo luminoso di una donna da tempo desiderata.
Persino il dittatore Kemal Atatürk, che lo perseguitava, dovette riconoscere che Hikmet era “il più grande poeta turco”: peccato, aggiunse Atatürk con spregio, che sia comunista. Di certo Nazim Hikmet era un “comunista romantico” che ripose il proprio impegno civile nella fede in un ideale: credeva in una Turchia libera e democratica, motivo per cui i suoi versi erano invisi dal regime, considerati pericolosi. Persino nei suoi più struggenti canti d’amore è infatti possibile scorgere un inno alla libertà e al pensiero democratico. Hikmet non fu solamente esiliato e perseguitato, costretto a vivere i suoi ultimi giorni a Mosca senza mai rivedere la propria casa sul Bosforo, nella sua patria le poesie furono censurate per anni. Per ottenere una riabilitazione completa della figura di Hikmet in Turchia bisognerà attendere il 2009.
L’amore cantato da Nazim Hikmet è dunque amore per la libertà, ma anche per una donna, Vera, che lo accompagnò come un sogno proibito nei lunghi giorni e nelle interminabili notti di prigionia.
Scopriamo testo, analisi e commento di Amo in te, la sublime dichiarazione d’amore a lei dedicata. La poesia è ora contenuta nella raccolta Poesie d’amore (Mondadori, 1964) con la traduzione di Joyce Lussu.
Amo in te di Nazim Hikmet: testo
Amo in te
l’avventura della nave che va verso il poloamo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperteamo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.amo in te l’impossibile
ma non la disperazione.
Amo in te di Nazim Hikmet: analisi e commento
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Il dialogo con la figura femminile è una costante della poesia di Nazim Hikmet, forse mutuata dalla tradizione delle halk hikayesi, le fiabe turche.
Nella visione della donna amata confluiscono amore, morte, sacrificio, lotta, dunque un elogio a ogni cosa esistente e creata. Non è certamente un caso che ogni verso di Amo in te appaia, sottotraccia, come un inno inesausto alla libertà: il riferimento alla nave che sembra dirigersi verso mete avventurose (come il polo nord) e mai viste è una chiara metafora, così come l’allusione alle cose lontane e all’impossibile.
La poesia non si compone soltanto di immagini astratte: nell’ultima strofa la donna appare presente, si fa carne e sangue, e il poeta sembra descrivere un amore più sensuale che, tuttavia, passa anzitutto attraverso lo sguardo. Gli occhi della donna amata irradiano luce dorata “come un bosco pieno di sole”, diventano quindi un’altra immagine di vita, salvezza, libertà.
Il distico finale fa riferimento alla contrapposizione tra “impossibile” e “disperazione”, che spesso tendono a convergere, ma il poeta cerca a ogni costo di distanziarli. La disperazione può infatti essere il rovescio della medaglia, la condanna dei sognatori che anelano all’ignoto - al mai visto - e devono confrontarsi con una realtà rigida, amara. Il poeta dichiara di amare la sua donna - ma forse il riferimento è anche a sé stesso - nella vastità sconfinata del sogno e non nell’abisso della disperazione.
Questa lirica di Hikmet ricorda un celebre quadro di Jack Vettriano, The singing butler (1992), che raffigura un uomo e una donna mentre danzano abbracciati sulla spiaggia e vengono minacciati da una tempesta imminente.
È la donna, vestita di rosso, a condurre il gioco e sembra trascinare persino il suo accompagnatore-amante in un tango che pare simulare la danza instabile della passione. Una cameriera, poco distante, regge un ombrello che viene sollevato da raffiche di vento: dall’altro lato un maggiordomo compie lo stesso gesto. Con questo quadro Vettriano voleva presumibilmente raffigurare l’incertezza insita in ogni relazione, sulla quale spira sempre un vento minaccioso di instabilità.
Nella poesia Amo in te Hikmet compie un ritratto analogo: ricorda che l’essere amato è vicino e al contempo inafferrabile - come un esploratore audace che naviga verso terre lontane - e che amare qualcuno significa conoscere anche il fondo dei suoi abissi, il suo dolore, dunque la “disperazione” (citata, non a caso, proprio come ultima parola del canto). Tutta l’intensità del sentimento amoroso viene giocata proprio tra questi due estremi, riportati nel distico finale: l’impossibile e la disperazione. Proprio come nel quadro di Vettriano, i due amanti appaiono uniti in un ballo selvaggio - che unisce felicità e dolore - contro le tempeste della vita. Ma chi ama davvero non può tollerare il dolore dell’altro, perché diventerebbe anche il proprio: per questo Hikmet conclude la lirica dicendo di amare l’impossibile e non la disperazione.
Amo in te non fu dedicata a una presenza astratta o immaginifica, ma a una donna reale che Nazim Hikmet dovette corteggiare per molto tempo: si chiamava Vera Tulyakova e, come ogni amore tormentato, divenne la sua musa ispiratrice.
Amo in te di Nazim Hikmet: la dedica a Vera Tulyakova
A proposito di Vera, che sarebbe diventata la sua ultima moglie, Hikmet scrisse:
Ho trascorso un lungo periodo della mia vita in prigione. Tra le sbarre ho visualizzato un’immagine femminile per diciassette anni. Era un modo per consolare il mio cuore. Cos’altro può fare una persona in carcere? Sognavo continuamente, visualizzavo una donna nella mia mente. Ed ecco che all’improvviso mi è apparsa.
Quando Hikmet conobbe Vera Tulyakova, dagli occhi azzurri, i capelli dorati, la carnagione diafana, non ebbe dubbi: era lei la sua visione. Iniziò a farle un corteggiamento serrato che lei tenacemente rifiutava. I due avevano trent’anni di differenza e, all’epoca, Hikmet era già al suo terzo matrimonio e lei non voleva diventare un’altra delle sue conquiste. Lui però non mollava: le inviava fiori, poesie, cioccolatini e sembrava avere la capacità di materializzarsi dovunque lei si trovasse.
Vera era il suo tormento, la sua ossessione, ma anche la sua musa ispiratrice, qualcosa di cui lui non poteva assolutamente fare a meno.
Nel 1960 Nazim e Vera si sposarono. Il matrimonio, purtroppo, ebbe breve durata perché i problemi cardiaci di Hikmet peggiorarono: il suo cuore malato faceva le bizze proprio ora che doveva essere risanato dall’amore. Ma forse è uno dei difetti congeniti dei poeti, quello di avere troppo cuore.
Vera Tulyakova aveva solo trentun anni quando Hikmet morì, il 3 giugno del 1963. Dopo la sua morte si recava ogni giorno sulla sua tomba per cercare di lenire il dolore della perdita. Non potendo più parlare con lui, Vera decise di raccogliere le loro conversazioni in un libro Bahtiyar ol Nazım (traducibile in italiano come “Sii felice Nazim, ultima conversazione con Nazim Hikmet”) perché le loro parole non andassero perdute, perché rimanesse una traccia dell’amore, proprio come nella poesia Amo in te.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Amo in te di Nazim Hikmet: la poesia d’amore dedicata a Vera Tulyakova
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