Ho avuto il privilegio di conoscere Dino Formaggio nell’estate del 1981 in casa di un amico comune nel borgo saraceno del paese ligure di Borgio Verezzi.
Io ero poco più di un ragazzo e quella sera ebbi l’occasione di cucinare con il professore di estetica, allievo del filosofo Antonio Banfi, una favolosa pasta e fagioli.
Formaggio veniva da una povera famiglia di contadini, a quattordici anni era andato a lavorare in fabbrica e si era diplomato frequentando le scuole serali, aveva pure insegnato come maestro e forse proprio per queste sue radici “popolari” era una persona empatica e disponibile.
Come ricorda Elio Franzini, Professore Ordinario di Estetica presso l’Università degli Studi Milano e dal 2018 Rettore dello stesso ateneo, nel testo L’estetica fenomenologica di Dino Formaggio:
Formaggio non era figlio della buona borghesia milanese, ma veniva dalle zone più povere della periferia: spesso, anche in scritti autobiografici, ricordava la fame e la fabbrica in cui lavorò dall’età di quattordici anni. Fu lavorando che, frequentando scuole serali, si diplomò maestro. Poi, dopo aver sostenuto in un solo anno la maturità classica, che consisteva in un esame di tutte le materie di tutti i cinque anni del ciclo, si iscrisse a Filosofia, in quella università di Milano, allora in corso Roma, nata da dieci anni, dove incontrò Antonio Banfi e dove si laureò a soli 24 anni, nel 1938.
Non ricordo se con Dino parlammo di poesia e allora non sapevo chi fosse Antonia Pozzi (1912-1938) di cui Formaggio era stato un grande amico. Solo dopo molto tempo lessi la biografia e le poesie di questa poetessa che si suicidò giovanissima.
Sono ritornato nel borgo saraceno per la presentazione di un mio libro e mi sono stati donati da quel comune amico – il pittore Luciano Laschi - due volumi: AA.VV. Dino Formaggio, Atti delle giornate di studio per il centenario della nascita 1914 - 2014 (Antiga edizioni, 2020) e Dino Formaggio Amo la tua anima, lettere ad Antonia Pozzi (Alba pratalia, 2016).
Dopo la pubblicazione da parte di una piccolissima casa editrice nel 2011 di Soltanto in sogno, Alba pratalia ha pubblicato nel 2016 Amo la tua anima, il carteggio tra Dino Formaggio e Antonia Pozzi tra l’estate del 1937 e il novembre del 1938.
Sono lettere inedite messe a disposizione dalla moglie Adriana Zeni, emerse durante i lavori di sistemazione dell’Archivio Formaggio.
In questo volume sono presenti venti fotografie scattate da Antonia Pozzi e quattro acquarelli di Dino Formaggio.
Dino Formaggio e Antonia Pozzi: le lettere
Il 28 luglio del 1937 Dino, che si trova a Piazzatorre ai piedi delle Alpio Orobie, scrive il giorno del suo compleanno:
Antonia carissima, dopo qualche scombussolamento fisico riprendo quassù una vita calma – divisa tra i libri e i monti e compagnie semplici di bambinoni (...)
Ma ora, che son salito perché quest’aria mi pesa e mi soffoca? Non è questa certo l’aria di vetta che io aveva sognato e per la quale io gioivo segretamente di tutto ciò che sacrificavo, ed era pelle mia e mio sangue e li lasciavo lungo la strada indietro – per sempre.(...) Chissà dove è di casa la felicità (...)
Il 29 giugno del 1938 Dino scrive dal piccolissimo comune di Marzio:
Amo la tua anima Antonia – ma come un fiore vero – come i biancospini che stellano la siepe della casa di mia nonna – come le folate pazze di sole dei papaveri del grano, come una realtà viva con tutte le sue vene, una per una.
Il 6 agosto 1938 Dino, che ha iniziato la sua tesi di laurea scrive:
Antonia carissima, è andata bene – è stata una buona frustata la tua. Grazie. La tesi si è incamminata. Piano piano, sai. Va avanti come un malato che mette per la prima volta giù le gambe dal letto.
Il 9 agosto gli risponde Antonia dal lago di Misurina:
Dino, la tua lettera è grande, buona e quasi al di fuori dal mondo, come queste rocce che ormai chiamo mie, tanto le amo. (...) Grazie di leggermi così nell’anima. Ti abbraccio.
Il 25 agosto Dino scrive:
Antonia carissima, che ti darò per tanta comprensione – per tanta vicinanza? Vorrei poterti offrire nella conca delle mie mani contadine le luci della mia anima squillanti di sole sereno, come l’acqua che il lavoratore dei campi solleva dai fontanili fino alla bocca della sua donna in mezzo alla grande calura pomeridiana.
Il 5 settembre del 1938 Dino, che ha quasi ultimato la tesi, scrive:
(...) Io sto in questi tempi rafforzando il mio pensiero sociale... e medito Marx e ho voglia d’azione. Porci, dici? Ma non ancora fottuti. E, Cristo, lo saranno presto (...).
Il 27 settembre del 1938 Antonia, esasperata dagli accordi di Monaco e delle leggi fasciste per la difesa della razza, scrive:
E soprattutto, siamo stufi di prepotenze, di soprusi, di aggressioni che sui giornali diventano sacrosanti diritti, degli urli della folla anonima ridotta allo stato di bestia cieca, della repressione barbara e retrograda di ogni voce umanitaria (...)
Nell’ultima lettera dell’epistolario (senza luogo e senza data) scrive Dino Formaggio:
Antonia carissima. Di nuovo tu hai tirato le somme. É una volontà aspra, crudele, di conclusione, di infelicità dovuta al modo di chiedere alla vita, quella che tirraneggia la tua esistenza. Io sono stupito e addolorato. Ora che son calmo io posso scrivere che non aspetto affatto che tu te ne vada, che tu non sei, non sarai mai la buccia secca e dilaniata di un frutto ormai spremuto (...) Abbiamo una fratellanza di spirito indiscutibile ed io vorrei indistruttibile. Non infrangere questi cristalli, Antonia.
Le lettere sono giunte tra di noi per la ragione che Dino Formaggio non le consegnò all’avvocato Roberto Pozzi, padre di Antonia che, dopo averlo accusato di essere stato la causa del suicidio della figlia, aveva chiesto al giovane Dino la restituzione di tutto quanto riguardasse la figlia e lui si sarebbe impegnato a fare altrettanto con le lettere che Dino le aveva scritto. (cfr. Il capitolo Oltre la giovinezza di Giuseppe Sandrini).
È importante ricordare che l’avvocato Pozzi distrusse molte lettere e altri documenti di Antonia e censurò molte poesie della figlia.
Sempre secondo Elio Franzini:
I Maestri hanno una caratteristica rilevante: non invecchiano. Su di loro, sulle loro opere, il tempo non aggiunge scorie, bensì nuove possibilità, che li rendono sempre più vivi. È questo, credo, il caso di Dino Formaggio. Il suo percorso di pensiero è del tutto particolare, e prende avvio da una parabola filosofica che caratterizza la filosofia italiana del Novecento, cioè la “Scuola di Milano”, sorta negli Anni Trenta, intorno alla grande personalità di Antonio Banfi.
Lettere e fotografie per Dino Formaggio: gli inediti di Antonia Pozzi
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In questo libro Soltanto in sogno. Lettere e fotografie per Dino Formaggio (Alba pratalia, 2011) sono riunite per la prima volta le appassionate lettere che Antonia Pozzi inviò a Dino Formaggio, suo compagno di studi all’Università di Milano, negli ultimi due anni della sua vita, prima di morire suicida e di diventare, con la pubblicazione postuma di Parole, una delle poetesse italiane più lette e amate.
A Dino Formaggio Antonia affidò anche quella che considerava la sua più importante eredità: una busta piena di fotografie scattate nei suoi “luoghi dell’anima” (da Pasturo alle Dolomiti, dalla Liguria alle campagne lombarde), dietro alle quali scrisse, appositamente, delle didascalie che specificano impressioni, fantasie, sentimenti.
Le lettere, quasi tutte inedite, sono pubblicate nel loro testo integrale e accompagnate da una scelta di 75 fotografie che bene esprimono l’amore di Antonia per la natura e per le umili figure del lavoro umano: ne esce il ritratto veridico di un giovane donna in bilico tra la “fatica sacra” della poesia e l’urgere di una vita fortemente “sognata”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Amo la tua anima”: l’epistolario tra Dino Formaggio e Antonia Pozzi
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