Nella seconda giornata della Fiera Più Libri Più Liberi 2024, nella Sala Giove, si è tenuta la presentazione del libro Jorge Luis Borges - Italo Calvino. Dialoghi immaginari di Giuseppe Lagrasta. L’evento è stato introdotto da Alice Forasiepi, editor della casa editrice LuoghInteriori.
Parliamo di “dialoghi immaginari” perché proprio di questo si tratta: sono dei “dialoghi mai esistiti” tra due pilastri della letteratura mondiale, invitando il lettore a esplorare le loro visioni del mondo. Il testo fonde due orizzonti letterari in apparenza lontani - o forse vicini? Perché, dopotutto, cos’hanno in comune questi due scrittori? La risposta più ovvia è sicuramente il mondo immaginario e fantastico che permea le loro opere.
Il professor Lagrasta risponde alla domanda con una formula che sembra essa stessa una citazione letteraria:
“La radice dell’esplorazione della lingua letteraria, e nell’esplorazione della lingua letteraria hanno radici in comune perché attraversano il loro percorso narrativo attraverso il realismo magico, quindi la letteratura fantastica, delle finzioni.”
Quello che studia, quindi, è dove i “loro destini si incrociano” e dove i loro “sentieri si biforcano”.
È un gioco di contraddizioni, perché nel loro dialogare si incrociano diverse visioni del mondo, una diversa dinamica esperienziale.
Eppure, le contaminazioni tra i due autori sono promosse dalla traduzione delle Finzioni di Borges in Italia, un momento cruciale per Calvino: in quel momento, l’autore italiano stava vivendo una crisi nei suoi processi creativi ed esplorativi, non aveva ancora esperito l’avvicinamento alla scrittura delle fiabe italiane, quindi era ancora avvolto dal realismo; dopo questa crisi, l’incontro con la letteratura argentina, e in particolare con Borges, ha dato una nuova scintilla nel suo orizzonte letterario e ha fatto esplodere la magia narrativa di Calvino.
Quali aspetti del reale hanno ispirato questi dialoghi? Alice Forasiepi ha arricchito la presentazione con un aneddoto memorabile che, in poche, semplici frasi, riassume il rapporto di conoscenza tra i due autori: Borges, cieco a causa di una malattia agli occhi, incontrò Calvino e disse di averlo “riconosciuto dal silenzio”, poiché Calvino era noto per essere una persona taciturna.
A tal proposito, il professor Lagrasta si concentra molto sul tema del silenzio, affermando che
“il silenzio abita i labirinti”
e che questi due pilastri letterari sono stati capaci di abitare il silenzio con stupore e meraviglia. In entrambi, infatti, c’è questo amore per i labirinti e l’esempio che propone sono i silenzi del signor Palomar, perché Palomar è un labirinto, è la metafora del labirinto, una metafora vissuta da Calvino e Borges non con timore, bensì in un modo produttivo, creativo. Solo dei giochi sperimentali e narrativi raffinati come quelli di Calvino avrebbero potuto far nascere capolavori come Se una notte d’inverno un viaggiatore o Il castello dei destini incrociati; quest’ultimo in particolare viene definito dal professore come “un labirinto borgesiano”.
Il professore, inoltre, afferma che questi due autori:
“realizzano in parallelo un codice delle ombre”
Il codice delle ombre da lui ipotizzato nasce dal nostro desiderio di attraversare questo specchio di ombre, e entrare in un mondo di ombre. E come hanno fatto questi due autori a vivere in questo mondo di ombre? Attraverso la loro memoria esistenziale, politica, civile e collettiva (il mondo delle ombre si può sconfiggere con la propria grammatica interiore, relazionata con gli altri). Il codice delle ombre è un’immagine che richiama anche il paesaggio delle rovine: implicitamente, entrambi parlano di rovine, e questa metafora delle rovine è importante perché noi postmoderni - e postumani -, adesso, a distanza di anni, cominciamo a ritrovare anche noi rovine e frammenti delle nostre esistenze.
“Il codice delle ombre è fatto di memoria e di memoria delle rovine.”
Lagrasta parla molto anche di paesaggio, e qual è il paesaggio dell’anima di questi due autori? È fatto di poesia. Con la poetica della parola, noi entriamo nel vivo della narrativa di Calvino e Borges.
Il professore utilizza il culto della parola poetica, attraverso un linguaggio poetico, da prosa poetica, tramite il quale riesce a veicolare riflessioni sul rapporto tra questi due grandi della letteratura; quindi il ruolo della poesia ci offre delle connessioni didattiche, perché si può parlare di una connessione della poesia che raggiunge l’animo umano. Il dialogo, infatti, è uno strumento per toccare l’animo del lettore, un dispositivo didattico per parlare ai giovani di letteratura, ma anche per fare letteratura e storia della letteratura.
Il dialogo invita ad avvicinarsi, invita a comunicare, a relazionarsi, a rapportarsi... È uno strumento formativo eccellente: noi crediamo nel dialogo come strumento narrativo e didattico innovativo, perché col dialogo si può partire non dal testo e arrivare al sé, ma si può partire dal sé per arrivare al testo. Quando leggiamo questi dialoghi, ritroviamo la mappa dei libri scritti da questi autori e, in quella mappa, quando andiamo a rileggere quelle narrazioni, ritroviamo il nostro mondo interiore.
Ad esempio, il metaromanzo di Calvino Se una notte d’inverno un viaggiatore sembra complesso, ma si può leggere dall’ultimo capitolo al primo, e questo non intaccherebbe la nostra fruizione del racconto: le scatole narrative di Calvino e Borges sono trasversali, non c’è mai un inizio e una fine. Il romanzo chiede che iniziamo e concludiamo, ma nei modelli narrativi di Calvino e Borges è possibile cominciare al contrario. Sono delle tessiture narrative poetiche e sperimentali perfettamente intersecate nella loro poetica, perché loro sanno benissimo, quando sperimentano, dove arrivare, e che obiettivi raggiungere.
Emblematico è stato il passaggio in cui Lagrasta afferma che la poetica sa cosa deve togliere, ma non aggiungere. Nella prima delle sue lezioni americane, incentrata sul tema della leggerezza, Calvino ci descrive gli strumenti che lui usa per sottrarre peso alla scrittura, avvalendosi delle testimonianze di Dickinson, Dante, Cavalcanti… modelli utili per chi ama scoprire il valore del sottrarre peso alla scrittura. Un esempio sono i racconti di Palomar: i primi lavori, pubblicati sul “Corriere” erano molto più ampi di quelli pubblicati nel libro del 1983, e non è di certo un caso. Sottrarre peso alla scrittura vuol dire annullare il proprio io, essere distanti e azzerare l’io, e Calvino scriveva annullandosi.
La scrittura breve ed essenziale è tipica di Calvino e di Borges: entrambi tolgono peso alla scrittura perché, mentre sottraggono peso alla scrittura, emerge la trasparenza dei discorsi che pronunciano. Meno è forte l’impronta autoriale, più è possibile lasciare che fluisca il racconto e l’arte, e far sì che il lettore entri con più facilità nel racconto, che riesca a specchiarsi, e filtrare il codice dell’ombra e attraversarlo.
L’evento si conclude con una domanda: l’amore come si collega alla scrittura?
“L’amore per la lettura, se lo curiamo, e si trasforma in passione e in un linguaggio delle emozioni, se noi usiamo una narrazione trasformativa tra amore, passione ed emozione, riusciamo ad avere un percorso, riusciamo ad entrare in questa mappa magmatica che ci costringe a riflettere, quindi la parola amore richiede prima amore per la lettura, e poi scoperta per la scrittura, perché spesso, leggendo, viene il desiderio di scrivere, di narrarsi, di riflettersi e di abitarsi, scriversi per narrarsi, per raccontarsi, per riflettersi, [...] Ritroviamo, nel volume, che o Calvino o Borges si interrogano, e rimandano all’altro i loro punti di interrogazione, i loro dubbi, si chiedono dov’è l’anello che più non tiene.”
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Il professore, nel comporre questi dialoghi, cosa ha trovato di se stesso - specchiandosi nel racconto? Lagrasta ammette di aver trovato le difficoltà che continuamente si incontrano per narrare, la difficoltà che abbiamo quando ci troviamo di fronte alla pagina bianca, e dobbiamo sfidarla. Di Borges, l’autore ha trovato il poeta che non è in lui, quello che ha sempre sperato di essere e non è mai stato, e in Calvino lo scrittore che ha sempre sperato di essere e non è mai stato.
La presentazione del volume di Giuseppe Lagrasta ha offerto un viaggio intenso e affascinante tra le vite e le opere di Borges e Calvino, un incontro che ha saputo unire poesia, narrazione e riflessione, lasciando al pubblico nuove chiavi per leggere - e vivere - due pilastri portanti della letteratura mondiale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dialoghi immaginari tra Borges e Calvino a Più Libri Più Liberi
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