Vi abbiamo accennato quando abbiamo parlato della differenza tra fabula e intreccio, ma analessi e prolessi si meritano un attimo di attenzione in più: aiutati da qualche esempio, scopriamo insieme cosa sono, che funzione hanno all’interno di una narrazione e quali sono le loro caratteristiche.
Analessi e prolessi: cosa sono
Non fatevi spaventare da due parole che a priva vista potrebbero sembrarvi ostili: i concetti di analessi e prolessi sono molto più semplici di quanto non pensiate. Ecco di cosa si tratta:
- Analessi (o retrospezione, o flashback): è un procedimento narrativo tramite il quale si raccontano avvenimenti passati. Per farlo, il narratore interrompe la narrazione al tempo presente e la trasferisce momentaneamente al passato, colmando delle lacune informative su fatti cruciali. La sua funzione è prevalentemente esplicativa.
- Prolessi (o anticipazione, o flashforward): è un procedimento narrativo tramite il quale si raccontano avvenimenti futuri. A differenza dell’analessi, la prolessi ha spesso l’obiettivo di creare attesa nel lettore.
Le analessi sono spesso usate per narrare fatti accaduti non solo in un momento precedente rispetto al tempo presente della storia, ma ancora prima di quello che per noi lettori è l’inizio della storia. Nel primo caso, si parla di analessi interna; nel secondo di analessi esterna.
Per semplificare con un esempio, se la storia raccontata si svolge dal 1995 al 2025, e la narrazione è finora arrivata al 2020, il ricordo di fatti avvenuti nel 2005 costituisce un’analessi interna, mentre il ricordo di fatti avvenuti nel 1957 si configura come analessi esterna.
Lo stesso vale per le prolessi: sono prolessi esterne quelle riferite a un tempo successivo al termine della narrazione, mentre sono prolessi interne quelle che si collocano tra il tempo presente e il termine della narrazione.
Tornando al nostro esempio: un’anticipazione di fatti che avverranno nel 2023 costituisce una prolessi interna, di fatti che avverranno nel 2036 una prolessi esterna.
Esempi di analessi e prolessi nella letteratura
Tutte le volte che sulla pagina compaiono ricordi e racconti di eventi passati o anticipazioni di eventi futuri vi trovate dunque davanti a un’analessi o a una prolessi.
Tra gli esempi più classici di analessi si trovano:
- il racconto che apre l’Odissea, con il lungo resoconto delle peripezie di Ulisse al banchetto di Alcinoo;
- il suo analogo nell’Eneide di Virgilio, quando Enea a Cartagine racconta le sue avventure a Didone;
- i capitoli che Manzoni dedica a Ludovico (padre Cristoforo), all’Innominato e al cardinale Federigo Borromeo e alla Monaca di Monza:
"Noi crediam più opportuno di raccontar brevemente la storia antecedente di questa infelice; quel tanto cioè che basti a render ragione dell’insolito e del misterioso che abbiam veduto in lei, e a far comprendere i motivi della sua condotta, in quello che avvenne dopo".
Un esempio di prolessi è invece l’incipit di Cent’anni di solitudine:
"Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio".
Una prolessi può anticipare direttamente il contenuto della storia, ma può anche costituirsi come commento a quanto appena dichiarato, come accade nel caso delle Confessioni d’un italiano di Ippolito Nievo:
"Andando poi innanzi nella vita corressi questa mia strana opinione".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Analessi e prolessi: cosa sono, funzioni ed esempi
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