Anime alla deriva di Richard Mason

Se decidete di leggere Anime alla deriva (Einaudi, 2005), non aspettatevi un thriller, ma preparatevi ad assaporare un racconto in cui passato e presente si intrecciano a filo doppio per spiegare colpe e punizioni, grandi amori e tardivi pentimenti.

La voce narrante è quella di James Farrell, marito devoto per più di quaranta anni, che non esita a confessare, sin dalle prime righe, di essere il responsabile dell’omicidio di sua moglie Sarah. Per spiegare il motivo di questo gesto efferato, mascherato da finto suicidio, James ripercorre gli anni della sua giovinezza, quando era un violinista di belle speranze a Londra e la sua famiglia, di natali borghesi, cercava di trovargli una moglie nell’alta società. In un contesto di appassionate aspirazioni personali e semi – ribellione ai desideri dei propri genitori, James incontra casualmente l’affascinante e aristocratica Ella Harcourt, cugina di primo grado di Sarah. È amore a prima vista, eppure il sentimento tra i due giovani sarà ostacolato da una serie di eventi e di decisioni che avranno ripercussione sulle loro vite in maniera devastante.

Lo scrittore inglese Richard Mason riesce ad affiancare alla trama, ovvero allo svolgimento dei fatti esteriori, la fotografia esatta delle sensazioni interiori che caratterizzano i momenti salienti della vita dei suoi personaggi. I lettori vengono catturati sia da questa accuratezza nella descrizione psicologica ed emotiva dei soggetti sia da uno stile elegante e fluido, un aspetto i cui meriti dipendono anche dalla traduzione italiana a cura di Stefania Bertola.

Un ulteriore elemento di fascinazione è dettato, infine, dai luoghi in cui si sviluppa la storia: non solo la capitale inglese, tra Hyde Park e le dimore della upper class, ma anche la Cornovaglia, la campagna francese e la magica città di Praga fanno da sfondo alle vicende di giovani irrequieti e sognanti.