

Oggi, 25 Marzo, ricorre la festa dell’Annunciazione che anche noi vogliamo ricordare rileggendo l’omonimo componimento di Rainer Maria Rilke. Nel giorno dell’Annunciazione si commemora l’incontro, avvenuto nel borgo di Nazareth tra la vergine Maria e l’angelo Gabriele: è l’occasione in cui questo messaggero di Dio annuncia alla donna la futura nascita del figlio di Dio dal suo grembo.
L’Annunciazione è celebrata fin dall’inizio della cristianità nella giornata di oggi per ragioni cronologiche ma anche storiche e culturali: tra nove mesi, il tempo della gestazione, sarà infatti Natale. Tuttavia questa data fu scelta anche perché si credeva comunemente che Gesù si fosse incarnato nel giorno dell’equinozio di primavera, il momento in cui, secondo gli antichi era stato creato il mondo e il primo uomo.
La poesia Annunciazione, dalla chiara tematica religiosa, venne composta da Rainer Maria Rilke a Berlino, nel 1899, pochi mesi dopo aver dichiarato il suo estemporaneo amore a Lou Andreas-Salomé, la donna che con il suo fascino stregò tanti intellettuali di quella generazione, affermando:
“Il mio cuore arde davanti alla tua grazia, come l’eterna lampada davanti all’immagine di Maria”


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Il componimento trovò poi posto nel Libro delle immagini, che raccoglie i testi poetici scritti da Rilke tra il 1898 e il 1902 e che risente dell’esperienza parigina nella quale lo scrittore aveva frequentato, quasi come un maestro, lo scultore Auguste Rodin. In questa raccolta il poeta austriaco lascia in secondo piano l’io lirico, per assegnare una rilevanza maggiore ai suoi interlocutori, come agli oggetti, descritti con uno stile quasi pittorico, con simboli univoci e immagini nette: è da essi che emerge la sua voce e il suo personale punto di vista.
In questo caso, poi, il testo è fitto di rimandi al racconto evangelico e non si comprende compiutamente senza tenere presente quanto scrive a proposito dell’episodio dell’Annunciazione l’evangelista Luca (2, 28-38).
Tuttavia, come evidenzia già il sottotitolo (“Le parole dell’angelo”), nel componimento di Rilke non ci troviamo di fronte a un dialogo ma a un resoconto dell’Angelo dove le parole, oltre a descrivere l’incontro con il messaggero del divino, rivelano al lettore tutta l’eccezionalità della figura di Maria. L’unicità della sua missione è fonte di turbamento per lei stessa ma anche per Gabriele e per tutta la schiera degli angeli, gettati nell’incertezza mentre attendono la decisione della donna.
Scopriamo allora, insieme, il testo della lirica Annunciazione di Rilke e il suo significato.
Verkündigung di Rilke: il testo originale tedesco
(Die Worte des Engels)
Du bist nicht näher an Gott als wir;
wir sind ihm alle weit.
Aber wunderbar sind dir
die Hände benedeit.
So reifen sie bei keiner Frau,
so schimmernd aus dem Saum:
ich bin der Tag, ich bin der Tau,
du aber bist der Baum.Ich bin jetzt matt, mein Weg war weit,
vergieb mir, ich vergaß,
was Er, der groß in Goldgeschmeid
wie in der Sonne saß,
dir künden ließ, du Sinnende,
(verwirrt hat mich der Raum).
Sieh: ich bin das Beginnende,
du aber bist der Baum.Ich spannte meine Schwingen aus
und wurde seltsam weit;
jetzt überfließt dein kleines Haus
von meinem großen Kleid.
Und dennoch bist du so allein
wie nie und schaust mich kaum;
das macht: ich bin ein Hauch im Hain,
du aber bist der Baum.Die Engel alle bangen so,
lassen einander los:
noch nie war das Verlangen so, so
ungewiss und groß.
Vielleicht, dass Etwas bald geschieht,
das du im Traum begreifst.
Gegrüßt sei, meine Seele sieht:
du bist bereit und reifst.
Du bist ein großes, hohes Tor,
und aufgehn wirst du bald.
Du, meines Liedes liebstes Ohr,
jetzt fühle ich: mein Wort verlor
sich in dir wie im Wald.So kam ich und vollendete
dir tausendeinen Traum.
Gott sah mich an; er blendete...Du aber bist der Baum.
Annunciazione di Rilke: la traduzione italiana
(le parole dell’angelo)
Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.Sono stanco ora, la strada è lunga,
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, meditante
(mi ha vinto la vertigine).
Vedi: io sono l’origine,
ma tu, tu sei la pianta.Ho steso ora le ali, sono
nella casa modesta
immenso; quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Pur non mai fosti tanto sola,
vedi: appena mi senti;
nel bosco io sono un mite vento,
ma tu, tu sei la pianta.Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai così intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s’annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l’anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno a aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina…Ma tu, tu sei la pianta.
Analisi e significato di Annunciazione di Rainer Maria Rilke
Il componimento si apre con l’affermazione di un’universale lontananza da Dio: è la dimensione di Maria ma anche quella enunciata dall’io lirico, che in questo caso, come spiega il sottotitolo, coincide con l’angelo, quest’ultimo, quindi, sembra qui esprimere il punto di vista umano e attestare l’uguaglianza di Maria a tutti gli uomini.
Subito dopo, però, una frase avversativa (“Ma”) sottolinea la differenza tra Maria e le altre persone: soprattutto l’aggettivo (“benedette”) riprende le parole del Vangelo e della preghiera a lei dedicata, e allude, quindi, alla predilezione che Dio ha per la donna; le mani, poi, sono un chiaro simbolo della fatica e dell’operosità, ma rimandano anche alla stessa di maternità come atto di generazione. Segue un’immagine, le mani che escono dal mantello e l’aura di luce che contorna Maria, ripresa dalla pittura: per comprenderla dobbiamo tenere presente lo stile pittorico che caratterizza tutto il Libro delle immagini, dove la lirica trova posto.
Il distico seguente si comprende solo rammentando le tante ascendenze bibliche sottese: qui l’angelo ripete le parole dette da Dio (“io sono la rugiada, il giorno”), anche se è sempre lui a parlare sembra che, in realtà, parli Dio; la rugiada ma anche la luce del giorno vanno intese come forze vivificatrici, Maria è, invece, la pianta dalla quale, si dice nella Bibbia, spunterà un virgulto, o la radice dalla quale spunterà un fiore.
All’inizio della seconda strofa l’angelo riprende a parlare esprimendo il suo punto di vista, in prima persona: accenna al lungo viaggio fatto per raggiungere il villaggio di Maria. Poi chiede perdono, per aver dimenticato ciò che Dio (“Grande” è un appellativo biblico di Dio; “gemmato” indica la ricchezza del trono di Dio, posto in cielo) manda a Maria, raccolta in preghiera (“meditante”). Il termine “vertigine” allude alla sensazione provata dall’angelo che rimane sbalordito di fronte a Maria.
Anche in questo caso la strofa si chiude che le parole che Dio pronuncia nei testi sacri: qui è “l’origine”, termine che mostra la forte carica teologica del componimento e che indica, al contempo, la causa, il principio e il fine di tutto. Maria, invece, è ancora la pianta, da cui germoglierà il figlio di Dio.
L’angelo, in apertura della terza strofa, torna a parlare di sé: ora che ha compiuto il suo viaggio ha ripiegato le ali (delle quali gli angeli sono dotati, secondo l’iconologia), nella piccola e dimessa casetta di Nazareth si percepisce come “immenso”.
Poi il messaggero torna a esprimere il punto di vista di Dio, stavolta nella persona dello Spirito Santo, descritto come vento, ancora una volta sulla base di chiare ascendenze bibliche. Maria lo percepisce appena, ma non è sola, e non gli si oppone (“mite”); ancora una volta, nella chiusa, lei è paragonata alla pianta dalla quale sorgerà il figlio di Dio.
La strofa successiva sposta l’attenzione del lettore sulla schiera degli angeli: essi sembrano aspettare il momento dell’annuncio e della decisione di Maria (“intenso […] desiderio”); anche loro sono, però, turbati perché non sanno ancora quale sarà l’esito della vicenda.
Neanche la Madonna, però, sa esattamente ciò che sta per accadere, può presagirlo solamente, come in una dimensione onirica (“sogno”); ciò sembra confermato dai versi successivi, che richiamano chiaramente il racconto evangelico, dove si dice che “l’anima vede”: l’anima è nella sua intimità già consapevole del futuro, è quindi pronta e si dispone all’attesa.
I versi ancora successivi alludono al contenuto di questo oscuro presentimento, ossia all’esperienza della maternità: Maria è la “porta” (anche qui ci troviamo di fronte a evidenti richiami biblici) dalla quale passerà Cristo; “eccelsa” richiama, forse, il dogma della verginità di Maria.
La condizione eccezionale di Maria è sottolineata, di nuovo, dal fatto che sia la sola a comprendere il canto dell’angelo: in lei “si perde”, ovvero si incarna, la sua “parola”, termine quest’ultimo che, per la sua ambiguità, può riferirsi alle parole dell’angelo, ma anche al Verbo, ossia a Dio che, attraverso Maria, assume una natura umana.
La penultima strofa sembra prendere atto del concepimento, avvenuto proprio durante l’incontro: la “visione santa” è ormai compiuta e Dio, incarnato, abbaglia (“abbacina”) l’angelo con il suo splendore.
Chiude il componimento il ritornello delle strofe precedenti, stavolta lievemente modificato: l’angelo non dice più “Io sono”, non esprime più il punto di vista di Dio ma parla, stavolta, solo per sé stesso.
Analisi metrica e stilistica della poesia
La lirica si compone di sei strofe di differente lunghezza: le prime tre si compongono di otto versi e hanno una struttura simile, come testimonia anche il fatto che, in esse, l’ultimo verso viene ripetuto, a mo’ di preghiera. In queste strofe l’angelo è un messaggero che riporta il pensiero e il punto di vista di Dio.
Le successive tre strofe sono di lunghezza variabile: risalta in particolare, l’ultima, di un solo verso, dove compare un’epifora che riprende il ritornello delle prime tre strofe.
I versi seguono il seguente schema rimico: ABABCDCD BEBEFGFG HBHBIFIF LMLMNONOPQPPQ RBR B.
Tra le figure retoriche più ricorrenti troviamo l’enjambement che dilata il testo e gli conferisce un ritmo lento, quasi celebrativo, più che mai adatto alla solennità del messaggio dell’angelo e alla sacralità dell’episodio; molte anche le metafore (la pianta, la porta, ecc.) usate soprattutto per caratterizzare la figura di Maria e compiutamente comprensibili solo alla luce della Bibbia e dei Vangeli.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Annunciazione” di Rainer Maria Rilke: significato e analisi della poesia
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