

Aphra Behn, questo nome vi dice qualcosa? Probabilmente lo avrete già letto nel celebre saggio femminista Una stanza tutta per sé (1928) di Virginia Woolf, in cui costei ci viene presentata come la prima donna scrittrice d’Inghilterra. La prima donna, specifica Woolf, a scrivere per denaro e, dunque, a guadagnare scrivendo.
“Ella dimostrò che si poteva guadagnare del denaro con la penna”
Tuonava la cara Virginia, invitando a seguirne l’esempio. Ricordava inoltre che Aphra Behn fu la prima a conquistare il diritto delle scrittrici di dire quello che pensavano, aprendo di fatto la strada alle sorelle Brontë, Jane Austen, George Eliot.
Un nome che non si dimentica facilmente, specie dopo una simile presentazione.
C’è Shakespeare e poi c’è lei, Aphra Behn, la grande anticipatrice del romanzo moderno, la romanziera e drammaturga che suscitò scandalo nella società inglese del Seicento in cui ancora il binomio donna-scrittura non era contemplato, sicché Aphra non era considerata un’intellettuale, ma una meretrice, una sorta di prostituta. Una delle sue prime opere teatrali, rappresentata nel 1670 a Lincoln Fields, si intitolava The Forc’d Marriage - letteralmente “Il matrimonio forzato” - era una tragicommedia in cui non mancavano i vari espedienti del genere, ovvero scambi di identità, situazioni farsesche, travestimenti, ma per la prima volta le donne venivano considerate al pari degli uomini nel sostenere le fila della narrazione, addirittura il personaggio del “libertino” veniva declinato al femminile, cosa all’epoca inaudita. Molte delle scene narrate da Behn erano ambientate in camera da letto, proprio come quelle rappresentate dagli altri autori uomini; ma il fatto che fosse una donna a farlo e a scrivere sconcezze, doppi sensi, battute volgari, era ritenuto uno scandalo. Le sue opere non si concludevano mai con il matrimonio, che Behn considerava il “veleno dell’amore”, un espediente per sottomettere sessualmente ed economicamente le donne, inoltre alcune avevano un esplicito contenuto omoerotico. Di conseguenza non mancarono le accuse di plagio o di oscenità; lei si difendeva come poteva, ovvero scrivendo lunghe postfazioni e prefazioni alle sue opere, rivendicando il proprio diritto a vivere di scrittura, proprio come un uomo.
Non ebbe una, ma cento, mille vite, in soli cinquant’anni: nacque a Wye, vicino a Canterbury, nel 1640 e morì a Londra il 16 aprile 1689. Woolf nel suo saggio la definiva una “donna ombrosa e amorosa”, ma non fu certo la prima a parlarne: l’elogio woolfiano era infatti stato ispirato da Vita Sackville-West che ad Aphra dedicò un’intensa biografia, edita nel 1927 - esattamente l’anno prima di A Room of One’s Own, dal titolo Aphra Behn. L’incomparabile Astrea.
Chi era davvero Aphra Behn? Cerchiamo di dissipare le ombre sulla sua enigmatica figura e far trionfare l’amore, facciamola emergere da quelle poche righe dedicatale da Woolf che pure l’hanno consacrata sull’altare della letteratura mondiale.
Il ritorno di Aphra Behn sulla scena della letteratura inglese è utile a una rivalutazione del canone letterario ed è dovuto ad altre due grandi scrittrici, Woolf e Sackville-West, che sono unite a lei da quel filo rosso che è il sacro fuoco ispiratore delle lettere. Il saggio Una stanza tutta per sé fu pubblicato nel 1928, lo stesso anno di Orlando, il libro che Virginia dedicò a Vita: il nome di Aphra Behn si iscrive soprendentemente in questa lunga catena di influenze reciproche.
La vita di Aphra Behn
Nasce a Wye, vicino a Canterbury, nell’estate del 1640 e da giovanissima scompare dalle coste dell’Inghilterra e dalle pagine di una biografia rispettabile.


Link affiliato
Così scrive Vita Sackville-West nelle prime pagine della sua biografia dedicata a L’incomparabile Astrea, in omaggio al nom de plume scelto da Aphra Behn per firmare le sue opere: “Astrea”, il nome della dea vergine della giustizia e dell’innocenza. Il ritratto che di lei ci restituisce Sackville-West è certo sopra le righe e non sempre indulgente, spesso colorito: la racconta in maniera piuttosto libertina e spregiudicata. Ce la descrive mentre, con una vestaglia slacciata, scrive di getto i dialoghi delle sue opere teatrali in un’angusta stanzetta di Londra. Sin da subito West sottolinea che era più importante il fatto che scriveva rispetto a ciò che scriveva, infatti il giudizio dato sulle sue opere - e la loro qualità - appare piuttosto severo.
Il fatto che abbia scritto è molto più importante della qualità di ciò che ha scritto.
Nella sua biografia romanzata Vita Sackville-West esalta insomma la personaggia a discapito della scrittrice; mentre Woolf, nel suo celebre saggio, fa trionfare la scrittrice. Vita nella parte finale della sua Incomparabile Astrea rimproverava ad Aphra Behn di essersi arenata nel genere romance, invece di regalarci corpose opere realiste; mentre Virginia, sebbene in parte condividesse la posizione dell’amica, nel suo saggio esaltava il valore di Behn, il suo essere stata pioniera del novel e, soprattutto, di un punto di vista femminile nella letteratura. Sull’onda dell’appassionata requisitoria di Woolf, nel Novecento sarebbe stato riscoperto proprio il valore protofemminista della scrittura di Behn, il suo sperimentalismo e anche la sua versatilità.
Impossibile dire quanto la biografia di Aphra fosse stata inficiata dal punto di vista di Vita Sackville-West che volle a tutti i costi ritrarre una donna controcorrente, libertina, spregiudicata, quasi si specchiasse nel personaggio che raccontava. Della vera vita di Aphra Behn non abbiamo molte informazioni certe, se non che nacque in una famiglia piuttosto benestante e da giovane viaggiò al seguito del padre, sir Johnson, nella Guyana olandese. Era istruita, conosceva l’inglese, il francese e il latino, ed ebbe una solida cultura letteraria. Ritornata in patria sposò - forse costretta, a giudicare dai toni delle sue opere - un mercante olandese, dal quale acquisì il cognome di Behn. La morte del padre - prima - e del marito - poi - la misero in condizioni finanziare assai precarie, per cui fu costretta a reinventarsi per guadagnarsi da vivere.
Dapprima lavorò come spia, ad Anversa, al seguito di re Carlo II, poi decise di fare ritorno nella natale Inghilterra, dove però non fu bene accolta. Fu incarcerata per debiti con la Corona e, una volta rilasciata, decise che avrebbe venduto le sue opere in versi e in prosa per racimolare quattrini. In poche parole, aguzzò l’ingegno e fece del suo talento un’opportunità. Viveva di scrittura e - di fatto - doveva scrivere per vivere. Ebbe successo, a partire dal 1670 sino al 1689 le sue opere teatrali venivano replicate sino a sei volte di fila, una garanzia di guadagno certa per un’epoca in cui l’autore percepiva un introito vero solo a partire dalla terza rappresentazione.
Lei orgogliosamente diceva di scrivere “per il pane”, ma anche “per la gloria”, perché in fondo al suo cuore viveva una “parte maschile”, ovvero un Poeta che chiedeva di essere ascoltato. Fu una vera e propria Shakespeare in gonnella, ma non riuscì mai a eguagliare il prestigio del Bardo, proprio a causa del suo essere donna.
Aphra Behn: le opere


Link affiliato
Oltre alle numerose commedie e drammi teatrali, Aphra Behn fu autrice di ben quattordici opere in prosa, la cui più famosa è senz’altro Oroonoko or The Royal Slave (edito in italiano da Rogas nella traduzione di Adalgisa Marocco), la storia di un principe africano ridotto in schiavitù che guida una rivolta contro gli inglesi.
La vicenda era raccontata da una voce narrante femminile, in cui alcuni critici identificano la stessa Aphra, giacché la narratrice si descriveva come “una giovane donna inglese dell’alta società”, giunta in Suriname al seguito del padre. La prima edizione dell’opera, firmata da Mrs Behn, era contornata dalla dicitura A True Story e infatti la storia iniziava con una dichiarazione di veridicità in cui l’autrice spiegava di volersi discostare dalla pedanteria del saggio storico e anche dalla finzione romanzesca; naturalmente si trattava di un espediente letterario, giacché la parte principale della trama è la storia d’amore tra Oroonoko e la giovane Imoinda e il conseguente - fallito - tentativo di fuga dei due amanti. Scoperta la fuga, Oroonoko si ritrova in trappola e viene imbarcato su un vascello negriero alla volta del Suriname. La storia è narrata in tono colloquiale, la voce narrante dialoga direttamente con il lettore assicurando di aver assistito ai fatti. Forse era in parte ispirata all’esperienza giovanile di Aphra Benh nella colonia olandese del Suriname? La narratrice interviene più volte nella vicenda, narrando in prima persona gli incontri con gli schiavi della colonia, intrecciando la sua esperienza all’avventura di Oroonoko che combatte per la libertà e per la sua amata. La ribellione dello schiavo ebbe tragiche conseguenze, ma la storia si conclude con il ritorno della narratrice in Inghilterra.
L’opera, alla sua pubblicazione, non ebbe un successo immediato; leggenda narra che l’autrice la scrisse pochi mesi prima di morire in poche ore sopraffatta da un’ispirazione folgorante.
Oggi Oroonoko è uno dei romanzi più studiati e letti di Aphra Behn, complice anche la riabilitazione postuma di Virginia Woolf che nel suo Una stanza tutta per sé scrisse:
Tutte le donne insieme dovrebbero cospargere di fiori la tomba di Aphra Behn, che si trova assai scandalosamente ma direi giustamente, nell’abbazia di Westminster, perché fu lei a guadagnare loro il diritto di dar voce alla loro mente. È lei – quella donna ombrosa e amorosa.
Nella sua esistenza patì ingiustizie feroci e accuse ignobili, nonostante fosse al contempo elogiata come la “Divina Astrea” o “L’incomparabile Astrea”. Gli ammiratori non erano meno dei detrattori, fu amata e odiata al contempo, la sua formidabile carriera nel teatro fu sempre vista con pregiudizio poiché non era ammissibile che una donna anelasse alla gloria. Dopo le tante calunnie patite in vita (“procurate solo dal mio essere donna”, come scrisse nell’introduzione di Sir Patient Fancy), Aphra Behn fu infatti sepolta nell’angolo destinato ai poeti dell’Abbazia di Westminster a Londra.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Aphra Behn, la prima donna scrittrice d’Inghilterra
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Storia della letteratura Aphra Behn
Lascia il tuo commento