La poesia “Arano” di Giovanni Pascoli è un testo esemplare di impressionismo simbolico o simbolismo impressionistico perché l’aratura autunnale, da cui prende spunto, esprime uno stato d’animo in modo allusivo, aperto, sospeso. In questo madrigale il paesaggio è modificato dal lavoro paziente che i contadini si tramandano di generazione in generazione. Il suo frammentismo va inteso anche in senso pittorico come piccolo quadro campestre dalla funzione evocativa. L’opposto, per intenderci, rispetto al bozzettismo oleografico, allo scorcio pittoresco da cartolina, alla fotografia impersonale in salsa verista o naturalista. Non a caso Giovanni Pascoli è uno scrittore decadente.
L’aratura è cara al poeta. Per esempio nei Primi poemetti, sezione La sementa, c’è un testo intitolato “Nei campi” dove viene descritto il momento della semina del grano cui si dedicano il contadino e i suoi figli. Le varie fasi della semina vengono illustrate con la precisione, il ritmo, la sacralità di un rito estranei ad “Arano”. Il motivo risiede nella loro diversa funzione, perché “Nei campi” intende nobilitare la semina da cui dipende il pane, cioè la vita e l’atto di fecondazione per cui il contadino dà un seme che poi gli verrà restituito sotto forma di spiga. Possiamo chiamarlo un patto di alleanza tra l’uomo e la terra?
Vediamo testo, parafrasi, storia e analisi della poesia.
Testo e parafrasi di “Arano” di Giovanni Pascoli
Al campo, dove roggio nel filare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
In un campo dove brilla qualche foglia di vite di colore rossastro e la nebbia del mattino sembra uscire come fumo dai cespugli,
arano: a lente grida, uno le lente
vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
arano: un contadino lo fa a lente grida, un altro spinge le vacche, un altro semina, un altro spiana paziente i cumuli di terra con la zappa [per coprire i semi e proteggerli dagli uccelli];
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s’ode
il suo sottil tintinno come d’oro.
perché il passero esperto già si rallegra della semina e controlla il campo dai rami senza foglie del gelso e il pettirosso canta: il suo canto tintinna in mezzo alle siepi come un campanello d’oro.
Storia di Arano
Composta tra il 1885 e il 1886, “Arano” fu pubblicata insieme ad altre in edizione limitata in occasione delle nozze di Severino Ferrari (poeta, docente, critico letterario) nel 1866. Anche “Il gelsomino notturno” nei “Canti di Castelvecchio” nacque come dono di nozze per l’amico Gabriele Briganti. Poi fu inserita nella prima edizione di Myricae del 1891 che comprendeva 22 poesie, molte delle quali erano già state pubblicate su alcune riviste letterarie. Seguiranno numerose edizioni ampliate sino a quella definitiva del 1903 che comprende 155 testi. Sapevate che Carducci aveva pensato al Ferrari come suo successore alla Cattedra di Eloquenza all’università di Bologna, ma che disturbi psichici o neurologici non altrimenti specificati – “un grave disturbo cerebrale” chiosa la Treccani - fecero dirottare la scelta da lui a Giovanni Pascoli?
Metrica della poesia
Il componimento “Arano” è un madrigale formato da due terzine di endecasillabi legate in rima dal secondo verso e una quartina a rima alternata secondo lo schema ABA, CBC, DED.
Commento e analisi di “Arano” di Giovanni Pascoli
Occorre partire proprio dall’endecasillabo, in quanto epicentro della cosiddetta “rivoluzione inconsapevole” di Pascoli. Vediamo di cosa si tratta. Ricordate alcuni celebri endecasillabi di Dante o Petrarca, quelli che ciascuno di noi ha masticato a scuola? “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono”, “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi”? Ebbene, provate a declamarli ad alta voce. Vi accorgerete che il verso procede fluido come un’onda perché ogni termine è incatenato all’altro. Come mai, allora, leggendo gli endecasillabi di “Arano” l’effetto è completamente diverso? Per una scelta sintattica e interpuntiva, che rappresenta la cifra stilistica della raccolta: l’esasperazione di paratassi e punteggiatura. Ogni endecasillabo è frantumato in enunciati molto brevi, separati da un eccesso di punteggiatura. Di conseguenza la fluidità cede il passo a un andamento slegato, pieno di pause e sospensioni. "Arano" offre un’immagine statica nell’iterazione del lavoro nei campi, dai toni dell’ocra e delle “terre”, insistendo sulla vastità di un paesaggio abitato da figure piccole piccole. Osserva il critico Giacomo Debenedetti:
《Questo testo è una visione infinita in cui le persone si muovono con un ritmo eternamente uguale, come di sonnambule, a cui si contrappone il pettirosso che dalla siepe nell’immensità innalza il suo sottile tintinno come d’oro (…). Il senso di immobilità si accompagna alla vastità, ottenuta con figure minute da scena fiamminga (…).》
Vi siete accorti che - benché ricca di dati acustici (voci dei contadini e canto degli uccelli) -, l’atmosfera complessiva si attesta sul silenzio del tempo fermo dell’operosità contadina? Fanno da contorno due uccelli. Il primo è un passero antropomorfizzato: cosciente del bottino dei semi che sembra pregustare in anticipo, è intento a spiare l’attività umana come un ragazzino impertinente. Il secondo è un pettirosso che fa il suo mestiere: canta.
È stato Pascoli ad introdurre in Italia il simbolismo come dimostra “Arano”. Il poeta coglie nella natura, modificata dal lavoro dell’uomo, il senso metafisico del mondo che qui vira alla malinconia. Tra le strategie retoriche più efficaci a fini evocativi compare l’onomatopea in coppia con la sinestesia. Colpisce l’apparente semplicità del v. 10 “il suo sottil tintinno come d’oro”. Malgrado il “come” non è una similitudine realistica, ma analogica poiché collega il dato acustico – rappresentato dal sostantivo onomatopeico “tintinno” -, a quello visivo del giallo luminoso dell’oro. A sua volta questa similitudine analogica è impreziosita dalla sinestesia “sottil tintinno” a fondere il tatto e l’udito. Una coesistenza esemplare tra impressionismo e simbolismo della migliore poesia pascoliana. E anche la precisione lessicale, la nominazione di flora, fauna, mestieri agricoli di matrice positivista depone in questa direzione. Infatti l’adesione alla concretezza realistica (porche, marra, roggio, pampano, fratte) è subordinata all’impressione del soggetto davanti alle cose oppure a un secondo significato taciuto.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Arano” di Giovanni Pascoli: testo, parafrasi e analisi della poesia
Lascia il tuo commento