Compositore, narratore e poeta, Arrigo Boito (1842-1918) è stato uno degli artisti italiani più importanti dell’800.
Famoso principalmente come musicista, è stato anch e autore di versi, novelle e saggi.
Una personalità complessa, eclettica e versatile, che si inquadra alla perfezione nell’ambito di un’epoca ricca di fermenti intellettuali e foriera di grandi e importanti novità nel campo dell’arte.
Nel giorno dell’anniversario della nascita, avvenuta il 24 Febbraio del 1842, conosciamo meglio la vita, le opere e il pensiero del maestro padovano.
Vita di Arrigo Boito
Arrigo Boito, nato Enrico Giuseppe Giovanni, vide la luce a Padova il 24 Febbraio 1842 da Silvestro e dalla polacca Giuseppina Radolinska.
Era il fratello minore di Camillo, famoso architetto e poeta.
Appassionato di musica e letteratura fin dalla più tenera età, Arrigo imparò presto a suonare pianoforte, violino e composizione presso il prestigioso Conservatorio di Milano, dove fu allievo di Alberto Mazzucato.
Molto formativi furono per lui i viaggi e i conseguenti soggiorni a Parigi e in Polonia.
Nella capitale francese fra l’altro, ebbe modo di conoscere personalmente Berlioz, Rossini e Verdi, tra i massimi rappresentanti della musica e della lirica in Europa.
Boito tornò a Milano forte di una preparazione più approfondita e intenzionato a lasciare un segno indelebile nella cultura contemporanea.
In tal senso lo aiutò non poco l’amicizia con Emilio Praga, attraverso il quale entrò in contatto con la Scapigliatura, un innovativo movimento letterario al quale aderì entusiasticamente diventandone uno dei principali esponenti.
Fu questo un periodo decisamente prolifico per Boito, che oltre a comporre poesie e poemetti, lavorò come critico e recensore di opere teatrali e musicali presso varie testate giornalistiche di rilievo.
Dopo l’esperienza nelle truppe garibaldine insieme all’amico di lunga data Felice Faccio, l’artista tornò nuovamente a Milano e iniziò la composizione del Mefistofele. Quando, nel 1868, l’opera venne rappresentata al Teatro La Scala, fu un totale insuccesso.
Ma Boito non si arrese, ne rivide ampiamente la struttura e l’organizzazione, dopodiché, nel 1875, la ripropose al Teatro Comunale di Bologna: fu uno scrosciare di applausi, stavolta.
Subito dopo cominciò la stesura del Nerone e, per quanto riguarda il privato, si legò sentimentalmente alla grande attrice Eleonora Duse.
La relazione restò segreta e, fra alti e bassi, andò avanti fino al 1904.
Recensione del libro
Lettere d’amore
di Eleonora Duse, Arrigo Boito
Nominato Senatore del Regno nel 1912, Boito passò gli ultimi anni immerso nell’impegno letterario, ma non riuscì a terminare il Nerone, che venne rappresentata postuma solo nel 1924, dopo che Arturo Toscanini ne aveva chiesto e ottenuto il completamento da parte di Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini.
Boito si spense in una clinica milanese, dove era ricoverato per angina pctoris, il 10 Giugno del 1918. È sepolto nel Cimitero Monumentale della città.
Opere di Arrigo Boito
La produzione artistica di Arrigo Boito ne riflette pienamente la molteplicità di interessi, che spazia dalla lirica alla poesia, dalla critica alla novellistica.
Per semplificarne lo studio, classifichiamo e schematizziamo le sue opere più significative come segue:
- Mefistofele e Nerone vedono Boito nel doppio ruolo di librettista e compositore. La prima opera, basata sul Faust di Goethe, fu inizialmente un insuccesso in quanto accusata di "wagnerismo", al punto che alla seconda rappresentazione intervenne la Polizia e si decise di sospenderla definitivamente. In seguito, dopo le sostanziali modifiche apportate dall’autore, divenne un successo tale che, a tutt’oggi, risulta una delle opere maggiormente rappresentate in assoluto.
Il Nerone impegnò Boito per circa 60 anni, ma l’artista morì prima di riuscire a ultimarla. Il tema è quello storico e la trama si dipana lungo due diversi fili narrativi: da una parte l’imperatore romano e pagano che si trasforma in un tiranno assetato di sangue, dall’altra l’alba dell’era cristiana
- libretti d’opera per altri compositori, ai quali il padovano deve la maggior parte della sua fama. Tra i suoi più grandi successi in tale campo, citiamo "La Gioconda" per Amilcare Ponchielli, "Otello" (1883) e "Falstaff" (1893) per Giuseppe Verdi, "Amleto" per Felice Faccio e la "Falce" per Alfredo Catalani. Suo anche il rifacimento del testo del "Simon Boccanegra" (1881) di Verdi
- poesie, novelle e saggi critici, principalmente per la rivista Gazzetta musicale.
L’eterno, inestricabile e irrisolvibile conflitto fra il Bene e il Male, così come accade nel Mefistofele, è la tematica centrale dell’intera produzione in versi di Boito.
Fra i titoli più celebri e riusciti meritano di essere menzionati Ballatella, A una mummia, Case nuove, Dualismo, Madrigale e Un torso.
Famosissimo è inoltre Re Orso, un poemetto narrativo che l’autore definì una fiaba di genere fantastico/horror.
Tra le novelle citiamo L’alfier nero (1897), La musica in piazza (1870-71) e l’incompiuta Il trapezio (1873-74).
Poetica e pensiero di Arrigo Boito
Dell’Arrigo Boito artista colpisce innanzitutto la pluralità di interessi, che lo porta a cimentarsi con assoluta disinvoltura nella maggior parte degli ambiti letterari, mentre dell’uomo di cultura si può senza tema di smentita affermare che sia stato uno dei più arguti e raffinati dell’Italia dell’800.
Il trasferimento a Milano per motivi di studio e l’incontro, con conseguente amicizia, con Emilio Praga, lo convincono a sostenere gli ideali di ribellione e rinnovamento propugnati dalla Scapigliatura, ma solo fino ad un certo punto e momento.
Di certo Boito ne resta uno degli esponenti più illustri, ma con il tempo le sue posizioni artistiche e biografiche lo allontanano più o meno consapevolmente dal movimento avvicinandolo a posizioni decadenti.
Con il passare degli anni infatti, in Boito la protesta assume connotazioni sempre più fievoli, lasciando spazio ad attitudini reazionarie, come dimostra l’atteggiamento assunto di fronte ai fatti di Milano del ’98 e lo smaccato interventismo esibito in occasione della Prima Guerra Mondiale.
Riguardo, ancora, al rapporto di Boito con la Scapigliatura, è doveroso sottolineare la sua personale opinione di Alessandro Manzoni.
A differenza dei colleghi e sodali infatti, che lo prendono a modello al quale opporsi, Boito riconosce ed ammira la grandezza dell’autore de I Promessi Sposi, riservando un’opinione del tutto negativa solo ai suoi imitatori pedissequi e conformisti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Arrigo Boito: vita, opere e pensiero
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