Benedetto Croce fotografato da Mario Nunes Vais, Public domain, via Wikimedia Commons
Il 20 novembre 1952 moriva a Napoli Benedetto Croce, filosofo, scrittore, critico letterario ed esponente del neoidealismo. La filosofia di Croce domina la scena del primo Novecento e dà lustro alla riflessione italiana ben oltre i confini nazionali: la sua concezione estetica, infatti, trova vasta diffusione in tutta Europa.
Protagonista indiscusso della scena politica e culturale del nostro Paese, Benedetto Croce, si oppose fermamente al Fascismo ed è ricordato ancora oggi come il filosofo della libertà.
Profondo conoscitore del pensiero di Hegel e di Vico, Croce assegnò grande importanza alla storia e offrì riflessioni originali sull’arte e sulla poesia, rimangono celebri i suoi ficcanti giudizi su autori fondamentali della nostra letteratura come Foscolo, Leopardi e Pirandello.
A 72 anni dalla morte, ripercorriamo insieme biografia, opere e pensiero di Benedetto Croce.
La vita e le opere di Benedetto Croce
Appartenente a una famiglia di ricchi proprietari terrieri, Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 - Napoli, 20 novembre 1952) perse la famiglia nel terremoto di Casamicciola, sull’isola di Ischia, e crebbe a Roma, nella casa dello zio Silvio Spaventa, fratello di quel Bernardo che aveva contribuito alla diffusione del pensiero di Hegel in Italia.
Si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza di Napoli, ma non completò mai gli studi e poté dedicarsi liberamente ai propri interessi e alla scrittura grazie a una rendita. Nella giovinezza, grazie ad Antonio Labriola approfondì il pensiero di Marx e riconobbe come proprio maestro anche il critico letterario Francesco De Santis.
Nel 1902 fondò la rivista La Critica che diresse per cinquant’anni e che gli permise di intrattenere una fruttuosa collaborazione con la casa editrice Laterza. Fu poi eletto senatore del regno e, tra il 1920 e il 1921, fu Ministro della Pubblica Istruzione, elaborando quella riforma che fu in gran parte mutuata da Giovanni Gentile, prima suo collaboratore e poi rivale.
Con l’avvento del Fascismo Croce, grazie a una fama internazionale già consolidata, rimase l’unico intellettuale libero di manifestare quel dissenso che trova la sua migliore espressione nel Manifesto degli intellettuali antifascisti, al quale Gentile oppose un Manifesto degli intellettuali fascisti.
Esponente di primo piano del liberalismo italiano, negli ultimi anni della sua vita Croce partecipò all’Assemblea Costituente e contribuì alla stesura della Costituzione Italiana.
Tra le opere più rappresentative di Benedetto Croce segnaliamo:
- Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale (1902),
- Logica come scienza del concetto puro (1905),
- Saggio sullo Hegel (1913),
- Teoria e storia della storiografia (1917),
- La poesia (1936),
- La storia come pensiero e come azione (1938).
Il nesso dei distinti: Croce critico ed erede di Hegel
Link affiliato
La filosofia di Benedetto Croce è di solito etichettata come Neoidealismo o Storicismo Assoluto: due termini che richiamano alla mente Hegel, del quale Croce è sia critico che continuatore.
Croce condivide infatti col filosofo di Stoccarda l’assunto generale che tutta la realtà possa essere ricondotta a “idea”, ossia a elemento o dato della coscienza; più correttamente ogni realtà finita viene ricondotta e trova senso nello Spirito infinito e ogni realtà è ridotta ad attività spirituale.
Croce è anche esponente dello storicismo assoluto perché, a differenza di Hegel, non distingue tra Idea, Natura e Spirito, per lui la filosofia è tutta e solo filosofia dello Spirito: con tale termine dobbiamo intendere la consapevolezza umana e la capacità produttiva e creativa dell’uomo nei più svariati ambiti, nell’arte, nella filosofia ma anche nella politica, nel diritto, nelle istituzioni politiche. Tale Spirito è immanente, interno alla realtà - in Croce non c’è nessuna trascendenza - e si manifesta in creazioni spirituali che avvengono sempre in un contesto storico. Lo Spirito, che è tutta la realtà, non è materia ma domina la materia; è libertà che non si fa condizionare dalla materia o da altri elementi esterni a sé e crea liberamente. La libertà, anzi, è proprio l’elemento divino nel mondo, una divinità tutta interna al mondo; per questo Croce parla di religione della libertà ed è stato chiamato il filosofo della libertà.
Anche gli ostacoli che lo Spirito trova nel suo cammino di affermazione e di creazione sono da considerarsi solo momentanei (il Fascismo era per Croce uno di questi ostacoli) e, una volta superati, avrebbero dato luogo, nella storia, a forme artistiche, politiche, istituzionali, più evolute e quindi più libere, per questo la filosofia di Croce è contrassegnata da un generale ottimismo.
Questo Spirito, infine, non procede, come quello hegeliano, mediante una dialettica fatta di tesi, antitesi e sintesi. Lo Spirito per Croce si esplica in due forme fondamentali: l’attività conoscitiva e l’attività pratica. A loro volta, entrambe queste attività possono indirizzarsi all’individuale o all’universale. Ciò permette di strutturare tutta l’attività spirituale in quattro gradi o momenti distinti:
- L’arte che è conoscenza dell’individuale e ha come proprie categorie, ossia come suoi valori fondamentali, il bello e il brutto;
- La filosofia che è conoscenza dell’universale e opera mediante le categorie del vero e del falso;
- L’economica o economia, dove Croce fa confluire molte attività umane, tra cui anche il diritto, la politica e le scienze naturali, che è volizione (ossia attività pratica, azione che coincide col volere) del particolare e si orienta mediante l’utile e il dannoso;
- L’etica che è volizione dell’universale e si regola in base al bene e al male;
Ora mentre le categorie di ciascun grado dello spirito si oppongono, per Croce tra i gradi dello Spirito non c’è quella netta dicotomia che in Hegel aveva caratterizzato il rapporto tra tesi e antitesi e quindi tutti i vari momenti del suo sistema.
Croce parla, piuttosto, di nesso dei distinti perché ogni grado dello spirito, pur essendo diverso dagli altri, influenza quello successivo, ad esempio l’arte fornisce alla filosofia il linguaggio, ossia lo strumento che gli permette di formulare concetti. Da ciò segue che per Croce lo Spirito ha un andamento circolare o, piuttosto, spiralico, perché ritorna continuamente su se stesso. La conoscenza, infatti, influenza l’azione e, a sua volta, dopo l’azione si producono nuove conoscenze che si configurano a livello individuale e, poi, universale. Ogni grado dello spirito, quindi, in questo cerchio immaginario, non è necessariamente inizio o fine ma può sempre essere sia l’uno sia l’altra, allo stesso tempo primo e ultimo; si può così affermare che lo Spirito cresce su sé stesso e lo stesso Croce, a questo proposito, ha parlato di ricorsi storici, ricorrendo a un’espressione vichiana.
L’arte e la poesia: l’estetica di Benedetto Croce
Link affiliato
L’estetica è sicuramente la parte della filosofia crociana che ha riscosso maggior successo e che ha prodotto le risonanze maggiori. In via preliminare va sottolineato che estetica non è sinonimo di arte: la prima, infatti, è una riflessione di natura concettuale che spiega la seconda; l’estetica quindi è una parte della filosofia mentre per l’arte Croce rivendica un una piena autonomia.
Sono due le tesi fondamentali dell’estetica di Croce:
- l’arte è intuizione dell’individuale, ossia è una conoscenza di natura immediata, a-logica perché non prevede i passaggi propri di un ragionamento, di entità individuali e non di concetti universali;
- l’arte è libera produzione di immagini;
L’arte si configura, quindi, come un’attività conoscitiva autonoma che ha come unico scopo l’arte stessa e che non può essere subordinata a categorie diverse dal bello e dal brutto, per Croce, quindi, non avrebbe alcun senso parlare di un dipinto inutile o di un romanzo di elevata moralità perché i differenti gradi dello Spirito, seppur connessi, sono anche distinti e le categorie dell’uno non possono valere per un altro.
L’arte, inoltre, secondo Benedetto Croce, è intuizione lirica: l’artista coglie un sentimento, seppur in modo distaccato, e un’opera d’arte comunica non la passionalità ma un sentimento contemplato. Riprendendo il linguaggio kantiano, Croce afferma anche che l’arte è una sintesi estetica a priori perché unisce un sentimento contemplato con una forma (può trattarsi di un dipinto, di una melodia o di una poesia): se il sentimento non avesse una forma rimarrebbe muto perché inespresso, similmente se la forma artistica non avesse un sentimento sarebbe solo una forma vuota.
Link affiliato
Croce condivide con Kant anche la convinzione che il bello, per il suo carattere disinteressato, non debba essere confuso con il piacevole e che esso non risieda nella natura, quanto piuttosto nello spirito umano: è la mente a cogliere un sentimento e, poi, la fantasia a dargli forma.
L’arte, inoltre, per Croce è sempre anche espressione: per quel tanto che ha sentimenti l’artista li esprime anche, per lo meno dentro di sé, ossia gli dà immediatamente una forma di colori, di linee, di note, di parole.
L’arte, poi, quando è veramente tale, riesce ad avere valenza universale: nella sua analisi di A Zacinto di Ugo Foscolo, ad esempio, Croce nota che il poeta descrive il suo sentimento di nostalgia che è però trasfigurato: quel particolare, allora, dimostra la sua cosmicità, parla di tutta la condizione umana.
La filosofia, l’economia e l’etica di Benedetto Croce
Link affiliato
Troppo complesso sarebbe chiarire in modo esaustivo gli altri tre gradi dell’attività dello Spirito; è possibile, però, richiamare almeno qualche spunto essenziale del pensiero di Benedetto Croce, riguardo a filosofia, economia ed etica:
- le scienze naturali e sociali sono basate su pseudo-concetti, concreti o astratti ma non universali, hanno quindi solo una legittimità pratica, per questo afferisco non alla filosofia ma all’economia. È la famosa svalutazione delle discipline scientifiche che si ritrova anche nella riforma Gentile e che tanta parte ha avuto sul sistema scolastico italiano;
- sulla base di una analisi dei giudizi, Croce afferma l’identità di filosofia e storia e ogni giudizio è un giudizio storico;
- “la storia si fa come libertà e si pensa come necessità”, la storia è azione e pensiero e in essa c’è una libertà propria dell’individuo che agisce razionalmente, in virtù di un imperativo morale, e può quindi opporsi alla negatività che ha di fronte; la storia, tuttavia, è anche titolare di una propria razionalità che rende il suo percorso necessario e fa del suo decorso un progresso.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Benedetto Croce: vita e pensiero del filosofo della libertà
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Benedetto Croce Filosofia e Sociologia News Libri
Per la verità, agli inizi appoggiò il fascismo, dando il proprio voto, come senatore, al governo Mussolini.
Dal fascismo prese poi le distanze a seguito della vicenda Matteotti.