Callimaco (310 a.C. - 235 a.C. circa) è stato un poeta e filologo greco d’età ellenistica. Sintetizzando, la sua produzione si può dividere in due aree principali: da un lato, le opere poetiche, dall’altro quelle erudite.
Cosa non va dimenticato di vita e opere dell’autore? Quali sono le caratteristiche del suo stile?
Scopriamolo insieme.
Callimaco: la vita
Callimaco nasce a Cirene intorno al 310 a.C. e muore ad Alessandria d’Egitto circa 80 anni dopo, intorno al 235 a.C. Appartenente alla dinastia dei Battiadi (dunque discendente da Batto, fondatore di Cirene), si trova costretto a recarsi ad Alessandria d’Egitto, dove diventa nel giro di poco tempo da allievo di Ermocrate di Iaso a maestro egli stesso. In seguito, recatosi ad Atene, seguirà gli insegnamenti di Prassifane di Mitilene.
Callimaco frequenta la corte di Tolomeo II Filadelfo, che gli conferisce il compito di catalogare i testi della Biblioteca di Alessandria. È da questo incarico che Callimaco compila i Pinakes (le Tavole) della storia letteraria greca: un’enciclopedia bibliografica di tutti gli scrittori greci, elencati in ordine alfabetico e divisi in base ai generi da essi praticati.
Quando Tolomeo III Evergete lo accoglie come poeta di corte, Callimaco esalta il sovrano e la moglie Berenice, sua concittadina, nei suoi componimenti. A lei è dedicata la famosa elegia La chioma di Berenice.
Le opere
Le fonti riportano l’estrema prolificità dell’autore greco, che secondo la tradizione compose e pubblicò, tra prosa e versi, più di 800 libri. Quali ricordare?
Le opere erudite
- Pinakes: Al confine tra bibliografia ed enciclopedia (come le Imagines di Varrone Reatino), i Pinakes sono considerati il primo catalogo bibliotecario. L’opera in 120 volumi è una lunga raccolta di tutti gli scrittori in lingua greca, suddivisi in base al genere che praticavano e disposti in ordine alfabetico. Cenni biografici accompagnavano il nome di ogni autore, a cui seguivano i titoli delle opere da lui scritte e l’incipit di ciascun testo.
- Callimaco è autore di una serie di opere erudite su argomenti molto vari, che vanno dalla storia alla geografia, dall’etnografia, nei Costumi dei barbari, ad esempio, alle paradossografie (in greco παραδοξογραφία: "testi sulle cose meravigliose") dei Paradoxa.
I carmi
L’opera poetica di Callimaco si articola in:
- Aitia: sono le elegie composte da Callimaco, raccolte in quattro libri. Dei circa quaranta testi originali, quanto è giunto fino a noi è arrivato in modo molto frammentario e buona parte di essi ci sono noti tramite citazioni di altri autori.
I componimenti trattano tutti l’origine di nomi, usanze, tradizioni e culti: Aitia deriva dal termine αἴτιον, che significa "origine", "causa".
L’elegia di apertura al primo libro (contro i Telchini, figure maligne e invidiose) è di composizione tarda rispetto al totale degli Aitia e ha funzione programmatica: l’autore si scaglia contro chi ritiene l’elegia inferiore al poema epico e afferma di volersi dedicare a essa, privilegiando testi più brevi, originali ed eleganti. Il suo canto è come quello dell’usignolo o delle cicale, a differenza dei suoi oppositori, che cantano come stonate gru e degli asini raglianti.
Interessante è il rapporto che Callimaco delinea tra il poeta e le divinità, specialmente le Muse: il divino viene smitizzato e posto su un piano dialogico. Così, il poeta può permettersi di chiedere alle Muse informazioni utili per i suoi componimenti, come fosse un loro pari.
Poco ci è noto del secondo libro, di cui non ci sono giunti i riassunti delle elegie (le diegeseis).
L’elegia più importante del terzo libro è quella di Aconzio e Cidippe, che hanno dato vita alla stirpe degli Aconziadi. Il fatto che la stirpe fosse ancora esistente ai tempi del poeta rende il testo non un vero e proprio mito, ma un racconto locale, ricco di elementi che anticipano il genere del romanzo (che in epoca ellenistica avrà molta fortuna).
Il quarto libro, che si apre con un’altra invocazione alle Muse, contiene la famosa elegia La chioma di Berenice, di cui ci è arrivato non solo un breve frammento, ma anche una preziosa traduzione di Catullo. Raccontato dal punto di vista della chioma stessa, il componimento narra del voto fatto dalla regina Berenice perché il marito rientri sano e salvo dalla guerra in Siria. Tornato il re, Berenice mantiene la promessa e consacra la chioma ad Afrodite, ma il dono sparisce nel giro di poco e la chioma viene ritrovata in cielo, trasformata in costellazione. - Giambi (13): in conclusione agli Aitia, Callimaco di chiara di voler passare "al pascolo pedestre delle muse", alludendo con quest’espressione alla satira dei Giambi, genere poetico meno elevato. Di questi tredici testi, come della maggior parte di quelli che compongono il libro precedente, si sono conservate le diegeseis e nove frammenti papiracei, che ne riportano un buon numero. I Giambi costituiscono il laboratorio letterario e poetico dell’autore, in continua sperimentazione, che riecheggia lingua e stile di Ipponatte (indicato come modello a inizio raccolta) e da Archiloco prende l’usanza di inserire un apologo o una favola come esempio da indicare ai propri rivali. In particolare, da ricordare è l’ultimo giambo, in cui Callimaco si difende dalle accuse di sperimentare e contaminare eccessivamente i generi letterari, affermando di non essere certo il primo a farlo e di imitare Ione di Chio (V sec. a.C.).
- Inni (6): negli Inni Callimaco ricorre molto spesso a miti rari o a versioni secondarie di miti famosi, dando sfoggio della sua erudizione; i testi sono caratterizzati da spirito profano e umanizzazione dei personaggi divini, molti contengono spunti sulla contemporaneità politica del poeta. Lo stile è caratterizzato da sperimentazioni linguistiche e metriche.
- Ecale: è un epillio (breve componimento a carattere epico) che narra le vicende di Teseo, scampato alla matrigna Medea e riconosciuto dal padre Egeo, ora pronto a recarsi a Maratona per uccidere il toro portato da Eracle. Il testo prende il nome dalla vecchia Ecale, che dà ospitalità a Teseo e muore all’indomani della sua vittoria. In suo onore, l’eroe costruirà il tempio Ecaleo, dedicato a Zeus.
- Epigrammi (63)
La poetica di Callimaco e le polemiche letterarie
La poetica callimachea riassume oggi in parte le caratteristiche della poetica dell’intera età alessandrina e ha influenzato moltissimo anche la poesia latina di Catullo, Virgilio, Orazio, Tibullo e Properzio.
Callimaco si trovò però ad affrontare molto spesso polemiche letterarie con gli altri esponenti della cultura di Alessandria e, in particolar modo, con Apollonio Rodio, Sclepiade e Posidippo.
Le accuse rivolte a Callimaco sono principalmente due:
- Anzitutto, l’autore è accusato di polyèideia e poikilìa: il suo sperimentare un vasto numero di generi, senza dedicarsi esclusivamente a uno di essi, ma anzi contaminandoli, è visto come negativo. Nell’ultimo dei Giambi, Callimaco si difende proprio da quest’accusa, ricordando che già nel V secolo Ione di Chio si era cimentato tanto in prosa quanto in versi.
- La seconda accusa rivolta a Callimaco è quella di oligostikos: viene criticata la brevità dei componimenti. A questa accusa, l’autore risponde con il famoso motto "mega biblìon mega kakòn" ("grande libro, grande male"), nel già citato proemio degli Aitia.
La poetica callimachea è caratterizzata da una concezione della poesia come fine a se stessa, prodotta per l’esclusiva gioia del canto e priva dei fini didascalici che contraddistinguevano invece la poesia d’età ellenica e la concezione platonica dell’arte.
Il requisito fondamentale della poesia è la xaris, la grazia, che tramite un intenso labor limae si deve tradurre tanto a livello contenutistico quanto formale, prediligendo la leggerezza ai toni magniloquenti. A questa si associa l’altro aspetto fondamentale: la brevitas, di cui abbiamo già parlato. Non mancano però una certa prolissità, il ricorso a giochi di parole, neologismi e giochi etimologici.
Un ulteriore requisito è quello dell’erudizione come mezzo: la doctrina non dev’essere il fine del componimento, ma deve aiutarlo a realizzare il sublime. Caratterizzata da erudizione, la poesia callimachea risulta così una poesia fatta da dotti e rivolta a lettori altrettanto dotti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Callimaco: vita e opere dello scrittore greco
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