Il 16 febbraio cade l’anniversario della morte del poeta Giosue (“Giosue” e non “Giosuè”, come voleva lui) Carducci, che era nato il 27 luglio 1835 a Val di Castello, Frazione di Pietrasanta, in Versilia.
Per questo anniversario desidero porre in risalto la funzione del Nostro quale “Poeta della Storia”.
Con l’eredità dei pensieri e degli affetti del Risorgimento, Giosuè Carducci ricevette anche l’eredità di quell’ideale poetico che, dopo Dante “poeta-vate”, non abbiamo più trovato.
Infatti, senza dubbio, quest’ultimo è sicuramente il vero ispiratore del Risorgimento, del Tricolore, dell’Unità d’Italia.
E Carducci si ispira sicuramente a ciò.
Giosuè Carducci: una riflessione sul Poeta della Storia?
Nelle sue opere, lo scrittore, conforta gli uomini, oppressi dalla contraddizione, fra gli ideali e l’amara realtà. Carducci che è stato definito, “il poeta della storia”, raggiunge momenti di alta commozione epica nella celebrazione della storia di Roma e nella rievocazione dell’Età Comunale, così come trova accenti di fervida passione politica e civile nell’esaltazione della Rivoluzione Francese e nella celebrazione appunto del nostro Risorgimento.
Ma è da tenere presente che nella visione della poesia storica non mancano i momenti in cui il poeta si cristallizza in una conoscenza piuttosto stanca ed accademica.
Nei componimenti migliori, lo scrittore, si esprime in modo particolarmente vivo e i suoi scritti assumono una più intima connotazione lirica.
Giosue Carducci riesce ad accendere anche gli animi degli ideali religiosi e patriottici ed è considerato appunto il “poeta vate”, cioè lo scrittore simbolo della nazione italiana nascente.
Ha spesso una costruzione della poesia impetuosa e drammatica, espressa in una lingua ricercata senza risultare né sfarzosa, né troppo evidenziata.
Sembra quasi lo “Sturm und drang” del pre-romanticismo tedesco, portato in Italia dal genio di Madame de Staël.
La storia secondo Carducci
La storia, secondo la visione di Carducci, non è solo nostalgia ma anche attualità, cioè deve servire a smuovere gli animi attraverso le sue poesie ispirate a figure fondamentali del nostro Risorgimento dove si trattano personaggi come: Giuseppe Mazzini (1805-1872), Giuseppe Garibaldi (1087-1882); i poeti antichi e moderni, che egli ricorda nelle sue poesie come:
Omero, Dante, Vittorio Alfieri (1749-1803), Carlo Goldoni (1707-1793), Vincenzo Monti, Giuseppe Parini (1729-1799) e Ugo Foscolo, gli servono come esempi di bellezza, d’arte, di vita e di amor patrio.
Giosue Carducci fu quindi sicuramente e giustamente il definito il “poeta della Storia”.
Nella lirica, dove appunto riversarsi la storia: il passato gli parve la sola degna materia che restasse nei tempi moderni al poeta.
Carducci poeta civile
Volle dunque atteggiare a rappresentazione artistica i ricordi storici della terra italiana, le figure di eroi e le leggende, e nutrire il verso di ogni sorta di reminiscenze, e ciò in una fondamentale forma della sua poetica, la epico-storica, in cui la passione e la cultura storico letteraria confluivano.
E qui che ritornano certamente Dante, Tasso, Alfieri e Foscolo.
Carducci fu sicuramente anche un poeta civile, che passerà, nella celebrazione degli eroi e dei fasti, alla serena contemplazione della storia e dell’epos.
E qui che troviamo l’ode Agli Italiani o Alla Croce di Savoia:
“(…) E tu, Croce di Savoia,/tu fra l’armi e su le mura/spargerai fuga e paura/in tra i barbari signor./Noi, progenie non indegna/di magnanimi Maggiori,/noi con l’armi e con i cuori/ci aduniamo intorno a te./Dio ti salvi, o cara insegna,/nostro amore e nostra gioia!/Bianca Croce di Savoia,/Dio ti salvi e salvi il Re!”
Ove invoca Vittorio Emanuele II per il riscatto dell’Italia: “Per la proclamazione del Regno d’Italia”.
Più gli anni trascorrono, e le celebrazioni si fanno più pure, nella pacata espressione. Ecco le odi Alla Regina d’Italia (Margherita di Savoia), A Giuseppe Garibaldi, Scoglio di Quarto e Miramar.
Tra giudizi, più o meno equilibrati, ricordiamo quello del critico letterario Walter Binni (1913-1997), che indagando sulla linea e sui momenti della poesia carducciana, ne individua il tema centrale nel radicale incontro e contrasto di un sentimento della vita nella sua pienezza e di un ugualmente energico sentimento della morte, come totale e fisica privazione di vita.
Come giudizio complessivo si può certamente scrivere che nella poetica carducciana si può scorgere in un medesimo tratto, il volto della tradizione e quello dell’innovazione.
Per concludere, scrive limpidamente lo storico della letteratura italiana Francesco Flora (1891-1962):
[…] La letteratura che sorge dopo il Carducci e della quale in lui potè soltanto essere un lucore di albe venture, amato e temuto, vive già col d’Annunzio e col Pascoli gli spiriti di un’età nuova. Perciò noi, che pur faremo constatare quei legami che uniscono l’arte di un d’Annunzio all’arte del “Maestro avverso”, abbiano voluto dissociare quella triade. Carducci è l’ultimo poeta del Risorgimento.
Ed il Risorgimento è la nostra storia.
Bibliografia
- Francesco Flora “Storia della Letteratura Italiana”, Arnoldo Mondadori Editore, XI Edizione, 1959, Volume V, “Giosue Carducci”, passim;
- Benedetto Croce “La Letteratura Italiana” (per saggi storicamente disposti a cura di Mario Sansone), Edizioni Laterza, Bari 1963, V Edizione, “Giosue Carducci”, passim;
- Carducci “Poesie”, Garzanti 2005, XII Edizione
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Giosuè Carducci: vita, opere e poetica
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché Giosuè Carducci è definito il Poeta della Storia?
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