Calvino
- Autore: Luigi Nigra
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
Jehan Cauvin (1509-1564), Giovanni Calvino, nacque a Noyon e fece i suoi primi studi a Parigi, Orléans e Bourges; nel 1533 abbracciò la riforma, si spostò a Basilea e a Ferrara e infine si stabilì a Ginevra. Nella città elvetica creò un regime teocratico, il cui principale organo politico e religioso era il concistoro.
Fondamenti della dottrina di Cauvin, il Calvinismo, sono: la doppia predestinazione, vale a dire la convinzione che alcuni uomini siano eletti alla salvezza e altri siano destinati alla dannazione, e la funzione determinante della grazia divina rispetto alle opere umane. Calvino affermò che la Bibbia è l’unica autorità in materia di morale e di fede, e ridusse i sacramenti al battesimo e alla cena, lasciando a quest’ultima un significato esclusivamente simbolico.
Nel 2019 Amicizia Cristiana di Chieti ha pubblicato la sua seconda edizione dell’opuscolo Calvino, il testo di una conferenza di Luigi Nigra apparso originariamente nel 1932. Lo studioso era conscio dei limiti che gli erano imposti per trattare una materia tanto complessa, ma riuscì a sintetizzare le sue osservazioni in un’analisi completa.
Secondo Nigra, Calvino non fu un creatore, egli non fu originale:
“Si appoggiò a Lutero, ne seguì i medesimi principii: i suoi dogmi fondamentali sono infine i dogmi del protestantesimo, cioè della dottrina di Lutero; ma il suo ingegno, il suo carattere personale, la sua forma mentis hanno dato a quella dottrina delle particolari caratteristiche: Calvino ha preso il pensiero di Lutero, ma lo ha fatto suo”.
Appoggiandosi alle principali opere del protestante, il discorso si sviluppa in maniera coerente fino alla sua conclusione: Calvino
“si riteneva un nuovo Mosè, aveva in se stesso la massima confidenza; credeva che Dio parlasse per sua bocca, era convinto che solo la sua interpretazione della Bibbia fosse la vera; dava insomma a se stesso quella infallibilità che negava alla Chiesa romana”.
La “predestinazione assoluta”, inoltre, nega la libertà umana:
“Noi allora possiamo legittimamente dedurre che [secondo il Calvinismo] Iddio vuole positivamente il male, che ne è la causa; che punisce le creature dopo di averle create e abbandonate nel peccato; che agisce adunque da despota ripugnante e non da Maestro giusto e buono”.
Il linguaggio dell’autore è ancora perfettamente comprensibile per i lettori d’oggi e nel libretto i concetti sono espressi in maniera così chiara che li può intendere chiunque, anche senza aver compiuto studi approfonditi. Basta aver letto preliminarmente una breve biografia di Calvino per comprendere ogni pagina del libriccino. È una scelta saggia quella dell’editrice Amicizia Cristiana di stampare testi cattolici brevi, ma significativi e utili per indirizzare i lettori verso opere e riflessioni più ampie.
Partendo dai ragionamenti di Nigra, ad esempio, il lettore potrebbe meditare sull’influenza del Calvinismo nella formazione della cultura statunitense: i pilgrim fathers, i padri pellegrini, cioè i coloni che sbarcarono nel New England, erano mossi da una forte motivazione religiosa. Si trattava di un gruppo di circa un centinaio di puritani, di rigida fede calvinista, che nel 1620 salpò a bordo della nave Mayflower e fondò la comunità di Plymouth, nel Massachusetts. Anche questi uomini, naturalmente, credevano nella predestinazione alla salvezza o alla dannazione e consideravano il successo nella vita come “il marchio” della benevolenza divina: tale convinzione si rivela un escamotage che spinge il lavoratore alla produttività, è un meccanismo ideologico foriero del capitalismo che ha trovato la sua espressione nella storia degli Stati Uniti d’America. È, almeno in parte, di matrice calvinista lo spirito del sogno americano che si attua nella ricerca del successo dell’individuo, destinato per forza a grandi traguardi. Ma quello stesso spirito che produce una ricerca spasmodica del successo può distruggere gli uomini e portarli alla follia, basti pensare alla critica espressa dal drammaturgo Arthur Miller (1915-2005) nel suo capolavoro Morte di un commesso viaggiatore (1949), che critica aspramente una società fondata sul mito della produttività e della promessa di un avvenire necessariamente eccezionale.
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Si tratta di un testo polemico, senza un lavoro sulle fonti e raccoglie una serie di fake della Controriforma su Calvino e il calvinismo. Faccio un solo esempio: l’accusa della presunta dittatura di Calvino a Ginevra si sgretola davanti al fatto storico che per i primi 18 anni dal suo ritorno in città, Calvino fu uno straniero, senza diritti politici, che doveva rinnovare il permesso di soggiorno ogni sei mesi.
Il problema è però a chi giova la pubblicazione di un testo così disinformato e datato quando, dal 1932 ad oggi, fior di storici stranieri e italiani, cattolici e protestanti, hanno pubblicato opere più documentate e più equilibrate.
@Emanuele Fiume Il testo non è una biografia di Calvino, bensì un’analisi del suo pensiero. La questione di cui lei parla non è nemmeno trattata (e non viene descritta nei termini da lei utilizzati), l’opuscolo si concentra solo sulle opere del personaggio affrontato.