Care figlie vi scrivo
- Autore: Marisa Bruni Tedeschi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2017
“Care figlie vi scrivo” (La nave di Teseo, 2017, titolo originale Mes chères filles, je vais vous raconter...) è l’autobiografia di Marisa Bruni Tedeschi, nata a Torino il 1° aprile 1930 da madre francese e padre italiano. Pianista concertista, la scrittrice ha sposato nel 1959 l’industriale e compositore Alberto Bruni Tedeschi. A Castagneto Po, e in seguito a Parigi ha frequentato i più grandi artisti del mondo della musica. La coppia Bruni Tedeschi ha avuto tre figli: Virginio (in memoria del quale la madre ha creato la Fondazione Virginio Bruni Tedeschi per sostenere la ricerca medica), Valeria e Carla. Oggi attrice, soprattutto nei film della figlia Valeria, Marisa Bruni Tedeschi continua a suonare assiduamente il pianoforte.
Nelle prime pagine del testo dedicato “A Virginio”, l’unico figlio maschio prematuramente scomparso e accompagnato dall’esergo tratto da una dichiarazione di Friedrich Nietzsche:
“Senza musica la vita sarebbe un errore”
l’autrice spiega alle figlie il motivo per il quale si è decisa a raccontare la propria vita.
“Mi sono accorta che non conoscete quasi nulla della mia infanzia, trascorsa sotto quindici anni di fascismo e cinque di guerra, delle mie gioie e delle mie pene da adolescente, dell’incontro con mio marito, delle grandi amicizie che mi hanno formata, e poi tante altre cose”.
Un’esistenza intensa quella dell’autrice, densa d’incontri con molte persone di tutti gli ambienti che le hanno insegnato molto sull’animo umano. Entrata nell’età della vecchiaia, quella di cui si parla con distacco quando si è giovani e quella in cui si ha la libertà di poter dire tutto, Marisa Bruni Tedeschi si sente come una casa da restaurare. Ma esiste un segreto per fare di questi anni ancora qualcosa di utile e importante: sapersi sempre meravigliare. L’autrice non ha dimenticato il soprannome che le aveva dato la sua maestra di scuola, “Aurora”, e ogni giorno, Bruni Tedeschi
“cerco che questa luce mi ispiri, anche nei momenti più tristi. Che la gaiezza sia in me e che possa trasmettervela”.
L’autobiografia parte da lontano, dai primi ricordi della scrittrice che risalgono a quando aveva quattro anni. Nata a Torino, Marisa Borini insieme alla famiglia, era andata ad abitare a Parigi, dove il padre ingegnere aveva trovato lavoro. L’appartamento dei Borini si trovava in Rue Colledebœuf, in un quartiere elegante. Gli affari del padre non furono brillanti, e dopo due anni la famiglia, composta da due genitori affettuosi, Carlo e Renée, e da tre figlie, Elena, Gigì e Marisa, tornò a Torino. L’infanzia della piccola Marisa trascorse sotto il segno del fascismo e della guerra avente come sottofondo Lili Marleen: “Vor der Kaserne vor dem grossen Tor...”, canzone ascoltata alla radio, cantata da Lale Andersen.
“Mi ricordo la dichiarazione di guerra come se fosse ieri...”.
Quando il 10 giugno 1940 tutti gli altoparlanti d’Italia diffusero il discorso di Mussolini nel quale il Duce annunciava la dichiarazione di guerra nei confronti della Francia e dell’Inghilterra, l’autrice si trovava nel giardino pubblico di fronte a casa sua. Rientrata correndo nell’appartamento di via Palmieri, Marisa vide la madre, accanto alla radio, che piangeva.
“Tutta la sua famiglia era in Francia: sorelle, fratello, nipoti e anche gli amici”.
Subito iniziarono i bombardamenti aerei su Torino quindi la famiglia Borini si trasferì dapprima in un alberghetto a Castellamonte, paese poco distante dalla città sabauda e poi a Santa Margherita, sulla Riviera Ligure, “dove avevamo un appartamento”. Nel frattempo la salute del capofamiglia declinava rapidamente, in seguito a una emorragia cerebrale, Carlo Bonini, a soli cinquant’anni, era rimasto paralizzato nella parte sinistra del corpo. La nuova destinazione della famiglia fu la casa del nonno paterno a Omegna, sul lago d’Orta.
“Adoravo quella casa, trovavo il posto romantico, anche se mia madre aveva sempre detestato il lago, la casa e il suocero”.
Quando il 25 aprile del 1945, la guerra termina dopo che gli americani erano sbarcati dappertutto, e gli italiani, compresa Marisa assistettero alla ritirata dei tedeschi, Carlo Bonini era mancato già da tempo. Finalmente Marisa poteva dedicarsi alla sua passione: la musica e il pianoforte, scoprire di poter trovare rifugio in Bach dove
“ho sempre trovato pace e consolazione”.
Scorrono veloci i capitoli della vita dell’autrice, narrati con ironia, passione e verità, svelando particolari inediti come quelli legati ai viaggi di Stato con l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, marito della figlia Carla.
“Vivevo delle esperienze eccezionali e nuove, che si aggiungevano a tutte quelle che avevo già vissuto nella mia vita. Ma tutto questo era effimero, e sapevo che non poteva influenzare la mia vera personalità. Anche mio genero era cosciente. Sapeva che tutto poteva sparire da un giorno all’altro. Che il successo va e viene. Ma gli sono riconoscente di avermi fatto partecipare a esperienze che senza di lui e Carla non avrei mai vissuto”.
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