Centouno storie zen
- Autore: Nyogen Senzaki, Paul Reps
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Casa editrice: Adelphi
Centouno storie zen è un’opera di 107 pagine (a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps con la traduzione di Adriana Motti), in cui sono raccolti aneddoti risalenti al IX- XX secolo, conditi da racconti del maestro buddhista zen giapponese Muju risalenti al XIII secolo. Pubblicate per la prima volta nel 1939, le 101 storie zen giungono a noi con il preciso scopo di invitarci a scoprire l’io. L’antica tradizione Zen, viva dal VI secolo, ci conduce in Cina, attraversa il Giappone per giungere poi in Occidente, dove diviene una sorta di moda del momento.
Qui più che di moda si parla di filosofia Zen, illustrata attraverso 101 racconti di breve durata quasi fossero parabole “sutra”, volte a narrare episodi di vita quotidiana da cui trarre insegnamento.
Con semplicità e chiarezza, il lettore viene accompagnato in brevi situazioni che hanno lo scopo di condurlo alla scoperta di sé, obiettivo che da sempre affascina gli orientali. 101 passi attraverso cui raggiungere l’illuminazione “satori”, per avvicinarsi al pensiero orientale, attraverso un mosaico di personaggi e riflessioni che coinvolgono vari aspetti della vita quotidiana. Semplici racconti che rivelano grandi soluzioni: brevi insegnamenti per combattere i “koan” le sfide interiori o problemi che i maestri ponevano ai discepoli per metterli alla prova.
Lo Zen non è una setta: con tono sobrio a tratti umoristico, con semplici frasi alternate da dialoghi diretti, quest’opera invita il lettore a riflettere sulla propria esistenza. Si evitano lunghi epiteti e immensi libri, qui la semplicità fa da padrona. Soffermandosi su tematiche come l’amore, la pietà, gli insegnamenti del bene del male, si ha un assaggio della disciplina buddhista, del rispetto dell’uomo che ha scoperto il proprio Sé.
Lo Zen del Buddha enuncia:
“Io considero la posizione dei re e dei governanti come quella dei granelli di polvere. Osservo tesori di oro e di gemme come se fossero mattoni e ciottoli. Guardo le più belle vesti di seta come cenci strappati. Vedo le miriadi di mondi dell’universo come i piccoli semi di un frutto, e il più grande lago dell’India come una goccia d’olio sul mio piede. Mi accorgo che gli insegnamenti del mondo sono l’illusione di maghi. Distinguo il più elevato concetto di emancipazione come un broccato d’oro in un sogno, e considero il sacro sentiero degli illuminati come fiori che si schiudano ai nostri occhi. Vedo la meditazione come il pilastro di una montagna, il Nirvana come un incubo delle ore diurne. Considero il giudizio del bene e del male come la danza serpentina di un drago, e il sorgere e il tramontare delle credenze come null’altro che le tracce lasciate dalle quattro stagioni”.
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