Quante volte sentiamo dire o diciamo «quella persona non è intelligente» riferendoci a qualcuno che secondo noi ha scarse facoltà intellettive? Tuttavia, prima di affrettarci con simili giudizi dovremmo perlomeno sapere cosa sia l’intelligenza.
Infatti, non viene mai sottolineato a sufficienza che l’intelligenza è un insieme eterogeneo di facoltà, che non si esauriscono in una sola attitudine. Proprio per questo motivo, non è così facile giudicare il livello intellettivo degli altri, perché una persona che sembra limitata in un ambito o in una funzione può essere invece geniale in un altro.
Che l’intelligenza fosse un elemento complesso lo avevano già capito gli antichi greci, che avevano evidenziato due forme di intelligenza, logos e metis, del tutto differenti fra loro e non necessariamente presenti in una stessa persona.
La parola logos ha diversi significati, ma in questo caso si riferisce ad una forma d’intelligenza astratta ed in genere considerata di livello più alto. Attraverso il logos noi siamo in grado di creare categorie, ovvero di raggruppare sotto un’unica definizione elementi diversi.
Fa parte del logos, per esempio, la capacità di comprendere la matematica, oppure di elaborare nuovi schemi, principi e modelli.
Metis, invece, è un’intelligenza molto diversa e si riferisce alla capacità di proporre soluzioni specifiche per il caso concreto. Siamo quindi di fronte ad un aspetto più pratico dell’intelletto, finalizzato a risolvere problemi singoli e non astratti.
Per fare un esempio, Ulisse ha utilizzato la metis per accecare il ciclope Polifemo ed uscire dalla grotta nella quale lui e i suoi compagni erano tenuti prigionieri. Ha sempre utilizzato metis quando ha escogitato il trucco del cavallo per conquistare Troia, città altrimenti inespugnabile.
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Questa differenza è ben delineata da un brillante saggio della studiosa Eva Cantarella, intitolato “Sopporta, cuore...” dove viene descritta l’importanza della figura di Ulisse per la cultura Occidentale. Afferma infatti l’autrice:
“A differenza del logos, ragione alta ed astratta, la metis era un’intelligenza bassa, rivolta al caso singolo, specifico: non classificava, non costruiva categorie. Era frutto dell’esperienza e della riflessione volta a perseguire obiettivi concreti, raggiunti spesso per via indirette e tortuose”.
Per questo motivo, non è difficile imbattersi in persone dotate di una soltanto di queste intelligenze; alcuni sono capacissimi di risolvere i problemi (attualmente si dice che sono dotati di problem solving), ma non sarebbero minimamente capaci di pensare in astratto, di capire Platone, Hegel o di risolvere un’equazione. Altri, invece, riescono ad elaborare idee e pensieri di alto livello ma, per converso, non riuscirebbero mai ad espletare correttamente delle mansioni pratiche come quella di organizzare un archivio.
Non è quindi un caso che una ben nota agenzia interinale del lavoro si chiami Metis e non Logos, perché in generale a livello impiegatizio si ricercano persone dotate di capacità concrete e applicative, e non dotate di facoltà astratte.
È bene sottolineare che, benché i greci antichi credessero che logos fosse superiore a metis, in realtà le due forme intellettive rivestono la medesima importanza per il genere umano, e non c’è un’abilità che abbia maggior valore di un’altra.
In aggiunta, oltre a logos e metis esistono anche altre forme d’intelligenza, come la creatività, la capacità di memorizzazione e quella verbale. Più estensivamente, spesso si fa rientrare nel concetto di intelligenza anche la capacità di adattarsi rapidamente a contesti diversi, l’empatia, l’abilità relazionale e quella manuale.
Quindi, quando diciamo «quella persona non è intelligente», dovremmo anche essere più specifici: a quale forma di intelligenza ci riferiamo?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Che cos’è l’intelligenza e quali sono le sue forme secondo gli antichi greci
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