La creatività si può imparare o insegnare? È una domanda molto difficile a cui si può dare solo un abbozzo di risposta, a cui si può rispondere solo in modo approssimativo. E la scrittura è solo un dono oppure un’arte da apprendere? Si può avere dei maestri o invece bisogna solo leggere e scrivere? E poi da chi imparare a scrivere? Da teorici oppure da scrittori in carne e ossa? E l’immaginazione gioca un ruolo decisivo? Per Pascal ad esempio l’immaginazione era sia maestra di verità che d’errore; per Einstein l’immaginazione è più importante della conoscenza.
O ancora: è determinante un trauma da elaborare per uno scrittore, visto che ad esempio in letteratura ha una parte preponderante la scrittura del trauma?
Coltivare il talento
Il talento certamente può essere coltivato. Una cosa fondamentale sarebbe esercitarlo quasi quotidianamente o almeno settimanalmente ritagliarsi per la scrittura un poco di tempo libero. Ci sono intellettuali che riguardo alla creatività esaltano le differenze individuali e altri che sostengono che siano il duro lavoro, la costanza, il sapersi gestire a dare veramente la differenza.
Non sempre nella quantità c’è la qualità. Non sempre chi è prolifico è anche bravo e originale.
Tradizione e innovazione
Ogni opera valida dal punto di vista letterario secondo molti deve comprendere sia tradizione che innovazione. Per Eliot al talento individuale si deve affiancare la conoscenza della tradizione. Non si può più essere più naïf insomma.
Il talento nella scrittura non sempre è riconosciuto e riconoscibile. Di esempi di geni e talenti incompresi se ne potrebbero fare a bizzeffe. Dipende dai canoni estetici dell’epoca, dalla fortuna critica, dal riscontro nelle vendite, dal comportamento dello scrittore... Esiste il mito dell’ispirazione, ma un grande scrittore come Moravia ogni mattina si metteva puntualmente a scrivere, consapevole che prima o poi qualcosa sarebbe venuto fuori. Bisognerebbe restare in ascolto di sé stessi secondo alcuni. Secondo altri bisogna mettersi alla scrivania, bisogna costringersi a scrivere e scrivere di getto, buttare giù qualcosa che poi qualcosa fuoriesce dalla mente. Se si ha paura della pagina bianca talvolta può essere utile vincerla con la scrittura automatica.
I riti propiziatori degli scrittori
Ogni scrittore ha i suoi riti propiziatori. Bevilacqua beveva sempre del caffè, Bukowski aveva la sua immancabile bottiglia di vino, Bertrand Russell aveva come dolce compagna la pipa.
Ogni scrittore ha il suo luogo dove raccogliersi e isolarsi, anche se Cervantes scrisse il suo capolavoro in carcere e Marco Polo raccontò tutte le sue avventure a Rustichello da Pisa, da cui nacque Il milione, sempre in galera.
Dove nasce la creatività?
La creatività artistica è un mistero. Ha una parte essenziale il cervello inconscio. Talvolta i pensieri sono fiumi carsici; bisogna mettersi a scrivere per fare chiarezza dentro di noi. Accade che la rielaborazione inconscia è importante. Ci sono scrittori che stanno in attesa di un’idea valida, dell’impulso creativo. Ma è solo l’inizio perché all’idea embrionale deve seguire la sua realizzazione pratica. Insomma se non è un lavoro continuo è almeno un lavorio incessante nella mente dell’autore, che può talvolta divenire un tarlo e nei casi patologici anche un’ossessione.
Ma vale veramente la pena di scrivere e poi di pubblicare? Non c’è il rischio di essere sbeffeggiati da tutti, di subire il pubblico ludibrio se non si guadagna niente con la scrittura? Ci sono aspiranti scrittori che sacrificano la propria salute psichica per la carriera letteraria. I disturbi dell’umore, i disturbi psicologici o psichici alcuni non li curano perché sono causa, fonte, motore dei propri scritti. Il malessere psicologico/esistenziale produce ideazione e diversi non vogliono rinunciarvi, mancherebbe loro la terra sotto i piedi. Ne vale veramente la pena?
Ci sono altri scrittori e scriventi che decidono più saggiamente di andare in analisi da un terapeuta per lavorare su sé stessi, per scoprire meglio sé stessi e spesso diventano più creativi.
Le scuole di scrittura in Italia
Ammesso e non concesso che la creatività si possa insegnare, esistono molte scuole di scrittura in Italia. Ci sono molti che si propongono come sedicenti esperti. Molti di questi corsi non sono professionali. Si impara poco. Si spende molto. Alcuni ingenui finiscono per essere dei polli spennati.
Poi ci sono le scuole più accreditate, quelle che vengono considerate le migliori, come ad esempio:
- i corsi della scuola Giulio Perrone,
- Molly Bloom (di Emanuele Trevi e Leonardo Colombati),
- la scuola Holden (fondata da Baricco),
- Bottega di narrazioni (fondata da Giulio Mozzi),
- Bottega Finzioni (di Carlo Lucarelli),
- Scuola Omero (la prima a essere fondata),
- Scuola Belleville,
- Scuola Palomar,
- Lalineascritta,
- Scuola del libro,
- Accademia del giallo e del noir.
Male che vada la frequentazione di scuole permette di conoscere i più grandi scrittori e editor italiani, cosa non da poco per chi vuole entrare nel mondo letterario. Si potrebbero intavolare delle discussioni e discutere per ore sull’utilità pratica delle scuole di scrittura, sui grandi scrittori che le hanno frequentate e sui grandi scrittori che non hanno mai messo piede in nessuna di queste.
Le scuole di scrittura possono essere utili quindi? È probabile, a patto che si faccia propria la lezione di Bateson: grande empatia tra insegnanti e allievi, disciplina ma al tempo stesso esercizio della fantasia, accettare "visioni molteplici del mondo". Esiste anche un sito Internet, che si occupa di scrittura a livello professionale, che si chiama Il mestiere di scrivere, con tanto di link e consigli pratici per scrittori veri, aspiranti e sedicenti.
Per chi volesse acculturarsi in modo libresco esistono anche delle guide della creatività. Le più trattano del pensiero creativo in modo generico, ma la creatività è un aspetto della mente umana che rimane ancora oggi per molti versi ignoto e indecifrabile. Una cosa quasi certa è che ogni processo creativo segua le 4 fasi descritte da Wallace nel 1926:
- preparazione,
- incubazione (o rielaborazione inconscia),
- illuminazione,
- verifica.
Per il resto si tratta di ipotesi, di chiavi di lettura, comunque di dubbi più che di certezze.
Ma cosa vuol dire essere creativi?
Esiste anche la neuropsicologia della creatività, che studia le basi neurali del pensiero originale. Sembrerebbe che la dopamina fosse "la molecola della creatività". Per i neuroscienziati le idee creative sono casuali nelle menti creative. Sempre secondo questi studiosi i pensieri creativi sono eventi rari, tanto è vero che la loro frequenza sarebbe descritta dalla distribuzione di Poisson, che in statistica viene chiamata anche legge degli eventi rari.
Per quanto riguarda l’analisi della creatività ci sono pochi punti fermi, in termini pratici ogni esperto propone il suo metodo e la sua ricetta: spesso dicono le stesse cose usando termini diversi, ma ognuno così facendo può rivendicare la propria originalità. La realtà probabilmente è che ognuno deve imparare a guardarsi dentro, a conoscersi e vedere quale tecnica creativa è più appropriata, più idonea.
Sempre sulla definizione di creatività non si trovano d’accordo gli studiosi. Una volta a un convegno un ricercatore dichiarò che erano state date circa 150 definizioni di creatività. Cosa significa essere creativi? Pensare qualcosa di nuovo? Creare qualcosa di nuovo? Vedere e far vedere la realtà in modo nuovo? Connettere in modo originale elementi già presenti? Capite subito che la creatività è qualcosa che può finire nel vago e nell’indefinito, dato che è un fenomeno così complesso e ricco di sfaccettature.
Libri da leggere sulla creatività
Consiglio a tutti di leggere qualche volume dello psicologo dello psicologo De Bono sul suo pensiero laterale. I suoi sono anche volumi economici, spesso tascabili. Le due migliori guide al pensiero creativo sono a mio avviso:
- Guida alla creatività di Robert Weisberg (un volume sulla creatività artistica e scientifica, in cui si prendono in analisi ad esempio sia i capolavori di Coleridge che la scoperta della struttura a doppia elica del Dna)
- L’arte della creativity di Alex Osborn (testo in cui viene presa in esame in modo approfondito anche la creatività industriale e lavorativa tramite molti esempi e aneddoti. È considerato un classico ed è stato tradotto in diverse lingue. È divenuto anche un bestseller).
Per analizzare e studiare la creatività secondo un approccio pedagogico consiglio di leggere:
- La creatività nella scuola e nella società di A. Cropley,
- Creatività di Mario Mencarelli
- e soprattutto La creatività, un’utopia contemporanea di Carlo Trombetta.
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Per chi volesse conoscere la creatività in ambito matematico consiglio La psicologia dell’invenzione di J. Hadamard, che distingue tra scoperta e invenzione, tratta del ruolo dell’inconscio anche nelle scienze esatte, distingue tra differenti tipi di menti matematiche.
Chi vuole considerare la creatività da un punto di vista psicologico e psicometrico deve leggere a mio avviso:
- La creatività di Vittorio Rubini (già professore e preside di facoltà di psicologia a Padova),
- La creatività di Guilford,
- La psicologia della Gestalt e L’intelligenza delle scimmie antropoidi di Köhler,
- Aprire le menti. La creatività e i dilemmi dell’educazione di H. Gardner.
Per chi volesse avere delle informazioni di base in modo divulgativo su come stimolare e sbloccare la creatività anche con la psicodinamica, il brainstorming, la bioenergetica e altre tecniche psicologiche consiglio Creatività di Mario Bendin.
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Se qualcuno volesse mettersi ad analizzare i salti logici o inconsci che hanno portato a creazioni, i cosiddetti insight, le intuizioni intellettuali allora vi consiglio di acquistare Le grandi invenzioni del mondo moderno di Gerald Messadié, testo molto economico se teniamo conto della sua importanza.
Agli aspiranti scrittori e poeti consiglio invece di leggere:
- Lezioni americane di Italo Calvino,
- Scuola di scrittura. I quaderni di Fandango di John Gillard (volume quasi esaustivo su tutti i metodi e le tecniche dei più grandi scrittori della storia con 70 esercizi da fare per stimolare il proprio estro),
- On writing: autobiografia di un mestiere di S. King,
ma non dovrebbero neanche disdegnare di acquistare E così vorresti fare lo scrittore di Giuseppe Culicchia, un libro fatto per conoscere meglio la realtà editoriale e il mondo delle patrie lettere, giusto per non illudersi troppo e non avere troppe albagie.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La creatività e la scrittura si possono insegnare?
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