Dal 5 settembre è tornato in libreria per la casa editrice “La Tartaruga” Sputiamo su Hegel e altri scritti di Carla Lonzi, un libro di culto ormai diventato introvabile. Riproporlo ora ai lettori è un atto politico.
Scritto nei lontani anni Settanta questo manifesto di rivolta femminile parla ancora al presente, mettendo in luce problematiche più che mai attuali, come la violenza sulle donne e l’incidenza del patriarcato sulla nostra società.
Proposto in una nuova copertina rosa fluo, con la curatela di Annarosa Buttarelli, Sputiamo su Hegel appare con la stessa forza rivoluzionaria di cinquant’anni fa ed è una lettura destinata non solo al mondo accademico, che da tempo ne attendeva la ripubblicazione, ma anche a tutte le ragazze di oggi - e non solo. Come si augura la curatrice Annalisa Buttarelli - che è docente, giornalista e fondatrice del Festivaletteratura di Mantova - si spera che Carla Lonzi oggi, in questa nuova edizione, la leggano soprattutto gli uomini.
Ma chi era questa rivoluzionaria femminista che provocò un terremoto nell’Italia degli anni Settanta? Si dice Carla Lonzi e si pensa a una rivoluzione, al titolo così spregiudicato di quel suo libro manifesto, all’imperativo “sputiamo”, che può anche esser letto fuori di metafora.
Scopriamo la vita di una donna che ha avuto il coraggio di mettere in discussione il sistema, con la certezza di parlare “sempre al presente”.
Chi era Carla Lonzi
Carla Lonzi, una delle principali femministe italiane, nacque a Firenze il 6 marzo 1931 in una famiglia di estrazione borghese. Sin da bambina rivelò un carattere indocile, ribelle. Carla non amava trascorrere molto in tempo in famiglia, all’età di nove anni preferiva il collegio alle mura domestiche.
Dopo aver frequentato il Liceo Classico, Lonzi si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. Gli studi procedevano bene, ma i rapporti con la famiglia erano sempre più tesi, tanto che Lonzi decise di trasferirsi per un periodo a Parigi, ma presto fu costretta a tornare a casa a causa di un’infiammazione polmonare.
Durante gli anni universitari pubblicò alcuni scritti sulla storia dell’arte di cui era appassionata. Nel 1956 si laureò con lode con una tesi dal titolo Rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine dell’Ottocento, successivamente pubblicata da Olschki nel 1996.
Carla si trasferì quindi a Roma, dove incontrò Mario Lena, un chimico industriale impegnato attivamente nell’attività del Partito comunista; anche Carla Lonzi aderì al PCI. Dopo una breve convivenza i due convolarono a nozze a Carrara, in Toscana, poco tempo dopo nacque il figlio, Battista. Il ruolo di moglie e di madre però a Carla stava stretto, viveva un rapporto conflittuale con l’istituzione matrimoniale.
Nel frattempo Carla si dedicava alla poesia, tra il 1958 e il 1963, compose solo versi; nel giugno del 1960 allestì a Torino la prima mostra da lei curata, si tratta de La Gibigianna di Pinot Galizio. L’anno successivo il suo matrimonio con Mario Lena giunse al capolinea, perché lei nel frattempo aveva incontrato Pietro Consagra, l’uomo con il quale intratterrà una relazione tumultuosa per il resto della sua vita.
“Autoritratto” e l’incontro con Carla Accardi
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Negli anni Sessanta l’impegno di Carla Lonzi era tutto rivolto alla sua attività di curatrice d’arte, allestisce varie mostre, dedicate all’opera di artisti italiani e stranieri. Nel 1969 pubblicò Autoritratto, un libro in cui raccoglieva i colloqui avuti con i maggiori artisti del panorama italiano di quel tempo (Castellani, Consagra, Fabro, Fontana, Kounellis, Scarpitta etc); tra di essi spicca l’intervista alla pittrice Carla Accardi in cui si gettano già le basi del femminismo moderno. Nel libro Lonzi giunse a una conclusione inattesa contestando la distinzione il ruolo critico dall’atto creativo artistico.
La nostra società ha partorito un’assurdità quando ha reso istituzionale il momento critico distinguendolo da quello creativo e attribuendogli il potere culturale e pratico sull’arte e sugli artisti. Senza rendersi conto che l’artista è naturalmente critico, implicitamente critico, proprio per la sua struttura creativa.
La nascita di Rivolta Femminile
Intanto pian piano Lonzi si interessava agli sviluppi del nascente femminismo e, nel 1970, fondò proprio con Carla Accardi ed Elvira Banotti il Gruppo di Rivolta Femminile. Iniziarono gli anni della rivolta e della contestazione.
Nel Manifesto di Rivolta Femminile erano già contenuti tutti i temi che in seguito Carla Lonzi avrebbe sviluppato nei suoi saggi: la critica al modello patriarcale che vede la donna come complementare all’uomo, la contestazione dell’istituzione matrimoniale, la concezione del lavoro femminile inteso come lavoro produttivo e, infine, la rivendicazione della centralità del corpo femminile. In barba alla chiesa Carla Lonzi affermava e sollecitava una sessualità non finalizzata alla procreazione; considerava che la stretta connessione tra procreazione e sessualità si fosse sviluppata in seguito allo sviluppo della cultura patriarcale.
Nello stesso anno Lonzi avrebbe pubblicato autonomamente, presso una piccola casa editrice da lei fondata chiamata “Scritti di Rivolta Femminile”, la prima edizione di Sputiamo su Hegel (1970) edito con una iconica copertina verde smeraldo con il titolo in grassetto nero.
A quel primo libro sarebbero seguiti altri saggi e scritti femministi, tra cui ricordiamo La donna clitoridea e la donna vaginale (1974), Taci, anzi parla. Diario di una femminista (1978).
Il suo ultimo scritto è Vai pure che riporta i dialoghi tra lei e il compagno Pietro Consagra. Carla Lonzi si sarebbe spenta a Milano nell’agosto nel 1982, a soli cinquantun anni, dopo una lunga lotta contro il cancro.
I suoi scritti presto finirono fuori catalogo; i suoi erano considerati libri di rivolta, libri scandalo, libri pericolosi. Ritornano ora in libreria, quarant’anni dopo la sua morte, grazie all’impegno di una casa editrice come La Tartaruga - fondata a suo tempo da un’altra femminista militante, Laura Lepetit.
Gli scritti di Carla Lonzi parlano sempre al presente e, nonostante il tempo trascorso, non sono invecchiati, non sono affatto diventati inattuali o obsoleti, parlano di una storia che deve ancora cominciare.
Sputiamo su Hegel e altri scritti di Carla Lonzi
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Nella prefazione del suo saggio, nella seconda edizione dalla copertina nera del 1974 che comprendeva anche La donna clitoridea e la donna vaginale, Carla Lonzi scriveva:
Il rischio di questi scritti è che vengano presi come punti fermi teorici mentre riflettono solo un modo iniziale per me di uscire allo scoperto, quello in cui prevaleva lo sdegno per essermi accorta che la cultura maschile in ogni suo aspetto aveva teorizzato l’inferiorità della donna.
Nel testo Lonzi, con uno sguardo estremamente lucido, indagava l’assenza delle donne nella storia e si interrogava sulle ragioni di questa assenza, ponendo sempre la propria prospettiva e il proprio vissuto personale come metro di paragone. La colpa, considera dopo un’attenta disanima, è del filosofo Hegel che relega la donna a una dimensione casalinga, esclusivamente domestica. Ma non è da meno Marx che non considera l’oppressione femminile. L’imperativo di Lonzi, che dà il titolo al libro, è la metafora di una rivolta al patriarcato. “Sputare su Hegel” significa anche sputare su Marx, su Freud, su Lenin, sulla cultura degli uomini che ha voluto le donne sottomesse per secoli.
Sin dal principio del libro Lonzi porta come esempio la figura di Olympe de Gouges, la drammaturga e attivista francese mandata al patibolo per la sua Dichiarazione dei diritti delle donne. Olympe fu la prima a rivelare il guasto terribile della democrazia occidentale, ovvero un’uguaglianza fittizia tra uomini e donne, vera soltanto nelle parole, non nei fatti.
Problema femminile significa rapporto tra ogni donna — priva di potere, di storia, di cultura, di ruolo — e ogni uomo — il suo potere, la sua storia, la sua cultura, il suo ruolo assoluto.
Il libro, naturalmente, fece scandalo negli anni Settanta, divenne un oggetto di contestazione. Soprattutto la società non poteva tollerare il fatto che l’autrice parlasse della sessualità femminile come svincolata dal desiderio maschile; quel pensiero appariva come un vero e proprio sacrilegio.
Una curiosità: il libro di Carla Lonzi, nella prima edizione dalla copertina verde, appare anche in un breve cameo de L’amica geniale 3 e svolge un ruolo fondamentale nella presa di coscienza del personaggio di Lenù.
Quella prima edizione originale, dalla grafica spoglia e dalla nuda copertina verde, ormai è diventata introvabile; e non sperate di recuperarla in qualche bancarella di libri usati, la trovate in vendita online dove il suo prezzo sfiora i 500 euro.
Ora la casa editrice La Tartaruga ha risolto il problema riportando il libro in commercio a una cifra decisamente più ragionevole, adatta a tutte le tasche.
Si tratta di un intelligente recupero editoriale, perché quello di Carla Lonzi è un libro che non smette mai di parlare al presente e si accorda ancora perfettamente ai tempi in cui viviamo, agitati da una nuova ondata di contestazioni femministe e da una più salda presa di coscienza femminile. Forse Sputiamo su Hegel trova la più esatta collocazione nel nostro tempo (in cui la parità di genere si sta esprimendo anche in una rinnovata presa di coscienza linguistica che non privilegia più il genere maschile), rispetto a quei tumultuosi anni Settanta di contestazioni in cui veniva percepito solo come un libro sovversivo e scandaloso. Oggi Carla Lonzi non fa più scandalo, la speranza è che faccia soprattutto pensare, che è poi il primo presupposto utile, la scintilla necessaria perché si giunga a un cambiamento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Carla Lonzi, l’autrice di “Sputiamo su Hegel”
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