Stasera 2 marzo a Splendida Cornice, il programma condotto da Geppi Cucciari su Rai 3, Ermal Meta si esibirà in una versione di Com’è profondo il mare in omaggio a Lucio Dalla che il prossimo 4 marzo avrebbe compiuto ottant’anni.
Il brano di Dalla, tratto dal disco omonimo composto nel 1977, rappresenta un autentico inno alla libertà di pensiero e di espressione.
La canzone è tratta dal settimo album di Lucio Dalla, il primo composto senza l’aiuto del poeta Roberto Roversi nel ruolo di paroliere. Com’è profondo il mare rappresenta dunque l’esordio di Dalla sulla scena musicale come cantautore. Senza l’appoggio di Roversi, Lucio Dalla si scopre improvvisamente poeta: nello specifico, un poeta ermetico.
Com’è profondo il mare: un inno alla libertà di pensiero
Scritta quarant’anni fa Com’è profondo il mare parlava di un’Italia in balia del terrorismo delle brigate rosse, nel pieno degli anni di Piombo, e rifletteva nella melodia il clima di tensione e di instabilità di quel periodo; ma non solo.
Dalla componeva un testo ricco di significati e di sottotesti, dalle plurime sfaccettature: in cui ogni parola brilla di una luce diversa, proprio come le onde del mare. Subito la canzone si affermò come un brano cult, anche grazie alla sua musicalità che sembra simulare l’andatura cullante del moto marino che è, per definizione, ondivago.
Dopo il consueto fischio di marinaio sempre pronto a salpare per terre ignote, Lucio Dalla inizia a cantare e ci immerge in una melodia ipnotica che trova nel suo ritornello cadenzato, Com’è profondo il mare, il proprio punto di fuga. Ci immerge in un’atmosfera surreale, quasi onirica, portandoci nelle profondità degli abissi del pensiero per mostrarci, sotto una nuova luce chiarificatrice, la realtà che abbiamo davanti. Strofa dopo strofa Dalla in Com’è profondo il mare compone una storia dell’umanità: dal primo uomo nella caverna alla bomba atomica.
Scopriamone testo, analisi e significato.
Com’è profondo il mare: testo
Siamo noi, siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti, dei linotipisti
Siamo i gatti neri, siamo pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareBabbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di fagiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareÈ inutile, non c’è più lavoro
Non c’è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male, di farci annegare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareCon la forza di un ricatto
L’uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti, spalancò prigioni
Bloccò sei treni con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
A un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere, a piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com’è profondo il marePoi da solo l’urlo diventò un tamburo
E il povero come un lampo nel cielo sicuro
Cominciò una guerra per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore doveva coltivare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareMa la terra gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato in un palazzo, in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene, bastonate
E chirurgia sperimentale
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareIntanto un mistico, forse un aviatore
Inventò la commozione
Che rimise d’accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareFrattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo di questo mondo
Che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mareÈ chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com’è profondo il mareCerto, chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintareCosì stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare
Com’è profondo il mare: di cosa parla? Ecco il significato
La canzone inizia dal presente, ovvero dall’Italia del 1977 in cui il sentimento dominante era la “paura”. Nell’espressione “gatti neri” possiamo trovare una metafora per indicare i militanti di sinistra. Il ritornello Com’è profondo il mare ci culla trasportandoci quindi indietro nel tempo.
Troviamo l’uomo primitivo, cacciatore con la clava e assistiamo alla sua imprevedibile evoluzione attraverso i secoli. La schizofrenia del tempo presente (ancora attuale) - Non c’è più lavoro, non c’è più decoro - si alterna alla schizofrenia del tempo passato in cui l’uomo combatte l’uomo in una lotta sanguinosa per conquistare un pezzo di terra. La terra viene qui ridotta alla sua reale entità: “uno scherzo”, detto con ironia, ovvero un frammento minuscolo al cospetto dell’infinità dell’universo.
Intanto si evolve l’uomo e con lui si evolve il pensiero, ma non cambia la sua brutalità primordiale. L’uomo cosiddetto “evoluto” del Novecento pianifica un’arma per la distruzione di massa come la bomba atomica:
Non ricordo bene
Poi una storia di catene, bastonate
E chirurgia sperimentale
La storia del genere umano viene ridotta a questo: “catene, bastonate e chirurgia sperimentale.”
Nel finale viene lanciato l’atto d’accusa contro la classe dirigente che non fa mai gli interessi dei deboli, dei poveri, dei dominati. E inoltre distrugge il mare - che qui si fa metafora di pensiero - ma oggi potremmo leggervi anche un riferimento ecologista alla crisi climatica.
Dalla si sofferma soprattutto sul potere intellettuale di chi pensa, riflette e medita prima di agire. Chi pensa è muto come un pesce, dice, eppure dà fastidio. In questa frase oggi potremmo cogliere un riferimento ai tanti intellettuali perseguitati dai regimi: non fanno nulla, scrivono libri o poesie, eppure finiscono in catene, sono temuti più della gente armata di un fucile.
È chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché il pensiero fa paura, ci spiega Dalla, proprio a causa del suo non avere limiti né confini. È indomabile, proprio come il mare, e può arrivare dappertutto:
Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
In un solo testo Lucio Dalla riesce a toccare tutte le problematiche della società, da quelle politiche ed ecologiche, semplicemente riassumendo la storia dell’umanità con il suo lungo strascico di guerre e rivoluzioni. Nella conclusione emerge l’immagine di un mare in fiamme - che sta bruciando - come se fosse teatro di una guerra infernale. In questo mare umiliato, piegato, in fiamme, possiamo trovare una tragica metafora del tempo presente che vede l’umanità stretta tra due minacce: quella della guerra e quella del surriscaldamento globale.
Il testo di Dalla era volutamente ermetico, ogni parola nascondeva un significato duplice che oggi appare persino profetico. Nella grande metafora del mare era riuscito a racchiudere la storia dell’umanità passata, presente e futura che, in fondo, si è originata dall’acqua (i pesci dai quali discendiamo tutti, osserva infatti il cantautore) e nell’acqua sembra destinata a tornare.
Com’è profondo il mare è un ritornello ipnotico che ci culla come una ninnananna, trasportandoci come una barca sul moto dell’onda, e sembra portarci alle origini, là dove tutto è iniziato, per riflettere sul significato del nostro “essere umani”.
Questo significato Dalla di certo lo attribuiva alla libertà del singolo che, del resto, trova proprio nel pensiero la sua più profonda espressione e la maniera più efficace di manifestarsi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla è un inno alla libertà di pensiero
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