Il 1° marzo del 2012 ci lasciava Lucio Dalla. Il più grande sperimentatore della musica italiana se ne andava appena quattro giorni prima del suo sessantanovesimo compleanno, una data ormai entrata nella storia della musica italiana: era lui il Gesù bambino nato il 4 marzo 1943.
Ma la biografia di Lucio Dalla è diventata parte della vita di tutti noi grazie al suo immenso patrimonio musicale: abbiamo imparato a conoscere la sua casa, Piazza grande, abitata da gatti senza padrone come lui, la sua grinta trasposta nella voce di Senna in Ayrton “Faccio il pilota e corro veloce per la mia strada”, la sua speranza nel futuro “Chissà, chissà domani, su che cosa metteremo le mani”, il suo sogno più autentico che si è poi realizzato “Vorrei entrare dentro i fili di una radio/E volare sopra i tetti delle città”, lo struggimento dell’amore “Canzone cercala se puoi/Dille che non mi perda mai” e la sua incontenibile gioia di vivere “E come sono contento/di essere qui in questo momento” nel suo profetico testamento L’anno che verrà. Ci ha detto che gli angeli sono milioni di milioni, ma non si trovano lassù nel’alto dei cieli, ma qui sulla terra, tra gli uomini.
Infine Dalla sembrava aver trovato persino le parole per dire l’addio nel finale struggente di Cara:
Buonanotte, anima mia, adesso spengo la luce e così sia.
Questo verso è stato inciso anche sulla sua lapide al cimitero della Certosa di Bologna, lo stesso dove è stato sepolto il poeta Giosuè Carducci.
Ed è così che ora immaginiamo il suo saluto: una luce che si è spenta, ma la musica rimane con le sue melodie particolarissime dalle cadenze jazz, le inattese sfumature rock e i versi urlati ma intonati che si alternano alle parole creando una nuova musicalità. Ora la sua voce continua a viaggiare “dentro i fili di una radio”, sin sopra i tetti delle città proprio come le rondini di cui aveva invidiato il volo e la libertà.
In quelle note che volano alto come uccelli lo riconosciamo e lo ritroviamo ancora oggi. E vorremmo dirgli sempre “grazie”: grazie per le parole che, come un poeta, ci ha donato scrivendo la sua lettera incompiuta al futuro piena di promesse, sogni e, soprattutto, di umanità.
Scopriamo le frasi più belle delle canzoni di Lucio Dalla che ogni tanto ci ritroviamo a canticchiare, nei momenti più improbabili, perché questi ritornelli ci sono ormai entrati nella testa e sono dentro di noi, li abbiamo assimilati come regole di vita, come preghiere o visioni, come parole di riconciliazione e di speranza.
Le frasi più belle delle canzoni di Lucio Dalla
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Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è
Sulle panchine in Piazza Grande
Ma quando ho fame di mercanti come me
Qui non ce n’è
(Piazza Grande)
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Dice che era un bell’uomo
E veniva, veniva dal mare
Parlava un’altra lingua però sapeva amare
(4 marzo 1943)
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Ma dimmi tu dove sarà
Dov’è la strada per le stelle
Mentre ballano
Si guardano e si scambiano la pelle e cominciano a volare
(Anna e Marco)
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Te voglio bene assaje
Ma tanto tanto bene sai
È una catena ormai
Che scioglie il sangue rint’ ’e ’vvene sai
(Caruso)
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Dove sono le tue mani
Aspettiamo che ritorni la luce
Di sentire una voce
Aspettiamo senza avere paura, domani
(Futura)
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Tu come me
Tu come me
Che le stelle della notte fossero ai tuoi piedi
Che potessi essere meglio di quello che vedi
Avessi qualcosa da regalarti
E se non ti avessi uscirei fuori a comprarti
(Stella di mare)
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Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò
Da quando sei partito c’è una grande novità
L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va
(L’anno che verrà)
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È la sera dei miracoli, fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di Roma
Con la bocca fa a pezzi una canzone
(La sera dei miracoli)
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E, come uomo, io ci ho messo degli anni
A capire che la colpa era anche mia
A capire che ero stato un poco anch’io
E ho capito che era tutto finto
Ho capito che un vincitore vale quanto un vinto
Ho capito che la gente amava me
(Ayrton)
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È chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com’è profondo il mare
(Com’è profondo il mare)
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Ah felicità
Su quale treno della notte viaggerai
Lo so
Che passerai
Ma come sempre in fretta
Non ti fermi mai
(Felicità)
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Dalla sua cella lui vedeva solo il mare
E una casa bianca in mezzo al blu
Una donna si affacciava, Maria
È il nome che le dava lui
Alla mattina lei apriva la finestra
E lui pensava quella è casa mia
(La casa in riva al mare)
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Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos’è l’amore
Dov’è che si prende, dov’è che si dà
(Le rondini)
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Conosco un posto nel mio cuore
Dove tira sempre il vento
Per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
Non c’è niente da capire, basta sedersi e ascoltare
Perché ho scritto una canzone per ogni pentimento
E debbo stare attento a non cadere nel vino
O finir dentro ai tuoi occhi, se mi vieni più vicino
(Cara)
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Canzone cercala se puoi
Dille che non mi perda mai
Va’ per le strade tra la gente
Diglielo veramente
(Canzone)
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Ti ho guardata e per il momento
Non esistono due occhi come i tuoi
Così neri, così soli che
Se mi guardi ancora e non li muovi
Diventan belli anche i miei
(Chissà se lo sai)
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Quale allegria
Se ti ho cercato per una vita senza trovarti
Senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
Per vederti andare via
(Quale allegria)
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Cosa sarà?
Che fa crescere gli alberi, la felicità
Che fa morire a vent’anni
Anche se vivi fino a cento
Cosa sarà?
(Cosa sarà?)
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Amore mio non devi stare in pena
questa vita è una catena
Qualche volta fa un po’ male
Guarda come son tranquilla io
Anche se attraverso il bosco
Con l’aiuto del buon Dio
Stando sempre attenta al lupo
(Attenti al lupo)
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Io so che
Gli angeli
Sono milioni di
Milioni
E non li vedi
Nei cieli
Ma tra gli uomini
(Se fossi un angelo)
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Dimmi perché tu ami sempre gli altri
Ed io amo solo te
Dimmi perché mi hai chiesto di andar via
Quando ti ho detto: "Vieni via con me"
Vieni via con me
Vieni via con me
(Nanì)
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Compiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò la ninna nanna
(4 marzo 1943)
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Sentì il dolore della musica
Si alzò dal pianoforte
Ma quando vide la luna uscire da una nuvola
Gli sembrò più dolce anche la morte
(Caruso)
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L’anno che sta arrivando tra un anno passerà
Io mi sto preparando, è questa la novità
(L’anno che verrà)
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E se non ci sarà più gente come me
Voglio morire in Piazza Grande
Tra i gatti che non han padrone come me
Attorno a me
(Piazza Grande)
Qual è la vostra canzone preferita di Lucio Dalla? Vi aspettiamo nei commenti, nel frattempo vi lasciamo sulle note di Piazza Grande.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le frasi più belle delle canzoni di Lucio Dalla
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