Chi non è più giovane tende a credere che negli ultimi trent’anni il mondo si sia istupidito.
Com’è ovvio, chi lo pensa è abbastanza intelligente da chiedersi se non sia un meccanismo che si ripete a ogni generazione: si guardano le cose dalla lontananza di altre esperienze, visioni della vita, trapassi storici.
Dunque potrebbe essere un’illusione, un ribaltamento auto-protettivo rispetto al “nuovo che avanza” (espressione nata - e non casualmente - proprio una trentina d’anni). Ora, è più intelligente chi nel caso specifico, odierno, ritorni sulla prima impressione, che sì, il mondo fra la fine del XX secolo e questi anni abbia maciullato le proprie sinapsi fra woke, social network e cancel culture o chi si mostra più scettico, rassegnato a un bonario disincanto per il quale la storia si ripete come le nostre variabili percettive, da giovani e da vecchi?
Il libro di Armando Massarenti propone una riflessione - politicamente scorretta - sul tema.
“Come siamo diventati stupidi”, il libro di Armando Massarenti
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A leggere Armando Massarenti, giornalista e filosofo, e il suo libro Come siamo diventati stupidi (una modesta proposta per tornare intelligenti) licenziato da Guerini e Associati, saremmo più orientati a inserirci nel primo segmento.
I danni del “politicamente corretto” sono indiscutibili, le semplificazioni ideologiche (e moralistiche) altrettanto; ma la galassia di movimenti Lgbtq e derivati non se ne avvede, non di rado dividendo il mondo in polarizzazioni pericolose: come si fa a dichiararsi avversari del sistema occidentale e capitalistico sventolando manifesti come Queer Palestine?
Hanno la più pallida idea di come la pensino in Palestina su queste faccende?
Da più parti (specie da quelle reciprocamente avverse, cristallizzate su posizioni irriducibili, da stadio) si esibiscono atteggiamenti che tradiscono l’esistenza di quella Mente Prigioniera di Czeslaw Milosz che nel 1953 cartografava il dominio nelle coscienze russe della macchina stalinista.
E l’identità (alla faccia del buon Eric Hobsbawm che riteneva ogni tradizione inventata) sembra diventata un nuovo feticcio; vale non solo per le destre che hanno ritirato fuori il vecchio volto feroce del nazionalismo, ma anche per le sinistre votate agli studi razziali e ai gender studies che azzerano il resto (le università americane purtroppo insegnano, e male).
La riflessione del filosofo Armando Massarenti
All’Illuminismo cui guarda Massarenti sembrano insomma aver voltato le spalle in troppi. La caduta del cosiddetto “effetto Flynn”, per il quale il miglioramento del quoziente intellettivo registrato per un secolo si è improvvisamente arrestato, è uno dei puntelli su cui agisce la riflessione dell’autore.
Il “politicamente corretto” è stato esiziale, la suscettibilità woke impedisce qualsiasi ragionamento davvero critico.
D’altronde, la stupidità è facile: Alberto Savinio, scrittore formidabile che l’autore cita a più riprese assieme ad altri, letterati o studiosi (Paul Valery, Bertrand Russell, Steven Pinker eccetera) quali campioni di lucidità, nella Nuova Enciclopedia scriveva:
“La stupidità, questo inconfessabile amore, esercita su di noi un potere ipnotico, un’invincibile attiranza”.
Seduto a un caffè, si lascia andare all’ascolto delle vane chiacchiere altrui, e a un certo punto si rende conto di perdersi, di cedere:
“Al richiamo primordiale della stupidità. (…) Un dolcissimo languore m’invade, come in capo a un’insonnia prolungata, i nostri nervi finalmente si disciolgono nello sfinimento voluttuoso del sonno”.
Sono le “sirene della stupidità” a trascinarlo verso una sorta di paradiso.
“Tribalismo, luoghi comuni, complottismi” - l’impero è questo, anche quello incistato nella mente di chi crede di combatterlo.
Qual è l’antidoto alla stupidità?
Solo una cosa, ma non secondaria, perplime in questo pamphlet di Massarenti: la sua ricerca di una soluzione al precipizio della stupidità nel liberalismo, razionale, metodico si accompagna a un’apologia del libero mercato che avrebbe meritato indagine più severa. Quanto ha contribuito il mercato senza regole degli ultimi decenni allo sfaldamento programmatico del senso critico che giustamente Massarenti invoca come “orizzonte perduto”?
Dopo il crollo dell’Urss, il liberismo indocile del capitalismo, che dopo l’Ottantanove ha ritenuto di non dover dare più spiegazioni a nessuno, non ha avuto un ruolo decisivo nell’’organizzazione sistematica di un guerra aperta a certi valori cui secondo l’autore dovremmo richiamarci?
Al capitalismo odierno il senso critico è d’ostacolo. Resta la libertà di vendere e comprare, ma l’Illuminismo voleva essere qualcosa di più.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: C’è un antidoto alla stupidità? Perché leggere il libro di Armando Massarenti
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