

Come sopravvivere alle “nuove” dittature
- Autore: Paolo Emilio Papò
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Dittatura: in principio è stato un compito di governo pubblico affidato per un periodo limitato a un singolo, nominato dai consoli su proposta del Senato di Roma. Poi ha designato il dominio autoritario di un autocrate, mantenuto con la forza e negatore della libertà. Oggi, nella società della comunicazione di massa e dei consumi, scossa dalla pandemia mondiale, può assumere connotati meno appariscenti e non riconducibili a un despota, tanto che si parla di una potenziale “dittatura sanitaria”. È argomento delle considerazioni di Paolo Emilio Papò, in un recente pamphlet, Come sopravvivere alle "nuove" dittature, pubblicato a novembre 2021 per le Edizioni IBN di Roma (158 pagine).
Tirannia, totalitarismo: l’ingegnere e scrittore romano sessantenne riflette sulle dinamiche della crisi sanitaria che potrebbero portare nelle democrazie liberiste-capitaliste-laiche d’Occidente a delegare più o meno consapevolmente a un gruppo ristretto il compito di decidere per tutti, cedendo libertà costituzionali in cambio di sicurezza, ordine e salute, nel caso particolare.
Nella parte finale del libro, si possono leggere articoli di Papò apparsi sulla rivista mensile della destra culturale “Il Borghese” e sul suo libro Venti di democrazia in Europa (2019). Con IBN, a parte la divagazione letteraria nel romanzo Lo sfasciacarrozze (2021), ha proposto libri di storia militare, coerenti con la vocazione di famiglia. Il nonno Armando, capitano della Regia Aeronautica, è stato pilota nella Grande guerra, decorato più volte. In Aviazione, anche lo zio Enrico e il papà Franco, Croce al Merito di Guerra, fondatore dell’Aerosoccorso, Cavaliere della Repubblica.
Senza pretendere di giudicare le tesi di Paolo Emilio Papò — sviluppate in un saggio ampio e ricco di citazioni di scrittori, filosofi e sociologi — non resistiamo alla tentazione di estrapolare un passaggio, in cui l’autore apologizza la figura necessaria di un “capo”. Per meglio dire, non uno, non un duce, semmai il potere “gestito inizialmente da un gruppo di intellettuali che rispondono alla ’base’ del loro operato, nel pieno rispetto della Costituzione ma nell’ottica dell’evoluzione etica, intellettuale, politica della società”. Si tenga presente l’orientamento politico di Papò, candidato consigliere alle recenti Comunali capitoline nelle liste di Fratelli d’Italia.
A quel punto, secondo l’ingegnere scrittore, come si potrebbe rifondare lo Stato? Non ha dubbi: “limitando fortemente il potere dei partiti politici”. Tanti storceranno il naso: la Costituzione repubblicana considera i partiti presìdi a garanzia della democrazia. Papò obietta che la degenerazione li ha portati a diventare centri di interesse, collettori di risorse pubbliche e agenzie di “smistamento di posti di lavoro ad amici e parenti”. Argomenta che “la democrazia può essere applicata anche attraverso comitati di base”, che coinvolgano il cittadino, in riunioni convocate periodicamente. Alle elezioni gli schieramenti dovrebbero proporre candidati esperti nei settori d’attività dell’esecutivo: lavoro, sanità, trasporti, istruzione, ambiente... Si dovrebbe votare non il simbolo ma l’uomo, aspiranti governanti “seri e capaci, che rispettino le promesse elettorali e che siano responsabili delle proprie azioni”.
Serenità, moderazione, non violenza, ecco cosa occorre, per ricostruire una nazione, a parere di Papò. Ma sebbene possa risultare un male necessario, sempre secondo lui il governo di pochi deve durare poco, va “odiato” e bisogna essere sempre pronti “a rovesciarlo”.
Come progetto utopistico c’è un po’ di tutto: dittatura a termine, democrazia assembleare, professionisti della società prestati alla politica e non professionisti della politica improvvisati economisti, lavoristi, esperti di medicina, docenti, ecologisti... Verrebbe da dire: tanti capisaldi della destra sociale e istituti magari già visti all’opera, ma che non hanno offerto una gran prova.
Non si pensi a un Papò veterofascista o antidemocratico: riconosce che “se un leader è ’illuminato’ vi possono essere limitati benefici”, in termini di ordine e organizzazione della vita quotidiana per la società. Ma se il dittatore diventa tiranno, “allora sono guai”: instabilità internazionale; conflitti; ulteriori limitazioni delle libertà; controllo ossessivo della società, fino alla paranoia; ingerenza nella sfera privata delle persone e congelamento dell’ascensore sociale. Anche questo già visto, durante il fascismo, nel regime sovietico e nella Germania orientale: il grigiore liberticida e la delazione come quotidianità. Tuttora, abbiamo esempi di dittature del genere in Europa, dalle parti di Lukaschenko e di Putin, a Est del nostro continente.
Non possiamo che augurarci tutti — e Papò sarà d’accordo — che la pandemia, da fase di oggettiva debolezza della società attuale non alimenti deriva autoritaria o sollevazione di gruppi o gruppuscoli. Perché una società scossa è una società fragile, ma la Costituzione non è in grado di difendersi da sola e ci si vede poco nel ruolo di nuovi partigiani, disposti battersi per la libertà mollando le tante comodità della vita moderna. Darsi alla macchia vorrebbe dire rinunciare al cornetto e caffellatte al bar la mattina, all’aperitivo a metà giornata e al baretto la sera. Impensabile.

Come sopravvivere alle «nuove» dittature
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