Una visione preoccupante del mondo della lettura arriva dalle statistiche riportate in articoli pubblicati su giornali e volumi usciti di recente.
Un recente libro edito da Laterza di Giovanni Solimine, “L’Italia che legge”, descrive dettagliatamente la situazione di libri e lettura.
Secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori, nonostante il mercato italiano del libro si mantenga ancora fiorente, con un fatturato di 5 miliardi di euro, mentre festival e Saloni del libro come quello internazionale di Torino sono affollatissimi, solo il 38% delle persone oltre i 14 anni si dichiara "lettore". Solo il 10% si definisce "abituale". La situazione si delinea grave quando si analizzano i dati della popolazione giovanile: il 45% dei bambini e ragazzi in età dai 6 ai 19 anni non legge neanche un libro al di fuori di quelli scolastici.
Chi è responsabile del declino dell’amore per i libri?
In una vecchia intervista del 2010 da me rilasciata come insegnante lettrice su questo sito, alla domanda "La lettura sta morendo?" risposi:
"Malgrado il grande sforzo che viene compiuto dalle case editrici, dai blog, dai giornali, dalle librerie, dagli operatori culturali, da alcuni maestri e insegnanti, la situazione continua ad essere gravissima. La mancanza di lettori, che cresce man mano che i ragazzi crescono, è il segno che la scuola e la famiglia non riescono a lavorare in sintonia."
Lettori non si nasce ma si può imparare a diventarlo e qui, saltando la famiglia che mantiene il suo ruolo fondamentale, interviene massicciamente la scuola. Dunque, se i giovani leggono poco è lecito e doveroso porsi una domanda: chi possiamo considerare colpevole del declino dell’amore verso i libri, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione? E’ possibile educare alla lettura, creare giovani lettori?
Una cosa grave che deve essere contestata alla scuola è quella di non riuscire ad attenuare le differenze di origine sociale, economica, geografica che stanno alla base di diversi approcci alla lettura da parte dei ragazzi più disagiati. Gli indici di lettura delle regioni dell’Italia del nord sono molto più elevati di quelli del centro e del sud della penisola, anche perché la maggior parte delle librerie e delle biblioteche si trova al nord.
La scuola, la famiglia, la crisi, il progresso tecnologico che cattura l’interesse dei più piccoli sono possibili corresponsabili del decrescente amore per la lettura dei più piccoli.
Spesso insegnanti poco attenti obbligano giovanissimi a letture impegnative e scoraggianti; spesso i genitori non lettori, troppo distratti e frettolosi, ritengono la lettura noiosa e la considerano un obbligo scolastico da assolvere piuttosto che una risorsa da condividere, una spesa che aggrava i già pesanti impegni economici per i libri di testo.
Al di là di individuare di chi sia la colpa, è necessario adottare strategie vincenti per invertire la tendenza.
L’amore per i libri si trasmette con l’esempio
Oggi in moltissime scuole, soprattutto elementari, sono sorti gruppi di insegnanti e bibliotecari particolarmente attenti alla didattica della lettura, che adottano vere e proprie strategie della didattica della lettura. Sul nostro sito potete leggere l’esperienza di insegnanti di scuola elementare come Claudia Graziani o i suggerimenti di lettura per i più piccoli di Giovanna Giraudi.
Per passare invece ai ragazzi più grandi, quelli che frequentano la secondaria superiore, ecco che il problema si fa più serio: quanti insegnanti di scuola superiore sono lettori forti? Quanti insegnanti di materie non letterarie leggono più di un libro l’anno? Quanti di loro leggono libri diversi da quelli specifici delle materie che insegnano? Se la lettura è contagiosa, allora i loro studenti non riusciranno a diventare lettori abituali, a meno che non provengano da particolari famiglie che li abbiano spinti alla lettura fin dalla prima infanzia.
Nei miei tanti anni trascorsi a scuola, ho lavorato per lo più sulla lettura, condividendo con i miei studenti passioni ed entusiasmi, operando una pedagogia della lettura fatta di diverse strategie, a seconda del ragazzo e delle sue problematiche, lavorando per livelli di capacità, di gusti, di interessi. Ho avuto quasi sempre buoni risultati: oggi, su Facebook, ricevo ancora apprezzamenti di ex alunni che hanno imparato ad amare i libri con il mio stimolo e il mio aiuto e che dopo anni ricordano quel libro o quell’episodio della vita scolastica legato a quel particolare libro.
Stimolare la lettura, seguendo le inclinazioni e il gusto dei più giovani
Leggere un libro e farne la recensione scritta (senza copiare il riassunto da internet) è stato il primo compito obbligatorio per i miei alunni, purché il libro fosse liberamente scelto dallo studente: giallo, fantascienza, noir, rosa, sport, fumetto, saggistica o narrativa. Qualunque genere deve trovare a scuola cittadinanza e deve essere apprezzato dall’insegnante. Obbligare ragazzi impreparati alla lettura de La coscienza di Zeno o de Il fu Mattia Pascal può distruggere definitivamente il potenziale lettore che è in loro; ho visto invece appassionarsi alla lettura ragazzi che avevano potuto leggere la vita del loro cantante preferito e del campione sportivo e raccontarlo ai compagni come una conquista.
Incentivare la lettura ad alta voce
Vorrei citare come strategia davvero vincente per ogni età la lettura ad alta voce che implica anche il coinvolgimento attivo dei ragazzi in ciò che si è letto; in tempi di supporti elettronici, e-book, Ipad, la lettura fatta in modo appropriato a voce alta dall’insegnante in classe può diventare un veicolo di crescita della consapevolezza dell’importanza della lettura.
Ho letto recentemente in alcune classi terze di una scuola elementare del quartiere romano del tuscolano “Il piccolo Nicolas” di Goscinny e Sempé: si tratta della storia di un ragazzino in una provincia francese negli anni cinquanta e dei suoi compagni di scuola che vengono raccontati nella loro quotidianità. La curiosità e l’entusiasmo che ho visto negli occhi dei ragazzini man mano che le mirabolanti avventure di Nicolas li coinvolgevano mi hanno fatto davvero credere al miracolo che solo la parola scritta può provocare. In un ambiente così diverso dal loro, i bambini hanno saputo cogliere l’analogia con il loro vissuto e trasformare una lettura in classe in una maturazione della loro personalità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Come trasmettere l’amore per i libri ai più giovani?
Condivido in tutto quel che scrive Elisabetta Bolondi. Sono stata a lungo una insegnante-lettrice e ho attuato con gli allievi strategie diverse che hanno dato sempre buoni, talvolta ottimi, risultati.
Non ci si improvvisa lettori e non ci si improvvisa insegnanti che educhino alla lettura. Andrebbero divulgate e messe a confronto esperienze vissute, per condividere percorsi e pratiche.
Facciamo fronte comune e scriviamo di più sulla bellezza della lettura. Ciao. Vincenzo