

Contro Antigone o dell’egoismo sociale
- Autore: Eva Cantarella
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2024
Eva Cantarella è una delle più autorevoli studiose italiane del diritto antico e della cultura greco-romana. I suoi lavori si distinguono per la capacità di unire rigore accademico e chiarezza espositiva, rendendo accessibili a un pubblico ampio temi complessi come la giustizia, il potere e il ruolo della donna nell’antichità.
In Contro Antigone o dell’egoismo sociale, pubblicato nel 2024 da Einaudi, l’autrice affronta una delle figure più celebrate della tragedia greca: Antigone, la giovane tebana divenuta nei secoli il simbolo della resistenza contro l’oppressione, della ribellione all’autorità e della supremazia del diritto naturale sulle leggi dello Stato. Ma Cantarella ci invita a mettere in discussione questa immagine.
Il saggio propone una rilettura critica della tragedia di Sofocle, smontando l’interpretazione tradizionale che ha reso Antigone un’eroina indiscussa della giustizia. Secondo Cantarella, la giovane non è necessariamente la portavoce di un principio morale universale, bensì una figura tragica, dominata da un’ostinazione che può apparire persino egoistica.
Il conflitto tra Antigone e Creonte è stato letto per secoli come uno scontro tra due visioni inconciliabili della giustizia: da un lato la legge dello Stato, impersonata da Creonte; dall’altro, il diritto naturale, che Antigone difende appellandosi a una norma divina superiore alle leggi degli uomini. Secondo l’interpretazione classica, Creonte rappresenta l’arbitrarietà del potere politico, mentre Antigone incarna la giustizia vera, quella che esiste al di là delle regole imposte dagli uomini. Ma Cantarella smonta questa visione idealizzata, invitandoci a guardare il personaggio da una prospettiva diversa.
In primo luogo, Antigone non agisce in nome di un principio universale di giustizia, ma per obbedire a un codice familiare e personale. La sua decisione di dare sepoltura al fratello Polinice non è dettata da un senso astratto di giustizia, ma dalla convinzione che il sangue abbia un valore superiore a qualsiasi altra regola. Lo dimostra il fatto che Antigone stessa ammette di non sentire alcun dovere nei confronti di chiunque altro: se si fosse trattato di un marito o di un figlio, dice nella tragedia, non si sarebbe opposta alla legge dello Stato.
Questa dichiarazione è rivelatrice. Se davvero Antigone agisse per un principio universale, il suo gesto non dovrebbe dipendere dai legami di sangue, ma da un’idea di giustizia che valga per tutti. Invece, il suo atto appare più come una scelta personale, radicata in un codice valoriale che antepone la famiglia alla comunità.
L’autrice sottolinea anche un altro aspetto cruciale: l’inflessibilità di Antigone. La sua incapacità di scendere a compromessi e di valutare le conseguenze delle sue azioni la rende una figura tragica nel senso più profondo del termine. Non è tanto la giustizia a condurla alla rovina, quanto la sua stessa ostinazione, che la porta a un destino di morte che avrebbe potuto evitare.
Uno degli elementi più interessanti del saggio è la rivalutazione della figura di Creonte. Nella lettura tradizionale della tragedia, egli è il despota che impone la sua legge con crudeltà e inflessibilità, condannando Antigone a morte per affermare il proprio potere. Guardando oltre le apparenze però, Creonte è un sovrano che si trova di fronte a una decisione difficilissima. Tebe è appena uscita da una guerra fratricida e la stabilità della città è fragile; il decreto con cui vieta la sepoltura di Polinice non è un atto di pura crudeltà, ma una misura politica che mira a ristabilire l’ordine, in quanto chi ha combattuto contro la città non può essere onorato come un eroe.
Dal punto di vista del diritto antico, la posizione di Creonte è perfettamente comprensibile. Nelle società greche, la legge della polis aveva un valore supremo: anteporre gli interessi privati a quelli della collettività era visto come un atto pericoloso. Creonte non è quindi un tiranno irrazionale, ma un governante che, nel tentativo di proteggere la città, prende una decisione drastica. Ovviamente, la sua rigidità lo condurrà alla rovina, ma questo non significa che la sua posizione sia priva di una logica. Anzi, il suo errore non è quello di aver imposto una legge ingiusta, ma di non aver saputo riconoscere quando la rigidità della norma doveva lasciare spazio alla pietà.
Un altro punto chiave del saggio è l’analisi della fortuna di Antigone nel corso della storia. Il saggio dimostra come, nel tempo, la figura della giovane tebana sia stata trasformata in un’icona della resistenza all’oppressione, un simbolo adottato da filosofi, scrittori e movimenti politici. Da Hegel a Bertolt Brecht, da Jean Anouilh a molte interpretazioni contemporanee, Antigone è diventata un modello di lotta per la libertà. Ma questa immagine è il risultato di una costruzione culturale più che di un’interpretazione fedele del testo sofocleo. La Antigone di Sofocle, infatti, è una figura molto più complessa e ambigua. Non è la martire pura e disinteressata che molti hanno voluto vedere in lei, ma una donna profondamente legata ai valori aristocratici del suo tempo, incapace di accettare l’autorità e disposta a morire non tanto per una causa universale quanto per fedeltà ai vincoli familiari.
Nel complesso, Contro Antigone è un saggio che invita alla riflessione e al dibattito. Eva Cantarella non ci offre una verità definitiva, ma ci spinge a interrogarci sulle interpretazioni consolidate e a guardare ai classici con occhi nuovi. Personalmente, ho trovato il libro stimolante e ben argomentato; in queste pagine si dimostra, con il rigore che la contraddistingue, come anche i miti più celebri possano essere riletti in modi diversi, senza perdere la loro attualità.

Contro Antigone: o dell'egoismo sociale
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Un libro perfetto per...
Consiglio Contro Antigone a chiunque ami la tragedia greca, la filosofia e la storia del diritto. È una lettura che arricchisce e che, pur nella sua brevità, offre spunti di riflessione profondi su temi come la giustizia, il potere e il conflitto tra individuo e società.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Contro Antigone o dell’egoismo sociale
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