Ieri pomeriggio nella prestigiosa sede romana della Casa editrice Laterza, grande pubblico attento per la presentazione di un volume collettaneo, Contro Roma, che prende spunto da un libro omonimo, uscito nel 1975 per Bompiani, che un gruppo folto di scrittori avevano dedicato alla città capitale, partendo da Alberto Moravia.
Ora, in piena gestione Raggi della città, l’editore Laterza ha riunito una serie di giovani scrittori a parlare di Roma partendo dalla falsariga del libro Contro Roma edito da Bompiani: moderati da Rosa Polacco, nota voce di Radio 3, c’erano Valerio Magrelli, Christian Raimo, Igiaba Scego, Antonio Pascale, Paolo Di Paolo e il professor Vidotto, che ha introdotto.
Interventi interessanti, a volte fortemente polemici contro le amministrazioni della capitale, la speculazione edilizia, l’abbandono delle periferie, la scarsa relazione tra i cittadini, il razzismo e il fascismo montanti, le note lamentele su bus, rifiuti, lentezza della burocrazia. La parte più interessante, spiace dirlo, è stata la rilettura di alcuni brani degli scrittori del passato che avevano contribuito al volume del 1975: esilarante il pezzo di Eugenio Montale:
Il clima romano non è buono. Bisogna vedere le donne romane: sono quelle che sudano di più. Perché vanno a Ostia o Fregene in torpedone e poi in serata per tornare a Roma fanno tre quarti d’ora e più in un torpedone affollatissimo: quando arrivano sono delle fontane di sudore.
Non meno incisivo quello di Goffredo Parise, citato un passo di Dacia Maraini:
Molta gente vive a Roma senza conoscerla affatto. Isolati in quartieri anonimi, chiusi nelle proprie case, sembra che quando escono vadano in un paese straniero.
Ieri, come oggi, poche le firme femminili: Dacia Maraini allora, Igiaba Scego e Teresa Ciabatti oggi.
Tra gli interventi più piacevoli, quello di Paolo Di Paolo che ha preso spunto dal film meno noto di Fellini, Roma, per raccontare la città. Il film si conclude con una scena indimenticabile, Anna Magnani che congeda in romanesco il famoso regista, “Ah Federì, va’ à dormì”, sintesi magnifica del carattere antiretorico e scettico dei romani, abituati a tutto da millenni.
Una poco mascherata forma di pessimismo sul destino della città decadente, citata come tale in un aforisma del grande storico d’arte Argan, una dichiarazione d’amore per la città del magistrato palermitano Pipitone, un gran finale lasciato alla colta e raffinata eloquenza di Andrea Carandini, presidente del Fai, che ha dedicato alla città in cui vive e ama un ritratto efficace.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Contro Roma: due libri omonimi a confronto
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