Copia conforme
- Autore: Stéphanie Kalfon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2024
Il giallo-thriller spadroneggia nelle classifiche dei libri. Il giallo regionalistico (a ogni regione il suo bravo detective antieroe) idem, fin quasi alla nausea per stereotipia.
C’è ancora qualcuno – fra lettori ed editori – convinto che il thriller o è nell’anima oppure è reiterazione di già visto e luoghi comuni?
Ce lo insegnano, del resto, gli scrittori tout court che bazzicano il genere: il discrimine fra linearità di pensiero e pensiero disturbato è interiore. E sottile, più di quanto non ci rassicuri credere. Nelle logiche della mente delirante (esclusa quella dei serial killer, che avrebbero stufato anche loro) alberga di fatto la sola morsa letteraria capace di attanagliare chi legge, tenendosi a distanza da melensaggini mainstream.
Senza nemmeno un morto ammazzato e nemmeno un piatto tipico della zona a stuzzicare la “medietà” del giallista-tipo (nel senso di lettore tipo di narrativa gialla), Copia conforme, della francese Stéphanie Kalfon (Clichy 2024, traduzione di Tommaso Gurrieri) è un romanzo emotivamente sfiancante, e dunque della specie letteraria per cui l’appellativo “giallo interiore” risulta ben speso.
Come ogni discesa all’inferno, anche quella intrapresa da Emma comincia in sordina. Comincia cioè nel modo più inaspettato possibile, perché è il giorno che sua figlia Nina festeggia otto anni. In una sera piacevole di novembre, i genitori portano dunque la bambina al luna park. Paul (il padre musicista) comincia a darsi da fare col fucile del tirassegno, facendo strage di palloncini. Il primo: PUM, centrato. Il secondo: PUM, ancora un centro. Il terzo: PUM, altro centro. Il papà è molto probabilmente fiero di sè stesso, la mamma applaude, e intanto Emma non c’è più. La mamma fa per abbracciarla e la bambina non c’è più. Scomparsa. Sparita nel nulla o forse tra la folla. Lo strazio più atroce che a un genitore possa toccare di subire, in quello che avrebbe dovuto essere una serata di festa. Stravolti Emma e Paul ricorrono alla polizia, che dopo le formalità di rito, e una notte di attesa stremante per la coppia, ritrova la bambina. Nell’anonima stanzetta del commissariato, il giorno dopo Nina appare viva e vegeta, felice di correre tra le braccia della madre. Fiuuu, si tira il fiato, ma siamo ancora all’inizio del romanzo e il peggio deve ancora succedere. E succederà. In un crescendo di tensione-ossessione che coinvolge il lettore. Sin dal momento dell’incontro con Nina, un pensiero-ombra si insinua nella mente della mamma, e non ne esce più. Un dubbio che via via diventa convinzione senza appello: questa non è mia figlia.
È in questo modo che Emma comincia a occhieggiare l’abisso. Il proprio. Che sta a un passo, e il suo nome ulteriore è follia. Intanto che la bambina tenta invano di riconquistare il cuore e la fiducia della madre (che persino contro ogni evidenza, continuerà a giudicarla un’impostora), il marito annaspa tra amore e sgomento, Emma si confronta con i deliri del presente e i traumi del passato. Ma attenti che la banalità non abita questo romanzo. Sulle orme ideali di Patricia Highsmith (Il diario di Edith) Stéphanie Kalfon mette a dura prova la tenuta emotiva del lettore, precipitandolo nella mente di una donna disturbata, e al tempo stesso in quella resiliente fino allo strenuo (a un passo di quella che in psichiatria si definisce “follia a due”) di una bambina costretta a confrontarsi con il senso di abbandono.
Come si vede Copia conforme è dunque un romanzo impietoso. Un romanzo concepito e scritto benissimo, così da costringere il lettore a una lettura senza fiato. Attestato sui piani contigui (ma solo per gli scrittori che sanno il fatto loro, come la sorprendente Stéphanie Kalfon) di thriller e letteratura, tensione, amore e voragini di tenebra. Le voragini in cui la psiche si perde quando è invasa dalla follia. Copia conforme è narrato in prima persona ed è un romanzo che non si dimentica.
Copia conforme
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